Di Lucaa del Negro
Lo storico evento, patrocinato dall’Unione Europea dal 1985 in Atene, Grecia, veicola ai vincitori del concorso notevoli benefici economici per promuovere attività culturali e sociali in aiuto e supporto alla rigenerazione urbana di un’area particolare, la cui riqualificazione, dovrebbe allontanare l’abbassamento e il possibile degrado.
Il fine più manifesto, è senza dubbio sostenere, valorizzare, diffondere e promuovere le culture europee, anno dopo anno, luogo dopo luogo, perché il dialogo interculturale, la maggiore comprensione reciproca tra i cittadini europei, valorizzi maggiormente gli aspetti comunitari pressati -per così dire- da politiche economiche che poco e quasi nulla lasciano all’arte nel complessivo.
A parte gli slogan e la quantità di danaro pubblico che viene dirottato per gli indispensabili gadget, quintali di plastica tra bandierine e braccialetti e inutili ammennicoli che finiranno in discarica entro poche ore, la festosità che trasparirà negli italiani, negli sloveni e nella minoranza slovena italiana, raggiungerà l’apice quando i due presidenti -Sergio Mattarella e Nataša Pirc Musar- si stringeranno la mano nella storica stazione ferroviaria della Transalpina che l’Impero austro-ungarico edificò.
Gorizia e Nova Gorica -dopo il suggello di Romano Prodi presidente della Commissione europea nel maggio del 2004- a quanto sembra si ritroveranno al centro dell’attenzione con un bagaglio di propositi, nel mentre l’Europa, in un prossimo futuro, potrebbe sommessamente registrare queste dimostrazioni come anacronistiche, espressione che denota sovente codeste testimonianze come “provinciali”.
Sorpassando l’idea di un’inchiesta, di buon auspicio, Vi regalo la “quarta di copertina” di “Capitalismo e acqua minerale. Spiccia analisi dell’allargamento del fenomeno occidentale nei Balcani post-socialisti con il sapore sloveno in bocca.
(Balkanische Reise)” saggio che disegna queste zone di confine come nessuno -per necessità e molto altro – ha mai fatto prima d’ora, e che al momento attende un qualche supporto per essere pubblicato.
Grazie.
Lucaa del Negro
“L’anno in cui iniziò la dissoluzione della Jugoslavia, il 1991, fu denso di avvenimenti che ebbero un impatto trascinante nell’annosa ricerca di nuovi assetti geopolitici e venne registrato come ulteriore capitolo a margine dell’intero corso della “Guerra Fredda”, laddove la caduta del muro di Berlino nel 1989 segnò la storia contemporanea.
La “crisi titoista” -questa è l’esemplificazione massima gravata sull’epoca del Maresciallo Tito padre delle sei Repubbliche federate e delle due Provincie autonome- per questa breve e particolare digressione consapevolmente manchevole di seguire con esattezza un’immagine storica sì studiata e già condivisa ma, oggi meritevole quantomeno di qualche critica per come è stata e per come è proposta, fu il risultato di un attacco sistematico da più fronti; l’Occidente capitalista e iper consumista, nel rifigurare società e confini, oggidì vicinissimo ai fronti di guerra, sembra non avvertire i consimili segnali che in quel tempo Belgrado stentatamente mise in programma di pesare ma non riuscì mai a farlo.
Attraverso la continua metafora dell’acqua minerale slovena -noto e apprezzato prodotto di qualità distribuito in tutte le tavole della penisola Balcanica e del Nord Est dell’Italia- l’esame qui proposto, inaudito per molti versi, è improntato visibilmente nel sentimento, nelle convinzioni, nelle impressioni dei mortali più che nel quadro economico e generalmente fallimentare corretto dal comune giudizio, allorché l’elaborato, la struttura politica economica di quel periodo, risulta in ogni caso l’imputato principale che diede origine al disastro finanziario che portò all’implosione dello Stato jugoslavo e alla nascita delle nuove Repubbliche.
Tuttavia e nel contempo, il vivo crescente giudizio dei commenti uniformati quanto mai fedeli all’espansivo fenomeno economico-sociale del capitale autodichiaratosi “naturale”, destano un’idea di assoluzione dell’opposto modello socialista, specialmente quando il confronto è con la situazione mondiale odierna, lo status quo che più che dimostrare la presunta superiorità teorica e la sua “naturalezza”, in questo versante ha usato e insiste a usare di nascosto obliqui criteri militari che proprio in queste ore vengono riattivati in maniera macroscopica per frenare e ridurre lo sgretolamento delle economie nei lontani Stati Uniti d’America e nella vecchia Europa.
(Per rimanere in equilibrio, il cosiddetto Stato sociale -welfare State- che generalmente sostiene le famiglie, anello necessario della catena economica del consumo, sequenza vitale dell’economia capitalista, secondo lo schema liberista anglosassone dominante in cui lo Stato deve facilitare i processi piuttosto che gestire i servizi, deve immettere risorse umane a basso costo e materie prime; l’Industria degli armamenti che distrugge per ricostruire -da sempre- è il settore economico che funge da volano).
Il conformismo generale e generalizzato della “comunità mondiale” stabile per uniformare un disegno già adatto a convergere nella “ragione di Stato”, fatica a prendere spazio; i continui richiami ai cittadini europei dell’alleanza militare intergovernativa NATO insistono a marcare orientativamente i territori senza una base culturale e storica realmente conosciuta, profonda e affermata, dove il sentimento -purificato dalle nozioni economico finanziarie e dalla superficialità delle norme e leggi in corso di adozione- rimane indubbiamente la coscienza che alimenta lo spirito dell’umano che si aggrega in comunità.
La facilità con cui il mercato coinvolge le masse -ideali e concretezza murati all’interno di slogan pubblicitari e di sterili social network– presume un coinvolgimento per cui questo meccanismo già istituzionale possa e debba sfruttare al massimo ogni risorsa addirittura estorta, nell’affermazione che la “globalizzazione” è l’unica via possibile, dove il celare, il tacere, l’omettere e il nuovo camuffare, sono le principali manovre atte al suo consolidamento superando addirittura il profitto.
L’individuo, il cittadino, sollecitato come una banderuola da Desta e Sinistra, potrà ritrovare un pensiero libero e non dominato senza doversi riprendere all’interno di uno Stato-multinazionale autoritario e carico di pseudo valori che trascendono pretese di politica imperialista?
Perché la crescente idea (non ideologia o nuova ideologia) di nazionalismo sempre più consapevole del calappio “dividi e comanda” si accende nei Territori (Gorizia, Nova Gorica e Trieste, sono chiaramente epicentro di anacronistico revisionismo storiografico ed esempio di infattibile critica poiché il calmiere della reciproca “violenza fredda” propria della legge dei contrappesi e distanziata dal terrorismo altoatesino degli anni Sessanta è sempre attivo) segnati da una conveniente narrazione storica e politica risulta essere preponderante nonostante giornalisti, attivisti e scienziati predicano ininterrottamente integrazione e socializzazione?
L’acqua minerale naturale sgorga da una o più sorgenti; imbottigliata alla fonte, non c’è un limite per il contenuto dei sali disciolti, quegli elementi naturali che la caratterizzano e la rendono valida per tutte le occasioni, allorquando alle innumerevoli etichette presenti che soddisfano molti palati e in genere tutti gli organismi, questo lavoro rimane una proposta che aggiunge una sapidità proveniente da un circuito sviluppatosi controcorrente.
Tant’è.“
Lucaa del Negro
autorenegro.org
Riv. estr. dell’Autore dal saggio “Capitalismo e acqua minerale, spiccia analisi dell’allargamento del fenomeno occidentale nei Balcani post-socialisti con il sapore sloveno in bocca. (Balkanische Reise)” di prossima pubblicazione
[Foto copertina di LdN]
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