Capacità critica e di giudizio: chi le ha viste? Riflessioni sul caso Ramy e sulla società attuale

Capacità critica e di giudizio: chi le ha viste? Riflessioni sul caso Ramy e sulla società attuale

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

L’anno nuovo è iniziato, bene o male. Bene perché siamo qui a raccontarlo, male perché di stramberie ne capitano ogni santo giorno.

In queste ore si dibatte sull’opportunità, o meno, da parte delle Forze dell’Ordine, di effettuare un inseguimento di una coppia di sospetti su uno scooter e non è una battuta di spirito.

La recente vicenda accaduta a Milano, con protagonisti due giovani su uno scooter, uno dei quali – Ramy di anni 19 – ha perso la vita durante l’inseguimento da parte di Carabinieri, sta infiammando animi e social.

Tra chi sostiene che se non ti fermi a un Alt delle forze dell’ordine e inizi una folle corsa col chiaro intento di scappare stai dalla parte del torto a prescindere e chi sostiene che mai un ragazzo deve trovare la morte durante un inseguimento e se la prende, a prescindere, con i Carabinieri senza un minimo di dubbio o meglio, di riflessione su quanto è accaduto e perché, sembra ormai impossibile trovare una modalità più equilibrata per sostenere un confronto.

A mio parere (per una volta voglio esprimere la mia opinione) certi fatti dovrebbero trovare minore risonanza mediatica, essere trattati nelle aule dei tribunali e non dati in pasto all’opinione pubblica che, alla fine, non può decretare una condanna o un’assoluzione ma creare dissesto, questo si.

Inoltre, criticare troppo e sui social network non corrisponde ad aver maturato un’opinione supportata da attente riflessioni e approfondimento. Significa, semplicemente, farsi trasportare dalla marea, dal flusso del momento.

Perdita della capacità critica e di giudizio

D’altronde, ormai da tempo a dirla tutta, gli umani sembrano aver perso del tutto la capacità di affrontare un dialogo e un confronto, al punto che per la maggior parte degli individui deve esser tutto nero o tutto bianco.

Come se le tinte di mezzo, le sfumature, le angolazioni diverse, rappresentassero un grave insulto, da lavare con insulti di ogni sorta ovviamente sui social network, che se prendi le stesse persone nella vita reale vorrei proprio vederle insultare me o un qualsiasi altro utente con la medesima spocchia e aggressività. Ma andiamo avanti…

Non essere in grado di affrontare un qualsiasi tema o discorso riuscendo ad approfondirne gli aspetti salienti, il tutto al fine di non cadere nella melmosa trappola del “non so cosa pensare ma la mia schiera politica la pensa così, di conseguenza mi adeguo”, conferma una cosa e senza alcun tipo di dubbio: è morta la capacità di giudizio ed è venuta a mancare anche la capacità critica che attenzione, non significa esser capaci di criticare, bensì di riflettere approfonditamente sui fatti, saper valutare le informazioni ricevute, mettere insieme le opinioni altrui e maturare un’idea propria.

Mancando la capacità di giudizio e avendo perso la capacità critica, la maggior parte degli individui procede alla cieca, generando caos e dissesto e senza mai creare un vero sistema di opinione pubblica, che sarebbe servita, semmai, ad arricchire il sistema socio politico. Invece…

Invece, poiché in politica scemi non sono e non parlo solo della politica nostrana, si è fatto di tutto affinché le popolazioni abbiano, al massimo, la libertà di scegliere da che parte stare e quindi non certo di decidere cosa pensare e perché stare da una parte rispetto a un’altra.

D’altronde, ai più appare evidentemente migliore un sistema basato su alternative preconfezionate tra cui scegliere. Abbracci una delle alternative e fai parte di un qualcosa. Non sai nemmeno di cosa fai parte, ma è poco importante per tutti coloro che sono convinti di esistere, di aver voce in capitolo per il sol fatto di fare un “Clik” su “On” su un PC o un cellulare, accedere a un social network e invaderlo di opinioni preconfezionate.

Sul criterio di aver semmai imparato a fare “Clik” su “On” scrissi e fu pubblicato un mio articolo alla fine di ottobre del 2022: si intitola The Game e per leggerlo si deve cliccare sull’immagine che compare di seguito

Mancando l’elemento funzionale allo sviluppo dell’intelligenza, che si alimenta di riflessioni, ascolto, confronto, lettura attenta e mai superficiale delle idee altrui, ecco che si crea una società particolarmente manipolabile a seconda del periodo storico, delle esigenze del momento, dei desiderata di chi, alla fine, decide per tutti.

Uscire da questo caos è impossibile, in quanto chi ragiona per idee e opinioni altrui non ne è consapevole e non potrà, di conseguenza, uscire dal giogo, dal tunnel all’interno del quale è stato ficcato a forza.

Accadrà a una sola condizione: che chi dirige i giochi, chi induce un pensiero da seguire come fosse autonomo, pur non essendolo, decida un giorno di cambiare verso, di cambiare metodo e di far pensare, collettivamente, di aver lasciato libertà totale a ogni singolo individuo. Ovviamente sarà una versione progredita di un sistema perverso, basti guardare – per fare un esempio recente – al dietro front nei confronti dell’uso dei fact checker su un social network come Faebook.

Lo strombazzare di certe nuove soluzioni o prese di coscienza, non induca a ritenere di esser stati “liberati”. La libertà, quando è reale, si percepisce come tale e un cervello autonomamente pensante, sa quali pensieri e riflessioni sostenere per formarsi un’opinione personale sulle cose e sui fatti.

Nel frattempo, attendiamo l’esito di queste indagini relative all’inseguimento e alla successiva morte di Ramy cercando, se possibile, di seguire la mente e non il cuore, il sistema giuridico e le regole di servizio e non la passione, con un pensiero di affetto sincero, questo si a prescindere, per Ramy che non c’è più e per i suoi familiari.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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