Editoriale del direttore Emilia Urso Anfuso
L’art. 53 della Costituzione Italiana recita:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Significa che ogni contribuente deve concorrere alle spese pubbliche ma in ragione di quanto può realmente contribuire, tenendo conto – prioritariamente – delle sue necessità vitali ma anche del diritto di crearsi un gruzzolo per affrontare il futuro e qualsiasi tipo di problema che si presenti improvvisamente. Per quanto riguarda i “criteri di progressività”, essi si riferiscono a un fatto molto semplice: chi è più ricco più concorre alle spese pubbliche.
La realtà dei fatti la conosciamo tutti: in Italia subiamo una pressione fiscale esagerata, chi è più ricco paga meno di chi è povero – in proporzione ma anche grazie a tante agevolazioni dedicate a chi non ha problemi di denaro – inoltre, il denaro che viene rastrellato attraverso il versamento di tasse e imposte, non viene utilizzato per migliorare il sistema paese, mettere in sicurezza il territorio, fornire servizi locali e nazionali adeguati ai bisogni dei cittadini.
Il SSN in dissesto è uno degli esempi più adeguati, per non parlare dei rifiuti, della manutenzione delle strade, della mancata messa in sicurezza degli argini (le alluvioni stanno portando via grossi pezzi di territorio e mietendo ogni genere di problema socio-economico).
Possibile che lo Stato italiano, attraverso i governi in carica, pensi solo a vessare, a punire i suoi cittadini? A quanto pare, la risposta è sì e non è una mia opinione.
Nuova versione del Codice della Strada: la grande stangata
E’ sufficiente riflettere su come, chi gestisce la politica a livello nazionale e a livello locale, si trovi a dover sicuramente gestire questioni non facili così come è vero che la mala gestione del denaro pubblico non è un’invenzione ma una triste realtà che rappresenta l’Italia.
Una delle prove più recenti è il contenuto del Nuovo Codice della Strada, che dimostra come della sicurezza dei cittadini, a chi redige certe norme, importa meno di incassare tanto denaro. Si permette a chi circola su un mezzo elettrico a due ruote di circolare anche contromano in certi tratti urbani, ma se lasci un attimo l’automobile in divieto di sosta o superi di anche 10 Km il limite massimo di velocità, puoi beccarti, sembra, una multa fino a oltre 800 euro. In attesa di approfondire la lettura del decreto in questione, mi limito a sollevare una serie di riflessioni.
800 EURO. Praticamente quasi uno stipendio di un impiegato con contratto di terzo livello. Quando si è fortunati ad averne firmato uno e a tempo indeterminato, anche se di indeterminato, in Italia, esiste solo ciò che si deve subire.
Diverso è il discorso per l’aumento esponenziale delle multe per chi invade, con la propria auto, un parcheggio invalidi o per chi guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti: in casi simili ritengo che sia una delle soluzioni valide da mettere in campo, anche se, considerando la poca attitudine al rispetto delle regole e delle FFOO che alcune persone dimostrano in tempi recenti, c’è poco da sperare…
Un esempio tra tutti: il nuovo sistema tecnologico in dotazione alla Polizia Municipale di Roma
Per portare un esempio pratico, in queste ore il sindaco di Roma Gualtieri ha presentato il “Nuovo sistema tecnologico per la Polizia Municipale di Roma“. Non dico che non sia necessario multare chi non segue le regole sulla circolazione stradale, ma attenzione: questa “pesca a strascico” effettuata attraverso questo nuovo sistema tecnologico ha diverse lacune, che elenco:
- la città di Roma non è fornita di un sistema di parcheggi adeguato al numero di vetture circolanti: significa che nella maggior parte dei casi, in special modo nelle zone più centrali, uscire di casa con la macchina corrisponde a beccarsi almeno una multa per parcheggio in doppia fila (magari di pochi minuti, ma passa la macchina col “nuovo sistema tecnologico” e zac! ti multa)
- il sindaco Gualtieri finisce il video di presentazione parlando delle multe salatissime che sono state inserite nel Nuovo Codice della Strada per infrazioni come la sosta vietata, la sosta in doppia fila, i limiti di velocità, magnificando il fatto che “i proventi (derivanti dalle multe) vengono utilizzati non per fare cassa ma investendo per garantire maggiore sicurezza a tutte e tutti”
E’ sufficiente circolare per le strade della capitale per confutare le dichiarazioni del sindaco Gualtieri, a meno che non si riferisca a progetti di sicurezza stradale che saranno sviluppati in futuro e grazie alle multe i cui importi sono stati notevolmente aumentati rispetto alla versione precedente del Codice della Strada.
La presenza di un vigile in carne e ossa, un essere pensante e non un nuovo sistema tecnologico, in passato ha generato decisioni più intelligenti di una multa che, con il suo alto importo, fa fluire interessanti introiti nelle casse dei Comuni. Ma questo è un parere personale, che so di condividere con molti contribuenti.
Lungi da me voler consigliare, chi ne sa sicuramente più di me anche in tema di gestione della circolazione stradale, multe e tutto il resto.
Qui sotto il video di presentazione del nuovo sistema tecnologico:
In quest’altro video il sindaco Gualtieri parla delle criticità relative all’insicurezza che si tocca con mano sulle strade della capitale e parla a buona ragione:
Riflettiamo: da un lato si parla di denari delle multe impiegati “non per fare cassa” bensì per finanziare progetti di sicurezza per tutte e tutti. Dall’altro si da per scontato che i soldi versati per pagare le sanzioni stradali siano sempre utilizzati per questo scopo.
La domanda nasce quindi spontanea: se i soldi delle multe vengono sempre spesi per implementare il sistema di sicurezza della capitale e non per fare cassa, come mai i tombini di Roma sono uno dei temi critici, specialmente in inverno quando piove?
Come mai il manto stradale della capitale, dal centro fino alle periferie, è zeppo di buche e circolare in auto o su due ruote rappresenta un vero pericolo?
Come mai a Roma il circuito del trasporto pubblico è verosimilmente critico per ciò che riguarda la sicurezza ma anche la precisione e garanzia dei servizi forniti?
Sono solo alcuni dei “Come mai” che si possono elencare, ma una cosa è certa: far pagare cifre mostruose a contribuenti già oberati da tasse e imposte tra le più alte d’Europa disonora l’articolo 53 della Costituzione italiana, indica nella popolazione media l’unico colpevole di ciò che accade in Italia e toglie, questo si, la responsabilità a chi gestisce il territorio.
Mai una volta, che io ricordi almeno, un politico nazionale o locale ha pronunciato una frase del tipo: “Scusate, cittadini, stiamo gestendo malissimo i soldi che versate nelle casse del Comune (o dello Stato). Sappiamo che lo avete saputo (magari per qualche scandalo fuoriuscito a mezzo stampa) e voglio chiedervi pubblicamente scusa per aver gestito male i vostri soldi. Mi dimetto per questa ragione”.
No, la versione è sempre la stessa: “Non ho commesso nulla di male, ho gestito al meglio, non mi dimetto, la colpa è del cittadino medio che non fa attenzione, che non segue le regole, che non si adegua, che“…
Qualcuno ha mai sentito una simile dichiarazione proferita da un onesto cittadino che, messo alle strette da troppe tasse, imposte, aumenti dei prezzi, penuria di lavoro, non sia in grado di onorare gli impegni presi con la famiglia, lo Stato, l’Agenzia delle Entrate, l’Inps…?
Evidentemente no, anzi: alcuni si sono suicidati per la vergogna di esser caduti nel baratro della povertà, di non aver potuto pagare stipendi o tasse e imposte e rate di mutuo a causa della troppa pressione, fiscale ed economica, che subiamo in questo paese.
Sulle cause di queste pressioni dedicherò un approfondimento a breve.
Buona riflessione a tutti.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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