Indagine – Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia: ha comunque perso il popolo

Indagine – Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia: ha comunque perso il popolo

A cura del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Molti lettori sanno che sono la giornalista che, fin dall’inizio del 2020, avviò la prima e più lunga e articolata inchiesta sulla pandemia da virus SarsCov2.

La prima puntata della mia inchiesta fu pubblicata il 20 Marzo del 2020, mi scuseranno quindi i diversi colleghi che, intervenendo con una tempistica molto ritardata rispetto all’avvio della mia inchiesta, ritengono di essere i detentori del verbo divino su questa tematica e di esser loro e loro soltanto a informare la popolazione italiana.

Non è così, ma poiché la mia inchiesta è pubblicata, a puntate (decine di puntate molto documentate, come sempre) sulla mia testata giornalistica che è online da 18 anni (quella su cui stai leggendo questo editoriale) allora pensano che il mio enorme lavoro di ricerca documentale, di ricerca di prove, dichiarazioni ma anche studio approfondito dei tanti Dpcm, per spiegarli in dettaglio a una popolazione digiuna di informazioni, in special modo in quel periodo storico, il mio enorme lavoro dicevo, oltretutto autofinanziato – si, questa testata va avanti da 18 anni grazie alla sottoscritta che la autofinanzia e il tasto “Dona” è stato integrato da pochi mesi e non si sono raggranellati nemmeno i denari per pagare i costi della piattaforma web), a loro parere è marginale, secondario, di poco conto.

Ovviamente, noi persone normali, noi che non pensiamo di essere premi Pulitzer per il sol fatto di aver scelto di svolgere una professione sicuramente appassionante, difficile, d’immagine e che ci fa diventare, di fatto, personaggi pubblici, riteniamo semplicemente di aver fornito ai cittadini un servizio utile, quel servizio che io – attraverso la mia testata indipendente – ho potuto fornire in tempi non sospetti, loro – i miei grandi colleghi – non hanno potuto far altro che attendere i tempi per parlare apertamente di quanto stesse avvenendo.

Al seguente link si accede alla prima puntata della mia inchiesta, pubblicata il 20 Marzo del 2020 e attraverso la quale iniziai a parlare della diffusione del virus e di un dubbio che mi sorse sul territorio della prima zona rossa…

Cliccando invece su questo link si accede alle 6 pagine della sezione Inchieste, ognuna delle quali contiene 10 link di accesso alle puntate della mia inchiesta:

https://www.gliscomunicati.it/sezione/le-inchieste/page/6

Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sulla pandemia

Non so quanti cittadini conoscano il significato di commissione parlamentare d’inchiesta e cosa significhi “bicamerale“.

Il termine bicamerale indica che, viene istituita una commissione all’interno o della quale saranno nominati un tot numero di componenti del Senato e un pari numero di componenti della Camera. Nel caso della commissione relativa alla pandemia, sono stati nominati 15 esponenti del Senato e 15 della Camera.

Il 7 Agosto del 2024 Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha annunciato in chiusura di seduta i nomi dei 15 nuovi componenti della Commissione d’Inchiesta sul Covid, che ha il compito di accertare le misure adottate per la prevenzione, il contrasto e il contenimento dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus nel territorio nazionale, e di valutarne la prontezza, l’efficacia e la resilienza (termine aggiunto nel corso dell’esame al Senato), anche al fine di fronteggiare una possibile e futura nuova pandemia di analoga portata e gravità; nel termine indicato la Commissione è tenuta a presentare alle Camere una relazione sulle attività di indagine svolte e sui risultati dell’inchiesta.

Ecco i nomi: sono i senatori Alfredo Bazoli (Pd), Gianni Berrino (FdI), Francesco Boccia (capogruppo del Pd), Claudio Borghi (Lega), Peppe De Cristofaro (presidente del gruppo Misto di Avs), Guido Liris (FdI), Marco Lisei (FdI), Lucio Malan (capogruppo di FdI), Raffaella Paita (coordinatrice nazionale di Italia viva), Stefano Patuanelli (capogruppo di M5s), Massimiliano Romeo (capogruppo della Lega), Licia Ronzulli (Fi e vice presidente del Senato), Luigi Spagnolli (Aut), Francesco Zaffini (FdI) e Ignazio Zullo (FdI).

Accedendo dal seguente link si entra nella sezione del sito ufficiale della Camera all’interno della quale si trovano le informazioni relative a questa commissione:

https://temi.camera.it/leg19/provvedimento/commissione-parlamentare-di-inchiesta-sulla-gestione-dell-emergenza-sanitaria-causata-dalla-diffusione-epidemica-del-virus-sars-cov-2-e-sulle-misure-adottate-per-prevenire-e-affrontare-l-emergenza.html

La prima commissione parlamentare d’inchiesta fu istituita in Italia nel 1951 su un tema di particolare urgenza nel periodo post Seconda Guerra Mondiale: la disoccupazione. O meglio per indagare “sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla”. Le inchieste di questo genere sono previste dall’articolo 82 della Costituzione.

Ecco il link di accesso alle informazioni relative a quella prima commissione d’inchiesta per chi volesse scoprire di cosa si trattò e come fu svolta:

https://inchieste.camera.it/inchieste/disoccupazione/composizione.html?leg=01&legLabel=I%20legislatura

A pensarci bene, anche oggi sarebbe urgente avviare una commissione d’inchiesta parlamentare per comprendere il motivo per cui la Costituzione Italiana disonori uno dei principali fondamenti della Repubblica Italiana, ancor oggi fondata – dicono – sul lavoro, ma evidentemente in questi strambi tempi considerati moderni sono cose di poco conto, di cui non preoccuparsi a livello politico, giacché è palese come le priorità siano altre, semmai.

Ecco uno degli articoli fondamentali che tratta il tema del lavoro in Italia, ma l’elemento su cui riflettere è: da quanti decennio la Repubblica italiana, attraverso i governi in carica, NON promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto?

Articolo 4 della Costituzione Italiana

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Un politico attuale ha maggiori ambizioni di potere e non di risoluzione delle questioni urgenti per la popolazione e il paese e non lo dice Emilia Urso Anfuso, ma sono i fatti a confermarlo.

Tornando sul tema della commissione parlamentare d’inchiesta, in Italia nel corso degli anni ne sono state istituite diverse e su diverse tematiche: il problema reale è che queste commissioni non hanno quasi mai portato a una soluzione delle problematiche per cui sono state istituite e uno dei motivi principali, solitamente è dare giustizia a vittime di qualche stortura da parte del sistema nazionale.

Accedendo da questo link del sito ufficiale della Camera è possibile leggere la lista delle Commissioni d’inchiesta parlamentare istituite in Italia e di cui la maggior parte dei cittadini non sono a conoscenza: già questo è sintomatico di un sistema indemocratico…

https://inchieste.camera.it

Per non rischiare che il web possa, per “magia”, decidere di cancellare la pagina (accade spesso ed è meglio non rischiare) ecco anche la stampa della pagina del sito:

Sarà così possibile a ogni lettore, scoprire che in Italia non è vero che non si avviino commissioni parlamentari d’inchiesta, anzi: anche troppe sono periodicamente avviate.

Il problema è da ricercare altrove: che fine fanno queste commissioni, che tipo di risultati danno?

Prendiamo per esempio la commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, di cui parlai anni fa su questa mia testata giornalistica – tra i rari giornalisti a farlo – ma di cui, ancora oggi, non si sa a cosa sia servita all’atto pratico.

Le vittime dell’uranio impoverito e i loro familiari non hanno ottenuto la giustizia, il rispetto, la visibilità, l’eco che speravano e meritavano. Prova ne è il fatto che, ancora oggi, c’è chi urla le conseguenze che subisce su se stesso, magari attraverso un convegno o una tavola rotonda ma, ancora una volta, resta inascoltato.

E’ così che funzionano, da anni, le Commissioni Parlamentari d’Inchiesta in Italia.

Si avviano, si portano avanti – in alcuni casi per anni – la popolazione ne sa poco o nulla, si insabbiano, si dimenticano, ogni tanto si tirano fuori per far pensare alla popolazione che si sta lavorando alacremente alla risoluzione di un grande tema sociale, politico o un grande scandalo nazionale. Non, almeno, secondo ciò che immagina il cittadino medio.

Di seguito inserisco i documenti originali relativi alle relazioni finali di due importanti commissioni parlamentari d’inchiesta che si sono svolte in passato: quella inerente il rapimento e la morte di Aldo Moro e una relazione relativa alla Loggia Massonica P2:

Il cittadino medio italiano, il lettore che sta leggendo in questo momento il mio editoriale e prende visione, nella maggior parte dei casi per la prima volta, di questi documenti, cosa sa di questi casi? Cosa è rimasto nella memoria popolare e nazionale in merito a queste vicende?

In massima sintesi: per la popolazione italiana, cosa è stato risolto, grazie alle Commissioni parlamentari d’inchiesta su questi due casi? Ognuno risponda a se stesso.

Caso pandemia e Commissione parlamentare d’inchiesta: ecco cosa sta accadendo

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia da virus SarsCov2 è stata avviata il 18 settembre del 2024 e subito si sono toccati con mano malumori politici.

Il M5S e Italia Viva, pur essendo presenti, ha deciso di non votare “per protesta”. Altri partiti, come il PD, AVS e Azione, hanno deciso di non prendere parte ai lavori.

Giuseppe Conte, presidente del consiglio durante la prima fase della pandemia, ha dichiarato immediatamente che la commissione rappresenta “Una presa in giro” aggiungendo “Non abbiamo nulla da nascondere”. Tutto ciò, conferma in qualche modo che le commissioni parlamentari d’inchiesta hanno più uno scopo politico di ciò che il cittadino medio spera e si attende: il rispetto dell’opinione pubblica.

La capogruppo democratica alla Camera, Chiara Braga, ha addirittura dichiarato: “La Commissione d’inchiesta sul Covid è un’inaudita forzatura perché è il tentativo della maggioranza di mistificare la realtà dei fatti. Ha l’obiettivo, infatti, di creare una versione alternativa degli eventi, con l’unico scopo di attribuire colpe e responsabilità politiche a chi allora aveva la responsabilità di quelle scelte e che oggi per la maggioranza è solo un avversario politico. Ne è la prova l’esclusione dell’operato delle Regioni che hanno una competenza primaria nella gestione e nell’organizzazione della sanità nei propri territori e hanno avuto un ruolo fondamentale nell’organizzazione della risposta alla pandemia”.

(Entrambi i video sono stati scaricati in locale per non rischiare eventuali cancellazioni dal web)

Qualcosa, comunque, è accaduto durante il lungo periodo della pandemia, ed è accaduto fondamentalmente in Italia. Il mondo intorno a noi, ha gestito le cose in maniera spesso diversa ed è facoltà dei governi internazionali decidere le misure da avviare. Sta di fatto che, certe restrizioni della libertà personale, certe condanne a prescindere a medici che hanno detto la loro su come potevano esser curati i malati, certe morti ancora oggi sospette di non essere avvenute a causa del Covid bensì a causa della mala gestione complessiva, meritano che si indaghi in maniera approfondita e non per motivazioni di tipo politico.

Questa commissione, più di tante altre – forse troppe istituite nel nostro paese nel corso degli anni – ha il sapore amaro di una diatriba tra maggioranze e opposizioni. Tra un partito e un altro. Tra Tizio e Caio a capo di un Ministero, non tra la gestione governativa e ciò che il popolo ha comunque subito.

Erano necessarie certe restrizioni oppure no, come si dichiara un po’ ovunque nel resto del mondo. Era necessario privare addirittura dell’affetto familiare chi stava morendo isolati in ospedale, però far accedere troupe televisive negli stessi reparti al fine di comunicare agli italiani che stavamo, praticamente, morendo tutti?

Erano necessarie le misure punitive contro chi non volesse essere sottoposto a un trattamento farmacologico che, stando alle linee guida dello stesso Istituto Superiore di Sanità, prevede un tempo fino a 10 anni di osservazione e analisi per stabilire l’efficacia e la sicurezza quando viene immesso sul mercato un farmaco innovativo?

Era necessario trattare da dementi praticamente coloro che, conoscendo questa prassi scientifica, tentavano di diffonderne il contenuto?

In televisione e attraverso la stampa nazionale, ricordiamo tutti quale sia stato il tenore di aggressività verbale e legislativa che ha interessato tutti noi, compresi coloro che di quella violenza verbale e comportamentale si sono macchiati. Sarebbe sufficiente stabilire una linea di tregua, tornare a un criterio di rispetto verso la popolazione per ristabilire un minimo contatto con coloro che, evidentemente, ritengono di essere ormai talmente “in alto” da non dover più preoccuparsi di fornire risposte ma, soprattutto, rispetto ai cittadini, per ristabilire un minimo di equilibrio, in un paese che equilibrio non ha più da tempo.

In tempi non sospetti, l’ex ministro Speranza congiuntamente all’Aifa, presentarono un ricorso contro la denuncia del TAR del Lazio che si era preoccupato di non accettare che il contenuto della circolare ministeriale, attraverso la quale si impose (evidentemente) ai medici di curare i malati di Covid con “Tachipirina e vigile attesa” non trovasse accoglimento, o comunque diventasse qualcosa di diverso.

E’ ciò che avvenne, in quanto quel ricorso fu approvato dal Consiglio di Stato e la circolare ministeriale fu considerata “Un consiglio, non un’imposizione”.

Al link che inserisco qui sotto, è possibile leggere le motivazioni dell sentenza che, nel 2021, diedero ragione a Speranza e all’Aifa, motivo per cui, è inutile che certi cittadini ORA si stupiscano dell’andamento della commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia: è necessario partecipare SEMPRE alle vicende che interessano l’Italia e quindi, la nostra esistenza quotidiana…

Ecco il link alla sentenza in questione:

https://www.giustizia-amministrativa.it/-/va-sospesa-la-sentenza-del-tar-lazio-che-ha-annullato-la-circolare-del-ministero-della-salute-sulla-gestione-domiciliare-dei-malati-di-covid-19

…e la versione della pagina in formato .pdf per poterla leggere e scaricare sul PC:

Conclusioni

Questo mio approfondimento non intende giudicare i fatti e nemmeno le intenzioni di chi governa il paese e prende decisioni per la collettività.

Ritengo però che la mia professione imponga, deontologicamente parlando, qualcosa da cui noi giornalisti non possiamo (potremmo considerando l’andazzo generale) sottrarci: il dovere di informare e di far riflettere i lettori proponendo dati ufficiali, prove inoppugnabili, elementi su cui pensare e capire autonomamente ciò che accade.

Che le commissioni d’inchiesta parlamentare siano costantemente avviate nel nostro paese è un dato di fatto che ho riportato in questo approfondimento. Che molte di esse non siamo messe a conoscenza della popolazione con le dovute forme di diffusione a mezzo stampa, televisione e altri mezzi di comunicazione è anch’esso un dato di fatto.

Che le commissioni di questo genere siano, spesso, avviate più per motivi di tipo politico che per fare giustizia su qualcosa che vede sempre e comunque protagonista il popolo italiano, non è una mia opinione personale ma un altro dato di fatto che, nel corso del tempo, è stato dibattuto su altre testate e da opinionisti ben più importanti di me.

Posso solo consigliare, una volta di più, al popolo di cui faccio parte, quello italiano, di partecipare maggiormente alle vicende di questo nostro paese, nel senso di seguire maggiormente le notizie, approfondirle, studiare – quando è il caso – il funzionamento del sistema legislativo, senza per questo diventare esperti o pretendere di capire ogni cosa.

Tutti noi abbiamo lacune, che dobbiamo però sanare con la conoscenza che a sua volta ci rende persone più libere e capaci di tutelarci da ogni genere di problema.

In special modo se si tratta di democrazia, che non può esistere se un popolo sa poco, nulla e pure male.

Buona riflessione a tutti.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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