Siate umili, non modesti

Siate umili, non modesti

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Riconoscere i proprî limiti e ammettere la propria ignoranza è un segno di modestia, ma anche di umiltà. Pertanto la differenza è enorme!

«È tutto merito tuo», «È stato un colpo di fortuna», «È frutto di un lavoro di squadra» sono espressioni che abbiamo sovente udito ed usato. Ma si tratta di modestia o di umiltà? Perché, spiegano filosofi e psicologi, la differenza è enorme!

Se la parola umiltà deriva dal latino humus, terra, modestia verrebbe da moderazione. Per umiltà, la base sarebbe il terreno sul quale cresce la nostra personalità; per modestia rifletterebbe invece la condotta, il comportamento, la maschera sociale, l’apparenza in senso junghiano.

«La persona umile accetta sinceramente i suoi limiti temporanei, accetta il suo punto di partenza e sa che questo non limita le sue possibilità. La persona modesta si limita da sola perché, accettando i suoi limiti (o accentuandoli?!), si sente giustificato a non fare di più»¹

Secondo lo psichiatra francese Éric Albert, in campo professionale spesso « la falsa modestia sostituisce la vera umiltà ». Sono gli anglosassoni i campioni di questa convenzione sociale. Il suo successo è dovuto al fatto di trovare terreno fertile nella nostra tradizione ebraico-cristiana, dove mostrarsi umile significa ascrivere a Dio il primato del successo. L’idea di fortuna nel senso medievale del termine, già ne era pervasa. Nonostante sia possibile che l’umiltà manifesta celi una discreta dose d’orgoglio (in religione come in azienda).

Eccone la definizione del vocabolario Treccani: «ùmile (poet. ant. umìle) agg. e s. m. e f. [dal lat. humĭlis, propr. «poco elevato da terra», der. Di humus «terra»]. – Che non si esalta del proprio valore e dei proprî meriti, e si mostra invece sempre consapevole dei proprî limiti: è umile; è un grande scienziato, eppure è molto u.»

Come orientarci, dunque? Secondo il filosofo e psichiatra inglese Neel Burton, la cosa è tutt’altro che agevole! E aggiunge: «La modestia si traveste spesso da umiltà, ma – contrariamente ad essa – è esteriore e superficiale più che interiore e profonda ». Secondo lui, la modestia è « l’arte della superficialità e a volte anche dell’ipocrisia o della falsità».

La psicanalista canadese Anne-Marie Benoît ritiene che l’umiltà si radichi nel narcisismo individuale. «Denigrarsi o aver difficoltà nell’accettare i complimenti si possono interpretare come umiltà, ma possono esprimere una fondamentale carenza di autostima o una falsa modestia di circostanza o un Io ipertrofico²».

Naturalmente tutto dipende dal nostro equilibrio interiore. «Essere coscienti del proprio valore e dei propri limiti – secondo la psicanalista –  aiuta a vivere meglio con se stessi e con gli altri. I talenti e le qualità non vengono ampliati né ridotti, i limiti e le difficoltà non vengono camuffati, non generano svalutazione».

Un ruolo importante lo avrà la nostra storia personale e il grado di autostima che saremo riusciti a elaborare.

L’umiltà, per Neel Burton, disinnesca il nostro bisogno di ingannare e di mistificare. «Ci porta ad accettare i nostri errori, a imparare da essi, a riconoscere e rispettare le nostre qualità e i contributi altrui senza sentircene minacciati. Essendo più profonda e costante della modestia, l’umiltà è meno soggetta a cedere a pressioni o circostanze».

Questo ci protegge dai danni collaterali dei nostri insuccessi e ci permette di considerare serenamente le nostre conoscenze e la nostra ignoranza. In quella dinamica socratica del “Io so di non sapere” che preclude ad ogni nuovo apprendimento ed arricchimento. Generando un circolo virtuoso che ci stimolerà a progredire continuamente.

Il filosofo francese André Comte-Sponville, nel suo libro «Petit Traité des grandes vertus» (Trattatello sulle grandi virtù, del quale non mi risulta esista un’edizione italiana) definisce l’umiltà « una virtù lucida, sempre insoddisfatta di sé, ma che lo sarebbe ancor di più di non esserlo, che nasce dall’amore della verità alla quale si sottomette. Essere umili è amare la verità più di se stessi ».

Umili dunque, non modesti! Coscienti del nostro valore e delle nostre incompetenze, forti di ciò che siamo e aperti a ciò che vorremmo scoprire, circoleremo tra i nostri simili senza timori o complessi, aperti a ciò che gli altri possono insegnarci.

¹ Motore di ricerca Google, « differenza tra umile e modesto ».

² Sé ipertrofico e tronfio. Un soggetto in cui c’è un eccesso di narcisismo, con sentimenti correlati di superiorità, arroganza, invadenza e onnipotenza (fonte internet).

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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