La sindrome del criceto

La sindrome del criceto

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Ci sentiamo prigionieri della routine? Abbiamo l’impressione di correre ed affannarci senza motivo e soprattutto senza mai raggiungere un obiettivo? Potremmo soffrire della sindrome della ruota del criceto.

Immaginiamo un criceto che corre nella sua ruota. In una gabbia dalla quale non può uscire. Questa immagine è la metafora di ciò che vivono alcune persone: un’usura costante e improduttiva, una sorta di automatismo dal quale non riescono a liberarsi.

La sindrome della ruota del criceto si riferisce ad uno stato in cui una persona si sente intrappolata in una routine frenetica e ripetitiva. Nonostante gli sforzi costanti, sembra che non ci siano progressi significativi e questo la conduce a sviluppare un senso di frustrazione e inutilità.

È il nostro caso?

Solitamente si usa questa espressione per indicare una persona in trappola, prigioniera di un circolo vizioso dal quale per quanto si agiti non possa uscire e soprattutto – come in un incubo – in cui per quanto corra non riesca neppure ad avvicinarsi ai propri obiettivi. È il nostro caso? Scopriamolo con alcuni esempi.

  • Siamo inconcludenti al lavoro e ciò nonostante un aumento del carico e delle responsabilità?
  • Siamo sommersi dai problemi finanziari nonostante guadagni e straordinari?
  • Ci sentiamo depressi, irritabili, ansiosi o insoddisfatti e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a sentirci meglio?
  • La nostra coppia è in crisi e nonostante il nostro impegno nulla sembra poter migliorare la situazione?

Il denominatore comune di questi casi è certo l’assenza di risultati e la conseguente frustrazione, ma soprattutto il fatto che l’individuo pur sforzandosi di avanzare, non ci riesce. Come se fosse schiavo di un’inconsapevole ripetizione meccanica. 

Praticamente la persona sa ciò che vuole realizzare, ma non sa come riuscirci e continua a reiterare comportamenti noti ma inutili.

Perché? Il nostro cervello preferisce il noto all’ignoto. Anche se sono inefficaci, tendiamo a ripetere i comportamenti che ci rassicurano. Tuttavia è soltanto attraverso nuovi stimoli e nuovi approcci che potremmo uscire da questo girone dantesco!

Perché ne restiamo intrappolati?

Premesso che ogni caso è differente, mi sembra di ravvisare alcuni elementi comuni che ci consentono una riflessione a tuttocampo.

  • Il consumismo

Il desiderio di aumentare le entrate spinge alcuni di noi a lavorare indefessamente, con impegno ed ambizione. Ma quando ottengono lo stipendio, lo sprecano con acquisti inutili o superflui oppure lo usano per rimborsare i propri debiti. Il che li riporta al punto di partenza!

  •  Un’idea sbagliata di produttività

In certi casi alcuni di noi diventano preda del loro bisogno di sentirsi utili. Confondendo il proprio valore con le proprie performances.Moltiplicano le loro attività, perdendo di vista la qualità e lo scopo degli impegni assunti. Per questo, nonostante il crescendo delle attività e degli impegni, sono vittime della propria insoddisfazione.

  • Una fragile intelligenza emotiva

La via di fuga dalle proprie emozioni negative spinge alcuni a cercare di evadere dal proprio mondo interiore per rifuggire i sentimenti negativi. Dunque, cercano di occuparsi con attività sempre più intense e frenetiche. Questo tuttavia non fa che aumentare la sensazione di disagio e produrre una notevole stanchezza, esaurendo le loro energie.

  • La carenza di risorse personali

Come abbiamo scritto, la ripetizione ci rassicura. Per questo reiteriamo spesso gli stessi atteggiamenti e comportamenti, nonostante al nostra volontà di migliorare qualitativamente la nostre relazioni sentimentali. Il fatto di aver sviluppato un “attaccamento insicuro o disorganizzato” porta alcuni di noi a comportarsi in un modo che finisce per peggiorare la situazione!

Come tirarcene fuori?

Come uscire dalla ruota del criceto? Vediamo qualche accorgimento per spezzare l’eventuale circolo vizioso nel quale – nostro malgrado – ci siamo imprigionati.

  • Identificare la propria modalità ricorrente e correggerla.

Innanzi tutto dobbiamo riconoscere che agiamo meccanicamente, in modalità “pilota automatico”. Poi dovremo analizzarci per identificare gli atteggiamenti e i comportamenti che reiteriamo senza ottenere alcun risultato. Cerchiamo la ragione per la quale continuiamo ad attivare gli stessi automatismi (insicurezza, comfort, paura della novità,etc.) e iniziamo a lavorarci su.

  • Cambiare paradigma: non avere, ma essere.

Se riteniamo che il successo sia legato all’avere, a ciò che possiamo comprare, acquisire, conquistare stiamo sbagliando strada. Il consumismo crea dipendenza e soprattutto cela i veri problemi emozionali che ci abitano. Facciamo inversione di rotta e incominciamo a valorizzare ciò che siamo, non ciò che abbiamo.

  • Imparare a rallentare.

Molti di noi hanno collegato attività e produttività al proprio valore personale. Per questo hanno difficoltà a “staccare”, riposarsi, coltivare i propri hobby, fare un break. Tuttavia silenzio, calma, immobilità sono necessarie; talora indispensabili al nostro equilibrio interno.

  • Ricollegarsi con se stessi.

Per uscire dalla ruota del criceto è necessario cessare di concentrarsi sull’esteriorità e riscoprire la propria interiorità. Riconnettendoci con noi stessi. Anche se può essere doloroso, volgiamo lo sguardo verso di noi, sulle nostre sensazioni, i nostri bisogni e su ciò che c’impediamo di desiderare. Impariamo a gestire le nostre emozioni. Solo così stopperemo questa fuga in avanti il cui unico scopo è quello di rifuggire noi stessi. 

  • Sperimentare nuovi modi di esistere.

Considerata l’inefficacia dei nostri “procedimenti abituali”, osiamo il cambiamento! Adottiamo nuove convinzioni, nuove abitudini, nuovi modi di fare le cose. A cominciare da ciò che ci sta più a cuore. Sperimentiamo nuovi modi di gestire le nostre spese, di approcciarci e comunicare con il nostro partner, di ritagliarci brevi momenti di rilassamento, yoga o pilates. Tutto dipenderà dalla nostra particolare situazione e da ciò che necessitiamo hic et nunc. Il cambiamento sarà proporzionale all’impegno, alla convinzione e alla determinazione che ci animeranno.

Tutto questo non è facile né immediato. Nella dinamica del cambiamento e della propria stabilizzazione in un vero e proprio circolo virtuoso, se ci sentiamo persi o troppo vulnerabili, per non vanificare gli sforzi compiuti non dobbiamo esitare a ricorrere ad un professionista nelle relazioni d’aiuto alla persona.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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