Germania anno 2024 (Seconda parte)

Germania anno 2024 (Seconda parte)

Di Lucaa del Negro

La seconda ed ultima parte di quella che più di ogni altra cosa è personale ricognizione nel territorio popolato dai Teutoni, non può che terminare in quel di Berlino, la capitale città-stato. (Staat-Stadt)  –QUI LA PRIMA PARTE– Il paradosso presunto nell’indicare una assoluta non collimazione di Berlino con il resto del Paese, è appunto presunto, perché è o dovrebbe essere normale in una Federazione (Bundesländer) composta da 16 Stati (ciascuno dei quali con propria costituzione ed ampiamente autonomo per quanto riguarda la propria organizzazione interna) constatare delle poche e pochissime somiglianze e similitudini all’interno della società di cui si compone il singolo Stato quando preso in esame in un raffronto, minoranze al suo interno comprese.

Il 20 giugno 1991, Berlino, riprendendo il ruolo di un tempo, si ripresenta al mondo intero aperta, libera e riunificata; lo spirito generale è talmente positivo che i fratelli della DDR ricevono non solamente un sostegno morale ma -con poca sorpresa generale- anche economico.
(In seguito e certamente con lo sguardo fermo ai giorni odierni, quel sostegno rimarrà unicamente un importantissimo briciolo perché quello sostanziale arriverà dalla grande richiesta di immobili che quasi tutti i cittadini dell’est avevano nel portafoglio modello comunista e che, all’epoca stimati “10”, oggi valgono e vengono rivenduti a minimo “100”!)

Importante non dimenticare che i governi succedutisi nel giro di trent’anni e poco più, hanno speso cifre enormi per realizzare la ricostruzione e la riqualificazione della metropoli che rimane un esempio mondiale da seguire e che sfocerà nella “Urban Tech Republic” (Berlin TXL) nell’ex aeroporto di Tegel, 500 ettari come centro di attrazione per i concetti di smart city della Berlino del futuro per riprendere uno degli slogan che circolano. La già performante e capillare rete dei trasporti non può essere (non lo è) da meno, ed i quartieri tutti multietnici (Kieze) sono meta prediletta da ogni cittadino, con quello turco-islamico (Kreuzberg) tra i più vivaci e frequentati anche dai turisti.

Ma che cos’è questa lunga premessa se non la si dovesse trattare come ovazione ed esaltazione di un gigantesco progetto portato a termine con ragionata lode?
Che cosa nasconde questa estensione di 800 Km. quadrati (8 volte Parigi) e che conta all’incirca 5 milioni di anime?

A voler intensificare una pseudo ricerca antropologica, si potrebbe percepire che quell’insofferenza che cresce a vista d’occhio nella Germania delle tante città extracircondariali (Kreisfreie Städte; Stadtkreise) e che continuamente viene placata dall’aumento delle condizioni salariali e welfare dal Governo centrale (Bundesrat), a Berlino latita, perché il berlinese è sempre conscio che tutto può cadere da un momento all’altro, sebbene la messa a disposizione (orgoglio nazionale identificato nei colori nero-rosso-oro) rimane inossidabile e fuori discussione.

I negozi che vendono gadget e souvenir “FUCK-AfD” si sprecano e, gli oltre 250.000 cittadini mussulmani se non se ne curano, sotto i baffi apprezzano, insistendo a tenere Berlino sotto braccio aiutati -per dire- dai tanti immigrati italiani (oltre 50.000) e polacchi e slavi che qui hanno trovato vita e futuro che il loro Paese di origine invece aveva (ha!) tradotto con un calcio nel sedere.

Foto: di Lucaa del Negro

In Germania -mi ripeto a scanso di equivoci- la crisi si percepisce, ed anche a Berlino; le notizie che arrivano dal disastro dell’auto elettrica sulla quale VolksWagen ha puntato tutto trascinando un indotto enorme al suo seguito sono note ma, non sono all’ordine del giorno ed il fastidio piuttosto comune nel notare i leggeri ritardi dei mezzi pubblici è tutto quanto.

Un piano di emergenza nazionale non esiste perché se dovesse esistere (questo lo si percepisce solo quando l’interlocutore viene interrogato ripetutamente, a conferma della poca attitudine al cazzeggio, antidoto congenito del prammatismo germanico) passerebbe molto probabilmente da quelli che il disastro lo stanno provocando e quindi, la guerra, il far saltare comunque il banco, non sembra essere orrizzonte temibile perché la storia quando cambia, cambia spesso con ferocia di estrazione tedesca, nel mentre le bandiere giallo-blù ucraine sono letteralmente sparite dalle finestre e la guardia armata alle sedi israeliane è stata rafforzata al massimo.
(I numeri in questo articoletto sono stati scritti attraverso cifre, unite Voi gentili lettori le informazioni sopra esposte ad essi…)

***Foto di copertina: di Lucaa del Negro

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Lucaa del Negro

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