Italia: Il caso Covid e gli esperimenti socio-politici di un paese/laboratorio che tratta i cittadini come topi

Italia: Il caso Covid e gli esperimenti socio-politici di un paese/laboratorio che tratta i cittadini come topi

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Il 16 Ottobre del 2021 sul The Washington Post fu pubblicato un articolo dal titolo “Italy begins enforcing one of the world’s strictest workplace vaccine mandates, risking blowback” che tradotto significa: “L’Italia inizia ad applicare uno dei più severi obblighi vaccinali sul posto di lavoro al mondo, rischiando un contraccolpo“. Un contraccolpo negativo, evidentemente.

TWP offrì una visione esterna di quanto stava avvenendo in Italia dopo l’introduzione dell’obbligo del green pass, sottolineando come l’Italia si fosse “spinta in un nuovo territorio per le democrazie occidentali“ e anche come la campagna vaccinale fosse da considerare “uno degli obblighi vaccinali sul posto di lavoro più severo al mondo”.

La pubblicazione dell’articolo in questione avvenne verso la fine del 2021, in piena pandemia da SarsCov2 e con l’Italia “capofila per le strategie vaccinali a livello mondiale“, missione che il nostro paese aveva assunto in tempi non sospetti…

Scrissi e fu pubblicato il mio libro-inchiesta sui vaccini nel 2017 e buona parte del contenuto l’ho dedicato alla Riforma Lorenzin, a quel viaggio che effettuò negli USA con l’allora Presidente AIFA Pecorelli, che qualche tempo dopo fu costretto a dimettersi per alcuni scandali legati al suo ruolo di rettore universitario e per conflitto di interessi in qualità di presidente dell’Agenzia Italiana del FArmaco.

Descrissi anche alcuni scandali legati a certe case farmaceutiche produttrici di vaccini, fornendo prove e immagini di notizie di cronaca: certi fatti non possono essere dimenticati ed è per questo che noi giornalisti che ci occupiamo di certe tematiche e di certe inchieste, abbiamo come missione anche quella di fissare sulla carta fatti e prove, affinché il tempo non copra il ricordo di quanto di grave accade nel mondo.

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A denunciare il conflitto di interessi fu il direttore generale Luca Pani a margine di un’indagine interna all’AIFA.

La Lorenzin prese subito le difese di Pecorelli e diramò un comunicato stampa che ancora oggi si può leggere sul sito del Ministero della Salute al seguente link: https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_4_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=salastampa&p=comunicatistampa&id=4683

In massima sintesi, Pecorelli fu accusato di ricevere contributi da case farmaceutiche produttrici di vaccini, tra cui la Sanofi, fondi fatti passare tramite la Healty Foundation da lui guidata.

A sua volta, Luca Pani fu messo sotto la lente d’ingrandimento da parte dei revisori dei conti e accusato di aver percepito indebitamente 700.000 euro oltre il tetto dei 240.000 euro che poteva, al massimo, percepire per il suo ruolo di manager pubblico. La cifra di 700.000, che gli fu chiesto di restituire, era relativa al fatto di essere anche membro dell’EMA – l’Agenzia Europea per i Medicinali – facente quindi parte del comitato medico-scientifico.

Un manager di un ente pubblico, in questo caso dell’AIFA, non può percepire compensi da un altro ente regolatore, in questo caso EMA, che decide, di fatto, anche quali farmaci immettere sul mercato. Un caso recente è quello relativo alla commercializzazione dei farmaci che avrebbero dovuto contrastare la diffusione di non si sa bene cosa, se del SarsCov2 o degli effetti della malattia Covid.

Oggi se ne parla quasi ogni giorno, è in atto una sorta di commissione di inchiesta parlamentare e si sa come funzionino certe commissioni, specialmente in Italia: i giudicati giudicano se stessi o qualcosa del genere, per dirla in poche parole.

Italia laboratorio di misure estreme (?)

Correva l’anno 2014, a capo del governo avevamo Matteo Renzi che aveva riconfermato Beatrice Lorenzin, diploma di maturità classica nel cassetto, nel ruolo di Ministero della Salute.

Introdotta negli ambienti politici nel 1996, quando aderì al movimento giovanile di Forza Italia, ricopre attualmente il ruolo di senatrice del Partito Democratico:

L’incipit era doveroso per giungere al nocciolo della questione: l’Italia è, effettivamente, un laboratorio sperimentale di misure restrittive e di sperimentazioni che solo in un paese come il nostro, con un popolo mediamente abituato agli abusi e agli illeciti, può assecondare ogni genere di diktat, giungano essi dalla UE, dagli States o dal WEF?

Sotto molti aspetti la risposta è si e ne abbiamo le prove, inconfutabili, ogni giorno e il caso Covid offre molti spunti di riflessione e prove inoppugnabili.

Prendiamo, appunto, le misure restrittive intraprese nel nostro paese durante il triennio della pandemia. Non è tanto il cosa è stato fatto e deciso, bensì il COME e lo scrivo in caratteri maiuscoli per non far perdere il senso del mio discorso.

Esiste una massima che tutti dovremmo far nostra ed è questa: tutto si può dire a patto di saperlo dire. Modifico volutamente il verbo di questa frase, facendola diventare Tutto si può fare a patto di saperlo fare.

Perché è questo ciò che è potuto accadere in Italia rispetto ai paesi evidentemente civili rispetto al nostro: come hanno imposto certe misure, non tanto le misure in sé che possono piacere o meno, ma è il COME sono state generate e poi imposte.

In un paese abitato da gente abituata alla civiltà e alla democrazia, non sarebbe stato facile imbastire obblighi che in certi momenti hanno avuto l’evidente motivazione di verificare la tenuta dei nervi e la stabilità psicologica della popolazione nazionale.

Obbligare con crudeltà: accade nei regimi dittatoriali o nella “democratica” Italia – alcune prove per non dimenticare

Poiché non sono un’opinionista bensì una giornalista, produrrò di seguito alcuni ricordi incontestabili di un certo periodo storico: ripercorriamoli insieme

Come dimenticare l’intervento di Renato Brunetta, all’epoca Ministro del Lavoro, che arrivò a parlare di “costi e benefici attesi” per “gli umani” che, se obbligati alla vaccinazione aumentando anche il costo del tampone (50/60 euro) obbligando al COSTO PSICHICO DEL TAMPONE che doveva “Arrivare su fino AL CERVELLO”. Inoltre, il greenpass doveva servire a “SCHIACCIARE GLI OPPORTUNISTI AI MINIMI LIVELLI DI NON INFLUENZA DI CIRCOLAZIONE DEL VIRUS”.

Ecco il video di quell’intervento:

Ed ecco l’annuncio pubblico: green pass obbligatorio per tutti i lavoratori, pubblici e privati

Non bastò: in Italia arrivammo al Super Greenpass

Ed ecco uno dei “primati” italiani, qui Brunetta grida vittoria per aver varato, primi in Europa, l’obbligo vaccinale per gli over 50: d’altronde, siamo o no stati insigniti, nel 2014, dell’altissimo incarico di “nazione capofila per le strategie vaccinali nel mondo”…? Si trattava di un incarico quinquennale, magari hanno dimenticato di render noto il fatto che quell’incarico fu riconfermato, chissà…

Abortire a causa di misure contro il Covid: è accaduto anche questo

Estremismi di ogni sorta sono stati operati nel nostro paese, che oltre all’indecente metodo aggressivo utilizzato contro tutta la popolazione, compresi coloro che si erano sottoposti a una o due dosi di farmaco ma ugualmente considerati “No Vax”, orrido neologismo usato a piene mani praticamente anche contro i pluri-vaccinati (è stato sufficiente non sottoporsi a una delle troppe dosi di farmaco per far scattare pure la multa di 100 euro), hanno operato effetti dannosissimi contro i cittadini, giungendo a non curare le persone negli ospedali perché non si erano sottoposte al tampone molecolare: l’articolo che ripropongo di seguito è indicativo del livello di violenza sociale operata nel nostro paese per ben tre anni e passa

https://www.rainews.it/articoli/2022/01/covid–incinta-ma-senza-molecolare-non-la-visitano-perde-il-bambino-nel-parcheggio-dellospedale-06abdac5-9d36-42fb-9761-be2661644d05.html

Quella giovane non ha perso il bimbo per mala sanità, lo ha perso per estremismo nell’applicazione di misure politiche applicate genericamente con lo scopo, dicevano, di abbattere la diffusione della malattia.

La giovane era vaccinata – due dosi e aveva fissato l’appuntamento per la terza – perché rimandarla a casa a causa del fatto di non essersi presentata in PS – quindi in situazione di URGENZA – con il test molecolare? Non potevano eseguirlo in ospedale…? No, evidentemente meglio far abortire che eseguire un test.

Troppi fatti da elencare in un solo editoriale

Poiché i fatti e fattacci accaduti in Italia durante il triennio interessato dalla pandemia sono davvero tanti, ne approfitto per ricordare, o per comunicare a chi non lo sapesse, che sulla pandemia la mia lunga inchiesta resterà negli annali della storia del giornalismo investigativo per essere la prima realizzata a livello nazionale e la cui prima puntata fu pubblicata il 20 Marzo del 2020, a cui seguirono decine e decine di puntate pubblicate nei 3 anni successivi.

Dal seguente link si accede a tutte le puntate (per sfogliare le varie sezioni che contengono le puntate è necessario cliccare sui piccoli numeri che appaiono in fondo a ogni pagina): https://www.gliscomunicati.it/sezione/le-inchieste/inchieste-emilia-urso-anfuso/page/5/

Lo scrivo al fine di tacitare eventuali commenti post pubblicazione di questo editoriale, del tipo “ha dimenticato di riportare la vicenda relativa a…”: no, nessuna dimenticanza ma un editoriale non è un’enciclopedia e non può ripotare tutto il lavoro di un giornalista. Di conseguenza, per tornare con la memoria a tutti gli scandali, alle omissioni, ai troppi Dpcm varati, alle misure obbligatorie e a tutto quanto ora viene sollevato anche a livello giornalistico, posso solo invitarvi a leggere le decine di puntate della mia inchiesta sulla pandemia.

Morale della storia

Molte persone, persino le più ortodosse sul piano vaccinale, oggi si dichiarano sgomente sull’andamento che è stato deciso di tenere nel nostro paese durante gli anni della pandemia.

D’altronde, dai e dai si tira troppo la corda e questa si spezza. Però, a parte ciò che pensa la popolazione italiana, che a furia di non partecipare attivamente alle questioni serie e gravi che adombrano questa nazione ha perso potere e possibilità decisionale, cosa hanno imparato coloro che governano?

Nulla, perché nulla dovevano imparare.

I compiti assegnati sono stati eseguiti, le missioni sono state compiute, i vaccini o come volete chiamarli, milioni e milioni di dosi, sono stati distribuiti e hanno arricchito le casse dei produttori, Pfizer in testa.

Cosa dovevano fare che non abbiano fatto tra i compiti assegnati loro? Molti italiani, purtroppo, ragionano secondo un punto di vista da persone comuni, nel senso che non immaginano nemmeno lontanamente quali siano i ruoli, gli incarichi, le strategie, le interconnessioni internazionali che albergano negli ambienti politici.

Così, pensando davvero che far politica significhi far le cose per il bene degli individui, una sorta di missione religiosa modello missionari in terre africane, certi italiani continuano a spaccarsi la testa contro il muro – idealmente s’intende – alla ricerca di ragioni a quelle che ritengono essere azioni malvagie, o in alcuni casi, imbecillità dei politici (che imbecilli non sono).

Nossignore: si tratta semplicemente di politica, che può evidentemente regalare vantaggi personali o nazionali o internazionali ai componenti di quella che, alcuni anni fa, fu soprannominata La Casta attraverso la pubblicazione del famoso volume che ne porta il titolo.

Chiudo con una notizia che il collega Salvo Sottile ha riportato in queste ore e che dimostra come la politica abbia un interesse estremo nei confronti di se stessa: ecco cosa accade in Sicilia

Ad Agrigento, a causa della siccità, gli invasi sono vuoti e alberghi e ristoranti sono addirittura costretti a mandar via i turisti.

Questa situazione è dovuta alla mala gestione delle risorse economiche assegnate alla regione Sicilia. Che fa il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani? Spende un milione di euro per chiudere la Valle dei Templi per un evento che avrà come protagonisti I Volo.

L’evento si terrà il 31 Agosto ma, udite udite, al pubblico presente è stato chiesto di partecipare con vestiti INVERNALI perché la trasmissione andrà in onda il prossimo dicembre.

Insomma, se avevate necessità di capire come vanno le cose in questo paese che, evidentemente, si basa su un sistema paradossale e che, forse, è davvero diventato nel corso del tempo una sorta di laboratorio sperimentale di misure inquietanti che poi esportiamo, magari un po’ edulcorate per farle mandar giù a popolazioni meno avvezze a sopportare ogni cosa, ecco una prova ulteriore.

Buona riflessione a tutti.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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