Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Viviamo tutti in società che, ancorché attraversate da crisi epocali, tendono ad orientarci verso una visione rosea della vita. Le immagini pubblicitarie, gli spot, i giornali di psicologia spicciola vantano le qualità del pensiero positivo, del successo prêt-à-porter, dell’ottimismo a tutto campo.
Questo imperativo sociale, tuttavia, puo’ arrivare ad avere un effetto boomerang, causando più sofferenza del pessimismo stesso! È l’opinione di Julie Norem, docente di psicologia al Wellesley College del Massachusetts (USA), autrice del saggio « The Positive Power of Negative Thinking » (Il potere positivo del pensiero negativo).
Julie Norem, lavorando sul « pessimismo difensivo », ritiene che nella nostra cultura si sia affermata una visione piuttosto puerile (e fors’anche un po’ animistica) del concetto di positività.
Stando allo psichiatra e autore francese Christophe Fauré, non bisogna confondere il pessimismo attivo con il pessimismo depressivo: se il primo è costruttivo e di stimolo all’azione, il secondo è passivo e nihilista. Un esempio? Fronte all’effetto serrail pessimista depressivo si dirà che oramai il pianeta è definitivamente compromesso, che non c’è più nulla da fare: è solo questione di tempo, «giorno più, giorno meno». Il pessimista attivo si sforzerà di reagire, convinto non tanto di salvare il pianeta, quanto almeno di rallentarne il degrado. Un pessimismo costruttivo, tutto sommato. Non solo. Ma a differenza dell’ottimista che pensa che «tutto finirà per sistemarsi», il pessimista attivo pensa che sia necessario contribuire, agire, darsi da fare!
Doriana, una mia cliente di diversi anni fa, mi confidava che quando doveva preparare una riunione con i responsabili di settore della sua azienda, temendo il peggio, viveva dei giorni infernali dove anche le attività quotidiane le andavano di traverso: « Riesco a inciamparmi sulle scalemobili, a macchiarmi il vestito al ristorante; ho difficoltà nelle relazioni con il mioopartner e perfino degli incubi notturni! » Tuttavia, proprio questi suoi timori le consentivano di prevedere e predisporre così bene e nei minimi particolari le riunioni da farle ottenere sempre dei discreti successi, anche commerciali.
Martin Steffen¹, filosofo ed autore di « La vie en bleu. Pourquoi la vie est belle même dans l’épreuve » (Perché la vita è bella anche nelle avversità) ci regala una bella immagine: « Il pessimista riveste ogni giorno i suoi abiti da lavoro, mentre l’ottimista si limita a infilarsi degli occhiali rosa ».
Neppure negli affari di cuore i pensieri negativi sono così esiziali come potrebbe sembrare. Recenti studî hanno dimostrato che è l’ottimismo a rendere più vulnerabili i rapporti di coppia². Infatti, a forza di pensare positivo in ogni circostanza, si perde di vista la realtà oggettiva con le piccole contrarietà quotidiane che possono rivelarsi dei fattori destabilizzanti.
Paradossalmente dunque, immaginare ostacoli, ipotizzare difficoltà, temere minacce per la propria coppia è perfino benefico in quanto permette di occuparsi quotidianamente della qualità della propria vita relazionale. Mentre una visione eccessivamente ottimista e romantica, pressocché filmica della propria diade risulterebbe addirittura dannosa. Come per quelle « coppie perfette » che non conoscono liti, né screzî, né alterchi… fino al giorno in cui la prima crisi ne genera una rapida quanto improvvisa dissoluzione!
Il pessimista sarà sempre piacevolmente sorpreso dalla realtà, che si mostra spesso meno negativa e minacciosa del previsto. L’ottimista a tutto campo ne sarà invece fatalmente deluso.
Secondo Christophe Fauré « Il pessimismo è una forma di protezione psichica» che consente di fronteggiare meglio il duro impatto con la realtà. Due esempî del nostro autore illustrano bene questo paradigma.
- Elisabeth, partita dal desiderio di aver quattro figli, cresciuta con l’idea che la maternità fosse facile e naturale, convinta che si trattasse di una magnifica avventura. « Ho rapidamente cambiato idea alla nascita di mio figlio. Ho visto quanto fosse complicato e ho ridimensionato le mie ambizioni. Quando è diventato adolescente, poi, ho deciso di fermarmi lì. Mai avrei immaginato che ci potessero essere litigi fra di noi ».
- Nathalie ha compiuto il percorso inverso. Troppo pessimista per fondare una famiglia, ha finito per cedere alle richieste del marito. E ne è stata « stupendamente sorpresa! ». Attualmente è la mamma di tre bambini.
‘ Docente associato di filosofia, conferenziere e giornalista del periodico “La Croix”. In Italia è noto per aver pubblicato “Piccolo trattato sulla gioia” (Messaggero, 2014) e “Vivere insieme la fine del mondo” (Messaggero, 2014). Il suo “Rien que l’amour” (Salvator, 2016) ha vinto il Premio dei librai religiosi di Francia.
² Lisa A. Neff e Andrew L. Geers «Optimistic expectations in early marriage: a resource or vulnerability for adaptive relationship functioning?» in Journal of Personality and Psychology.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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