Il potere del vittimismo

Il potere del vittimismo

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Inizio con una dichiarazione:condanno pubblicamente ogni atto di violenza contro chiunque e per qualsiasi ragione, ammesso che esistano ragioni alle azioni violente contro la persona.

Lo stesso ragionamento voglio applicarlo, per sana par condicio, alla violenza fisica che è assimilata ormai al solo genere sessuale femminile, a prescindere. Ovviamente condanno ogni genere di violenza contro le donne, di qualsiasi tipo essa sia, fisica, sessuale, psicologica, economica, e si sa quanto io mi spenda da anni su questo tema, ma non dimentico come anche una fetta del genere maschile sia oggetto di violenze di ogni sorta.

Ne ho accennato nel mio libro “Violenza: manuale di prevenzione e autodifesa” e ne parlo pubblicamente ogni volta che sono invitata come relatrice a convegni sul tema della violenza.

Riflessioni sul caso Joly/Casapound

Chiariti questi punti importanti, desidero riflettere su un criterio di violenza a senso unico, una violenza che appare solo quando una parte politica italiana ritiene che un suo componente – sia esso un politico, un militante, un giornalista o un elettore – riceve un’attacco personale.

Se, per esempio, un giornalista della stampa di centrosinistra si trova per caso a passeggiare dove si svolge un raduno di Casapaund, decide di sfoderare il cellulare e “per passione verso il lavoro” inizia a scattare foto e video, due o tre persone si avvicinano per chiedere chiarimenti (che non ricevono come vorrebbero) e scatta la rissa, è violenza da condannare ma attenzione, allo stesso modo sarebbe auspicabile che le azioni di violenza contro persone e personaggi che militano nei partiti politici di opposizione a quelli di centrosinistra ottenessero la stessa attenzione, lo stesso rispetto, le stesse richieste di scuse da parte degli aggressori.

Mi riferisco al caso del giornalista di La Stampa Andrea Joly, che in queste ore è tra le prime notizie di cronaca e ne ha parlato persino il Presidente Sergio Mattarella.

Per maggior chiarezza ecco il video dell’accaduto, così da poter ragionare sui fatti e non sulle opinioni personali:

All’inizio nessuno, in realtà, ha usato toni aggressivi. Sarà necessario attendere le indagini che la Digos sta conducendo per verificare gli accadimenti e scoprire come sono andate realmente le cose dopo questo primo approccio.

Di seguito la notizia di cronaca riportata dall’Agenzia di stampa Ansa

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/07/21/aggredito-a-torino-il-giornalista-della-stampa-andrea-joly-identificati-2-militanti-di-casa_57bec78c-1186-4734-a3a1-331efabe10fc.html

Diritto/dovere di cronaca e diritto di privacy: ad alcuni non è chiaro ciò che è lecito fare nel giornalismo

Nel pessimo periodo storico in cui viviamo, pessimo per come la società attuale sia convinta che ogni cosa che salti in mente di fare sia lecito, è diventato abbastanza bizzarro dover constatare come anche sul diritto/dovere di cronaca e il diritto alla privacy stiano accadendo cose strane.

La domanda che tutti dovete porvi è questa: poteva, Andrea Joly, giornalista di La Stampa, sfoderare il suo cellulare e riprendere liberamente scene di un incontro sulla pubblica strada?

Cerchiamo di fare chiarezza. Noi giornalisti siamo chiamati a rispettare una serie di regole deontologiche e in alcuni casi, dobbiamo stare bene attenti a “non discriminare per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni fisiche, mentali e personali”.

Il raduno era organizzato da un gruppo di attivisti di Casapound presso un locale – l’Asso di Bastoni – che è considerato il circolo di Casapound.

A quale scopo Joly ha avviato la videocamera del cellulare? Per sviluppare un servizio su o contro Casapound? Anche questo sarebbe importante poter comprendere perché la differenza tra articoli “contro” e articoli “su”, così come le inchieste, è fondamentale. Non si possono fare i processi alle intenzioni, ovviamente, ma è bene riflettere anche su come il mio settore professionale, spesso, opera esasperando toni e situazioni. (lo scrivo in senso generale ovviamente).

Seconda domanda: la persona che si avvicina e chiede “Sei dei nostri”? lo fa in maniera abbastanza tranquilla, i toni iniziali non sono aggressivi da ambo le parti. Cosa ha scatenato la rissa? Il fatto che Joly abbia rifiutato di cancellare foto e filmato?

In quel gruppo potremmo pensare che certe persone non desiderassero essere riprese (normative sulla privacy) e in altri casi potremmo pensare che alcune persone potrebbero essere oggetto di cause in corso (dovere del giornalista a non riprendere chiunque senza consenso).

Saranno investigatori e giudici ad arrivare alla soluzione di questi quesiti ma nel frattempo, cerchiamo di ragionare su un fatto: va benissimo la solidarietà, che anche io sento di voler esprimere nel confronti del collega, ma perché tante voci si alzano in particolar modo quando a subire un attacco è persona che tende a sinistra mentre se l’attacco lo riceve un sostenitore che tende a destra non si nota il medesimo livello di indignazione da parte del mondo istituzionale?

Nel frattempo, per chi desidera approfondire, qui sotto inserisco il Testo unico dei doveri del giornalista:

Diritti e potere a senso unico: il caso Daniele Capezzone

Senza polemica ma con dati di fatto alla mano, rammento uno dei tanti attacchi contro la persona e il personaggio che una certa sinistra ha perpetrato, negando quella “libertà di espressione” e di esistenza, aggiungo, quando il colore politico non verte verso il rosso.

Daniele Capezzone, direttore editoriale del quotidiano Libero, nel 2022 fu oggetto di un violento dissenso da parte di universitari di Sinistra che pretendevano di non consentire il suo accesso all’ateneo per partecipare a un convegno organizzato dagli studenti di destra.

Qui sotto uno degli articoli che trattò l’argomento:

https://www.ilgiornale.it/news/roma/squadrismo-dei-collettivi-universitari-e-silenzio-sinistra-2079078.html

Non si alzarono cori di sdegno, non si mossero ministri a chieder conto e ragione, almeno non come ci si aspetterebbe in un paese che si presenta al mondo come civile e a regime democratico.

Il potere del vittimismo

Altra riflessione: questo vittimismo è diventato parte integrante della sinistra italiana, possibile che non si possa uscire da questo giro vizioso? Questo andamento alla lamentela, al “poveri noi”, al “tutto ci è permesso in quanto vittime di un sistema”, non glorifica e non sostiene i diritti, li annulla. Li fa diventare argomento da bar e non da discussione parlamentare.

Non rendersi conto di far parte tutti noi di un sistema negativo, non rende certo onore a chi, oggi, ritiene di essere unica vittima sacrificale e meritori di attenzioni. Lo siamo tutti e di qualsiasi credo politico si appartenga, è questa la Democrazia. Tutti abbiamo diritto di avere voce in capitolo, a patto di sapere come recriminare questi diritti.

A sinistra no, stanno continuando a sollevare questioni di ogni sorta ma con quell’arroganza tipica di chi ritiene di essere gli unici destinatari di errori, negazione dei diritti e scontento generale. Un vittimismo evidentemente nato da un errato modo di far politica nel corso degli anni, che ha lasciato orfani di contenuti gli elettori, lasciando che le emozioni superassero la capacità di dibattito.

Conclusioni

Le indagini della Digos hanno portato in queste ore all’identificazione di 5 attivisti di Casapound che, presumibilmente, sono i protagonisti del pestaggio contro Joly.

Oltre questo, è urgente riflettere e considerare – tutti insieme – se il clima di violenza, verbale e fisica, che in Italia ci fa vergognare di essere italiani può far bene a noi e al futuro di noi tutti, di destra, centro, sinistra e verdi che si pensi di essere,

Propongo un esempio bizzarro ma che chiarisce come esista zero volontà reale a voler convivere in un sistema civile e non solo a chiacchiere.

Poche sere fa, il conduttore di una nota trasmissione in prima serata su Rete4, ha dichiarato che è necessario abbassare i toni, discorso interessante e proposta auspicabile. Peccato che sia uno dei personaggi che, ancora oggi, sui suoi profili social utilizza persino il turpiloquio per aggredire chi non la pensa alla medesima maniera.

Tutto si può dire, a mio parere, a patto di saperlo dire e tutto si potrebbe sanare a patto di volerlo fare. Ne approfitto, in chiusura, per diffondere uno dei miei tanti appelli pubblici lanciati pubblicamente nel corso del tempo: appelli che restano inascoltati, ma che restano incisi con parole di fuoco per coloro che non temono le ustioni:

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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