Flixbus! La soluzione per il viaggiatore di necessità e forse dimesso (Ryanair docet)

Flixbus! La soluzione per il viaggiatore di necessità e forse dimesso (Ryanair docet)

Di Lucaa del Negro

Nel parafrasare un vecchio slogan pubblicitario, l’idea di dare alcune impressioni riguardo le capillari connessioni via gomma in Europa che la Società di origine bavarese dirige senza più concorrenza si è consolidata: Flixbus, da anni leader indiscussa di questo importante settore, gestisce ormai quasi tutte le tratte esistenti grazie a tariffe con pochi dubbi le più economiche possibili del mercato del trasporto persone.

Non sarà un vademecum questo articolo, meglio è precisare senza indugio, leggendo tra le righe, poiché le informazioni specifiche per un viaggio comodo quanto basta, sono surclassate da quello che rimane un pseudo racconto di viaggio, di tanti viaggi effettuati dal sottoscritto con questo economico vettore che accompagna una consistente parte di società in movimento perlopiù forzato da necessità economiche, laddove molti studenti talvolta rallegrano -per così dire- i viaggi.


Perché non dirlo chiaramente: con “19 euro” potreste partire da… Napoli, piuttosto che da Sarajevo e raggiungere Monaco di Baviera, Parigi… e perché no, se hai dimestichezza con l’APP ed un pizzico di fortuna, magari senza necessità di programmazione, arrivi fino a Copenaghen!

In realtà, queste destinazioni -le capitali europee- ed i relativi prezzi (stracciati) dei biglietti, sono di appannaggio di Ryanair, perché Flixbus domina il mercato dei viaggi grazie a centinaia di destinazioni in cui l’aeroporto non è una valida opzione, vedi per un piccolissimo esempio Foggia o Perugia (Italia); Jerez de la Frontera, Santiago de Compostela, Oviedo (Spagna); Aveiro, Fatima (Portogallo); Clermont-Ferrand, Brest, Digione, Vittel (Francia); Bohum, Ratisbona, Chemnitz, Rostok (Germania); Stettino, Gdnya (Polonia); Riga (Lettonia); Brasov (Romania); Novi Sad (Serbia); Spalato (Croazia); Burgas (Bulgaria); Mostar (Bosnia); Cattaro (Kosovo); Ocrida (Macedonia); Salonicco (Grecia); Afyon, Adalia (Turchia); Hatai (Turchia-Siria) e poi Svezia, Estonia, Danimarca, Reno Unito, Finlandia, Olanda, Belgio, Slovacchia eccetera, eccetera ed eccetera. (https://www.flixbus.it/tratte-autobus)

La domanda che sorge spontanea e che normalmente risuona potrebbe essere ed è, (ma non mi attrae): “Qual è la qualità del viaggio?”

Un viaggio in autobus, o corriera, pullman, torpedone come un tempo erano più noti questi mezzi, pur menzionando i moderni double decker (autobus a due piani) ma presenti quasi esclusivamente nelle rotte nordiche, sebbene tutti dotati di un piccolo spazio per le questioni fisiologiche e l’allacciamento elettrico al sedile per caricare i cellulari, dopo “sette”… “otto”… “dodici” ore, non è comodo per nulla e, le “due”, “tre” soste in autostrada sempre segnalate nell’ottima APP, potrebbero non essere sufficienti per il fisico di chi l’età la vede già come un peso; un tempo questi erano “dettagli” ma, oggi, abituati a tante comodità e spesso troppe, sono questioni che portano alla rinunzia di un tragitto simile con questi mezzi, di fatto scremando -in un avventurosa disamina antropologica- gli individui (e le società) che compongono gli equipaggi dei Flixbus.

A parte gli studenti squattrinati che raggiungono le mete di studio (il cosmopolita privo di brutta ideologia per antonomasia) la ricchezza umana riscontrabile nelle persone stipate nei sedili con pochissima escursione per stendere le gambe (nei mezzi più moderni sono presenti nelle prime file tavolini che impongono quattro viaggiatori -a due a due- alla reciproca vista: per questioni di privacy e per nascondere complicate posizioni notturne, è quasi meglio evitare questi posti più costosi) è straordinaria quanto univoca: madri, mogli e femmine in genere che raggiungono lavoratori emigrati finalmente accasati in un alloggio che le possa accogliere; giovani uomini e giovani donne che si avvicinano a lontani parenti già sistemati per tentare a loro volta la fortuna; felici lavoratori che rientrano al Paese con grosse valigie cariche di merci (comprese nel prezzo del biglietto) nella grande stiva.

Sì, le brevi tratte rimarcano una clientela “normale”, nel senso che questa tipologia di viaggiatori è quella che “normalmente” si incontra nella metro, nell’autobus cittadino, indi per cui stiamo discorrendo di indigeni che si spostano senza denotare un qualche significativo movimento, leggi sentimento, persone che generalmente sono immerse nel display del loro smartphone.
(I transiti alle frontiere sono privilegiati per gli autisti dei Flixbus, per cui, solitamente, nessuna fila e corsia speciale; questa modalità -all’ingresso in Italia non è praticata quasi mai…- permette alle forze dell’ordine di accedere -anche con i cani poliziotto- tra i sedili e controllare i documenti degli occupanti, bloccare gli eventuali clandestini, persone che negli ultimi anni è quasi fisiologico strappare dal posto.)

Ci sono ovviamente tanti suggerimenti utili da condividere per un viaggio agevole: un morbido collare, la prenotazione del posto al costo di uno spicciolo, il foglio stampato con il Q-r code in caso lo smartphone si guasti all’improvviso (non ci sarà alcuna discussione, specie con il personale dell’Est e quello nordico: rimarrete a piedi!) e prenotare un sedile non troppo vicino al cesso chimico, per dirne un paio, ma quello che mi sento di dire e che non avrà -purtroppo- molto valore, è che Flixbus non verrà ricordato per essere stato un attore principale di quell’esodo epocale che in Europa non ha e non avrà mai contenimento, alla faccia di chi si propone come baluardo e soprattutto uomo politico per frenare le genti, documenti validi o pressappoco in tasca vengano esibiti.
Buon viaggio!

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Lucaa del Negro

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** L’immagine di copertina e le immagini all’interno dell’articolo sono di Lucaa del Negro


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