La bulimia

La bulimia

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Continuiamo il nostro excursus sui disturbi del comportamento alimentare con la bulimia. Una malattia di cui parla per la prima volta lo psichiatra britannico Gerald Russell nel 1979.

Bulimia « Ha il significato di “fame da bue”, fame insaziabile con alterato comportamento alimentare, determinato dall’ingerire in ogni ora della giornata e in solitudine, grandi quantità di cibo, con una frenesia irresistibile che va al di là della volontà del soggetto […] »¹
Una persona affetta da questo genere di disturbo, non di rado si procura il vomito per liberarsi e si sottopone a giorni di digiuno.

« Si può parlare propriamente di bulimia se gli episodi del mangiare solitario durano almeno due ore, si manifestano almeno due volte a settimana, e in particolare se l’abbuffata è seguita da vomito spontaneo o procurato e da giorni di digiuno »²

Possono essere segnali significativi per i familiari:

  • il fare ginnastica in maniera ossessiva
  • le conseguenze fisiche del vomito come gonfiore alle guance o alle mandibole, giallore della dentizione, pelle inspessita del dorso delle mani;
  • la chiusura in bagno dopo i pasti (per procurarsi vomito), bustine di lassativi o diuretici nelle pattumiere o altri segni di vomito o dissenteria;
  • la mollezza, la mancanza di energia;
    gli alimenti consumati rapidamente e le confezioni vuote;
  • la frequenza del ricorso alla bilancia per il controllo del proprio peso corporeo;
  • la riduzione significativa delle proprie attività sociali abituali a seguito dell’estrema importanza delle “attività bulimiche”.

« È possibile rintracciare tale condizione quando è presente un’incapacità di ricevere/accettare amore, dovuta spesso anche a una disadatta lettura dei comportamenti altrui, che provoca nella persona un vissuto di deprivazione affettiva e la sensazione di essere maltrattata e respinta, percependo in molti casi un vuoto interiore che cerca di colmare attraverso l’incorporazione dell’”altro” »³

Guarire dalla bulimia è possibile. In effetti esistono diverse modalità d’intervento e diversi tipi di trattamento, polarizzati sugli aspetti specifici di questa patologia.
Il primo passo per liberarsene è quello di riconoscere il problema e volervi rimediare.
Il percorso, di durata pluriennale, comprende solitamente una psicoterapia associata o meno ad una terapia farmacologica.

Rivolgersi al proprio medico di fiducia per un test e gli opportuni consigli resta la chiave di volta fronte a questo genere di disturbi.
Resta indispensabile il ruolo dei familiari che non devono esitare a farsi supportare a livello emotivo onde accompagnare al meglio il dolente in questo lungo percorso verso la guarigione.

Un documento interessante da consultare relativamente ai disturbi alimentari, predisposto dal Ministero della Salute, lo si può trovare su https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2774_allegato.pdf

¹ G. Pesci, M. Mani, Dizionario di Pedagogia Clinica, Armando editore, Roma, 2022, pag. 66.
² Ibidem, pag. 67.
³ Ibidem, pag. 67.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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