Di Sergio Ragaini
Oggi, come ben sappiamo, siamo in un’epoca in cui i processi di automazione dominano la Società. Rendendo automatici processi ripetitivi, prima affidati all’Uomo. I detrattori di questa automazione sostengono che questa toglie posti di lavori. Le frange più “estreme”, addirittura, arrivano a sostenere che tutto questo processo è voluto, per creare di proposito miseria, e addirittura, i più estremi di loro sostengono, per avere la scusa per ridurre la Popolazione Mondiale.
In questa categoria, purtroppo, ritroviamo buona parte di coloro che appartengono al cosiddetto: “Fronte del Dissenso”, che sempre più hanno portato, e stanno portando, il loro attacco dalla lotta per la Libertà a quella contro l’Automazione, facendo riecheggiare affermazioni, decisamente prive di senso, come: “No alla digitalizzazione”.
Nel testo che segue cerco di analizzare la cosa da diversi punti di vista. Mostrando che l’automazione è un processo che c’è sempre stato, e ha sempre portato vantaggi, eliminando lavori sovente umilianti e malsani, e spesso indegni dell’Essere Umano. Al punto che, in alcuni casi, erano lavori che venivano affidati agli schiavi.
Il fatto che l’automazione crei altri problemi è legato non al suo essere un processo non benefico, cosa non vera, ma piuttosto al modello sociale attuale, del quale l’automazione richiede il superamento e la trasformazione. Quindi, invece che opporsi all’automazione, per mantenere in vita questo modello sociale, occorre secondo me utilizzarla per costruirne uno nuovo. Utopia? In fondo, le grandi innovazioni sono scaturite proprio da idee considerate “utopiche”, e che, nondimeno, hanno creato innovazione e vero cambiamento, dentro e fuori di noi. I “detrattori” dell’automazione: mancanza di “memoria storica”… e non solo!
L’automazione: un tema molto in uso oggi.
Infatti, sempre più, i lavori ripetitivi, quelli meno costruttivi da un punto di vista mentale, sono affidati a macchine.
Questo è un processo che sta andando avanti, ormai, da decenni: addirittura da dopo la cosiddetta “Rivoluzione Industriale”. Più in generale, è un processo antico quanto l’Uomo, e ha caratterizzato l’intera sua Storia su questo Pianeta. Questo processo di automazione, però, sta suscitando diverse critiche: infatti, secondo alcuni, l’automazione andrebbe a togliere posti di lavoro.
Secondo le frange più “estreme” di questa “opposizione all’Automazione”, addirittura questa diminuzione di posti di lavoro, a causa dell’Automazione, sarebbe perfettamente voluta, per generare povertà. Sarebbe, quindi, un meccanismo voluto da quello che viene definito “Nuovo Ordine Mondiale”.
Insomma: l’automazione sarebbe una modalità attuata, in qualche modo, per schiavizzare le persone.
Personalmente, prendo le distanze da queste posizioni, che hanno, non solo poco significato, ma che paiono perdere completamente qualsiasi “memoria storica”: quella memoria che ci permette di imparare dal passato, in modo da non commettere gli stessi errori nel presente e nel futuro. Ma anche, e questo è il caso, di comprendere che quelle cose che si credono cose “uniche” e “avvenute per la prima volta” sono già avvenute in passato. E anche più e più volte. Ricordarlo permette di iniziare davvero qualcosa di completamente nuovo, e di aprirci a nuovi orizzonti. Soprattutto, evitando prese di posizione che, personalmente, trovo senza fondamento.
Automatizzare processi ripetitivi e spesso indegni della nostra specie
Innanzitutto riflettiamo su una cosa: l’automazione è un modo per automatizzare processi ripetitivi, sempre uguali. Processi, in effetti, indegni della nostra Specie.
Almeno fino a prova contraria, la nostra specie si caratterizza, infatti, per la sua capacità di elaborazione logica. Siamo, e questo ormai è certezza, l’unica specie, almeno in base alle nostre conoscenze, in grado di reagire anche di fronte a situazioni pensate, e non solo tangibili.
Questo è stato, purtroppo, utilizzato dal Potere in maniera strumentale contro di noi, generando Paura per situazioni che non erano lì, sotto i nostri occhi, ma solo nella nostra mente. O, magari, erano lì, sotto i nostri occhi, ma sicuramente “amplificate” dall’aspetto mentale.
Per questo dico, e l’ho scritto più volte nei miei libri, che educare alla Paura equivale ad educare non solo alla frustrazione, ma anche alla violenza. Infatti, ed è stato provato, i Paesi dove ci sono più atti violenti sono quelli dove le persone vengono “riempite di paura”. Questo è l’asserto, sicuramente da me condiviso, del film: “Bowling a Columbine” del regista statunitense Michael Moore.
Tuttavia, questo è un altro discorso. Ora stiamo su questo discorso, che rivelerà, lo vedrete molto bene, risvolti davvero interessanti e costruttivi.
Assumendo quindi che la nostra specie è in grado di elaborare come altre specie animali non sono in grado di fare, il lavoro ripetitivi e sempre uguale non è degno di noi. Non a caso, la Tecnologia ci ha permesso di automatizzare processi di calcolo, che oggi sono affidati a calcolatrici, prima e poi, in senso lato e più ampio, nel senso di processi di computazione in generale, a calcolatori: ancora, però, ovviamente, le calcolatrici sono in uso.
Alcuni insegnanti sostengono che questi strumenti rendono le persone incapaci di fare i conti, e, di conseguenza, a livello scolastico, non fanno utilizzare le calcolatrici agli studenti. Trovo questo atteggiamento poco sensato: infatti, ad esempio in un problema di Geometria, lo scopo non è eseguire dei conti, ma concentrarsi sull’aspetto geometrico. Non fare usare le calcolatrici vuol dire far sì che la persona si concentri su altro rispetto allo scopo di quel lavoro, perdendone di vista il vero obiettivo. Quello che conta, quindi, è il processo, l’algoritmo di calcolo, non il ripeterlo all’infinito in operazioni del tutto inutili in quel momento.
La calcolatrice permette di automatizzare processi di calcolo, facendo sì che la persona possa concentrarsi meglio anche sugli stessi meccanismi del calcolo, comprendendoli in profondità, eventualmente generalizzandoli (ad esempio, eseguire calcoli in basi di numerazione diverse dalla base 10, che oggi utilizziamo correntemente).
Questo è lo scopo delle Matematiche (bello utilizzare questo termine al plurale, in quanto le Matematiche sono molte, non una sola): vale a dire il discorso matematico. Contrariamente a quello che alcun pensano, forse vittime di un’impostazione Crociana-Gentiliana, che avvolge a tutt’oggi la Scuola Italiana, in base alla quale la Matematica è solo uno strumento di utilizzo pratico, e non un mezzo per “modellizzare” la Realtà. E questo ha tolto scientificità a molte cose, Musica compresa.
Anche questo sarà un discorso che riprenderemo in altri articoli. Per il momento, spero che questo abbia fatto capire che lo scopo dell’Uomo è automatizzare dei processi. Liberando l’Uomo stesso da azioni ripetitive e sempre uguali.
I vantaggi dell’automazione: ieri come oggi sono sotto gli occhi di tutti: e gli esempi non mancano!
Questo processo di automazione ha creato, per l’Uomo, grandi vantaggi, liberandolo da lavori davvero “da schiavi”.
Pensiamo, ad esempio, al lavoro delle filandiere, o filandaie, che qualcuno chiamava “filerine”. Questo lavoro era quello che permetteva, dalla crisalide del Baco da Seta, di trarre quei filati da utilizzare poi per la messa a punto di vestiti e altro. In questo articolo si può vedere come fosse davvero “alienante” questo lavoro, mentre qui si possono trovare riassunte tutte le fasi della filatura. Un lavoro che, addirittura vedeva le filandaie con le mani nell’acqua quasi bollente.
Il lavoro della filandaia era un lavoro terribile, davvero umiliante. Canti come “Mamma Mia”, che qui vi propongo nell’interessante armonizzazione di Angelo Mazza, compianto Direttore di Coro (qui potete trovare anche il testo del canto, e una sua spiegazione) e Compositore, era un lavoro umiliante. Nella canzone si dice, addirittura: “E il mestè della filanda, l’è il mestè degli assassini. Poverette quelle figlie che sono dentro a lavurà” (ho scritto volutamente in dialetto, com’è il testo della canzone).
L’automazione ci ha liberati da questo lavoro umiliante, affidando a macchine questa attività.
Ancora, posso ricordare il lavoro delle Mondine. Queste, per lungo tempo, sono state responsabili della raccolta del riso. Il loro lavoro consisteva nello stare tutto il giorno con l’acqua alle ginocchia, e con la schiena curva, nelle risaie, ambienti tra l’altro malsani, per raccogliere il riso. Il link indicato sopra descrive molto bene la fatica del loro, davvero devastante, lavoro.
I canti delle mondine, ancora cantati, descrivono il loro lavoro, spesso in maniera ironica, come ad esempio questo, piuttosto noto.
Oggi, la raccolta del riso è stata completamente automatizzata. Questo ha permesso, e permette tutt’oggi, di eliminare il lavoro umiliante e faticoso delle mondine.
Questi due esempi, credo, esprimono molto bene, almeno auspico, come l’automazione abbia eliminato lavori, spesso, terribili, sostituendoli con macchine.
In questo senso, vediamo anche un altro grande vantaggio delle macchine: vale a dire, la possibilità che queste hanno di lavorare, di fatto, 24 ore al giorno, quando noi vogliamo, fatti salvi, ovviamente, i tempi di “riposo” anche per queste: tempi che, però, non sono mai paragonabili a quelli dell’Uomo.
Questo, comunque, ci dice che l’automazione ha portato, e porta, vantaggi, eliminando quei processi lavorativi, di fatto, indegni della nostra specie.
Ricordiamo anche altre invenzioni. Tra queste, la macchina da cucire, che sicuramente ha portato ad automatizzare buona parte dei processi di cucitura, che sono sovente faticosi e ripetitivi. La prima macchina da cucire è datata 12 luglio 1851, ad opera di Isaac Merit Singer, fondatore della nota ditta di elettrodomestici.
Anche l’invenzione della lavatrice ha permesso di eliminare il lavoro della lavandaia. La prima lavatrice è datata 1907, ma la produzione industriale di questo elettrodomestico è successiva: in Italòia, questo è arrivato solo nel 1946, anno in cui le donne hanno avuto diritto al voto. Questa coincidenza mostra molto bene come l’emancipazione femminile è andata di pari passo con l’automazione di processi. Fornendo un’ulteriore smentita a coloro i quali ritengono che la Tecnologia sia uno strumento di schiavitù: le evidenze dicono esattamente il contrario.
Ancora, nei Paesi (ma anche nelle città), spesso esistono i lavatoi. Addirittura, a Milano esiste un “Vicolo dei Lavandai”. In questi luoghi, le lavandaie (era un lavoro quasi interamente femminile) si recavano per lavare i panni, spesso per la gente che le “assumeva” proprio per questo (la professione di lavandaia era proprio quella di colei che lavava i panni pere conto di altri). Un lavoro terribile, che costringeva la persona a stare tutto il giorno con le mani nell’acqua, con saponi spesso corrosivi, con qualsiasi tempo e temperatura. Anche il mestiere della lavandaia ha i suoi canti e cori: vi propongo questo, tratto da “La Gatta Cennerentola” del napoletano del 1600 Giambattista Basile
l’invenzione delle lavatrici ha permesso di superare tutto questo.
Replicazione di processi a vantaggio di tutti
L’automazione dei processi ha portato anche la possibilità di “replicare” processi, senza renderli, di fatto, unici nel loro genere.
Un esempio, credo piuttosto importante, è quello dell’invenzione della Stampa. Questa viene attribuita a Gutenberg . Il primo testo stampato è stata, in Europa, la “Bibbia a 42 linee” (detta anche Bibbia di Gutenberg, terminata nel 1455. Tuttavia, in Cina pare si stampasse molto prima: la prima tecnica a caratteri mobili sembra lì addirittura datata 1041, e deve la sua invenzione a Bi Sheng. Infatti, ne “Il Milione”, Marco Polo aveva osservato con stupore che, in Cina, già stampavano nel 1200.
Tralasciando i dettagli sull’invenzione della Stampa, prima di questa, per ottenere copie di qualsiasi libro, occorreva ricopiarlo: questo lavoro era affidato ai cosiddetti “amanuensi”, il cui lavoro consisteva proprio nel ricopiare libri. Con la Stampa si potevano, e si possono, ottenere virtualmente infinite copie di qualsiasi testo.
In questo filone possiamo collocare anche l’invenzione della fotocopiatrice, tutto sommato abbastanza recente. Infatti, la prima fotocopiatrice è stata realizzata a New York, e risale al 1938. è stata realizzata dal fisico Chester Carslon . La Compagnia, fondata dallo stesso Carlson, assunse poi il nome di Xerox. Tuttavia, le prime fotocopiatrici furono introdotte sul mercato solo nel 1949, e solo nel 1959 fu lanciata la prima fotocopiatrice totalmente automatizzata.
Prima, duplicare testi era un’impresa. Per poterlo fare si usavano processi spesso lunghi e complessi. Uno di questi era il ciclostile, che tuttavia richiedeva, a priori, il preparare il documento su apposita gomma: non poteva quindi essere utilizzato per duplicare documenti già esistenti.
Quindi, prima dell’invenzione delle fotocopiatrici, che, come abbiamo visto, è relativamente recente (in fondo, chi ha più di 64 anni è nato senza questo strumento), di fatto chi voleva duplicare un documento aveva solo un’opzione: ricopiarlo. Non a caso, pare che una delle cose che abbia “mosso” Carlson nell’invenzione delle fotocopiatrice sia stato il desiderio di smettere di dover copiare documenti.
Quindi, l’automazione ha permesso cose davvero positive: l’eliminazione di lavori ripetitivi e, spesso, umilianti e malsani (quelli della Filandaia e della Mondina credo siano esempi importanti, ma anche quello della lavandaia), e, nello stesso tempo, ha permesso di replicare, virtualmente all’infinito, dei processi, che altrimenti andavano effettuati ogni volta: vedi l’esempio della Stampa, e anche quello delle fotocopie. E questo ha permesso, e permette, una diffusione davvero grande di conoscenza e di attività umane: pensiamo ad esempio a cosa la Stampa ha voluto dire per l’ sviluppo umano.
L’automazione, quindi, porta sempre dei vantaggi: individuali e collettivi. Permette maggiore fruibilità, maggiore velocità maggiore ottimizzazione del tempo. Ad esempio, la possibilità di effettuare pagamenti online, invece che andare ad un Ufficio Postale per fare delle code, assieme a gente svogliata e annoiata, permette poi di avere più tempo per fare cose che si sentono di valore per la propria vita: anche andare a fare una semplice passeggiata, senza il vincolo del doversi recare in un Ufficio, spesso sgradevole e pieno di gente annoiata e, talvolta, anche arrabbiata.
Quindi, anche l’idea dell’automazione che crea solitudine e porta la gente a non uscire di casa non è vera: porta, al contrario, la persona ad uscire di casa se lo vuole fare, e per andare dove desidera, invece che essere costretta ad uscire per andare in luoghi, spesso, sgradevoli e poco accoglienti, dovendo subire la compagnia di persone magari sgradite e talvolta anche sgradevoli.
L’automazione toglie posti di lavoro? In parte è accaduto anche in passato… Tuttavia, i suoi vantaggi sono sicuramente superiori ad eventuali problemi nel breve termine! E la Storia ce lo dice! Le posizioni, secondo me senza senso, dei detrattori
Dopo avere detto questo, mostrando i grandissimi vantaggi dei processi di automazione, vediamo però quali sono le posizioni dei “detrattori” dell’automazione. Detrattori che, come dicevo, vedono questa solo come un modo per togliere posti di lavoro. E, come dicevo prima, nei casi più estremi, vedono questo come esplicitamente voluto da qualcuno.
Oggi, buona parte del cosiddetto “dissenso”, come già accennavo, è su queste posizioni. Al punto che, il cosiddetto “Fronte del Dissenso”, è passato, in gran parte, dalla lotta per la libertà alla lotta contro la Tecnologia e l’Automazione. Si è trasformato, quindi, da lotta contro restrizioni di fatto inutili (e qui il cosiddetto “Fronte del Dissenso” mi vedeva al loro fianco), a lotta contro i processi di automazione della Società. Sino a proclami quali: “No alla Digitalizzazione”.
Ricordo, addirittura, una ragazza che, su Facebook, aveva mostrato una foto raffigurante delle casse automatiche presso un punto vendita della catena di articoli e abbigliamento sportivi “Decathlon”. Unita all’invito: “Boicottatele!”, invitando ad andare dove ci sono i cassieri. Una presa di posizione davvero assurda, almeno secondo me.
È soprattutto per le prese di posizione contro l’Automazione che io, dopo avere appoggiato questo “Dissenso”, nel periodo dell’Epidemia Sars-Cov2, e i miei articoli di qualche anno fa lo dimostrano molto bene (ne potete trovare diversi sulla mia Pagina Autore di questo giornale), ne ho preso un po’ le distanze. Personalmente, sono sempre stato un fautore dell’automazione, e sentire attacchi contro questa non mi può vedere allineato. Per me, l’automazione è sempre stato un sogno da raggiungere. Quando ero bambino, infatti, e sentivo parlare di “donne di servizio” nelle case, pensavo a come ancora era arretrata questa Società, se questi lavori venivano ancora svolti da personale umano, invece che da macchine. E avrei voluto trovarmi in una Società dove questi lavori erano ormai automatizzati. Oggi che, almeno in embrione, questo comincia a prendere forma, non sarò sicuramente qui a cercare di fermare un processo che è sempre stato nei miei sogni.
Assenza di qualsiasi “memoria storica”
I discorsi di questi “detrattori”, come dicevo all’inizio, mostrano che l’Uomo non ha assolutamente memoria storica. Nel senso che cose già accadute sono vissute come cose mai accadute, come se accadessero per la prima volta.
Il Maestro Spirituale Osho diceva che, se potessimo ricordare le nostre Vite Passate, vedremmo che abbiamo fatto sempre le stesse cose, senza imparare nulla dai nostri errori del passato.
Questo, purtroppo, è tipico di noi umani: non impariamo dal Passato. A livello individuale così come collettivo.
Se noi avessimo imparato dal Passato, e ricordassimo questo Passato storico (se, infatti, non è così facile ricordare le nostre vite passate, la Storia è lì, soprattutto quando è relativamente recente), avremmo visto, e vedremmo, che questo fattore della “disoccupazione”, almeno nell’immediato, creata dall’automazione, è sempre esistito.
Gli esempi non mancano di sicuro: andiamo a farne qualcuno, relativamente alle attività automatizzate di cui parlavo in precedenza.
Quando è stata inventata la Stampa, ci sono state le rivolte degli Amanuensi, che prima ricopiavano i libri. Infatti, molti di loro sono rimasti disoccupati. Probabilmente, ci saranno stati anche assalti alle stamperie.
Quando è stato automatizzato il lavoro della filanda e della racconta del riso, interi “eserciti” di mondine e filatrici sono rimaste disoccupate.
Allo stesso modo, dopo l’invenzione della macchina da cucire, molti cucitori sono rimasti disoccupati: infatti, pare che diverse macchine da cucire siano state distrutte proprio per questo.
Tuttavia, è innegabile che queste automazioni hanno portato benefici per tutti. Vorremmo, infatti, ripristinare lavori come le mondine e le filatrici? Direi proprio di no!
Nell’articolo che ho segnalato prima, a proposito degli Amanuensi, si può anche vedere che, nel Mondo Antico Greco e Romano, il lavoro dell’Amanuense era affidato a schiavi: che, per questo, venivano detti “Schiavi Copisti”.
In generale, comunque, ogni volta che viene automatizzato un processo produttivo, è abbastanza ovvio che tutte le persone che prima erano coinvolte nello svolgerlo “manualmente” smetteranno di svolgere quel processo. E a questo si “attaccano” i detrattori dell’Automazione, arrivando addirittura a dire che questo processo, così benefico per tutta l’Umanità, è voluto da qualcuno per creare malessere. Quando lo scopo dei processi di automazione, e penso sia ora piuttosto evidente, è stato sempre quello di creare benessere, liberando l’uomo da lavori che eran o davvero “da schiavi”.
Probabilmente, però, seguendo i discorsi e il pensiero dei “detrattori della Tecnologia”, oggi avremmo ancora le Mondine, le Filatrici e gli Schiavi Copisti: lavori, come facevo notare prima, davvero alienanti, oltre che malsani.
Come dicevo prima, il problema è che questi “detrattori” non hanno quella memoria storica che permetterebbe loro di capire che i problemi che evidenziano si sono già verificati in passato, e sono stati, in buona parte, superati. E che, comunque, l’automazione ha sempre portato dei vantaggi, che sono sotto gli occhi di tutti.
Questi detrattori, poi, per esprimere le loro idee, utilizzano strumenti tecnologici quali gli Smartphone e i Computer. Strumenti dei quali parlano male, attaccandoli come “mezzi di controllo Sociale”. Però li usano per attaccarli. E questa è una contraddizione.
Come dicevo, le cose che i detrattori dell’automazione affermano, si sono già verificate in passato: ciononostante, questa Automazione ha portato benefici, eliminando lavori, come dicevo, sovente terribili. Lavori che, oggi, sono lontano ricordi del passato.
Veniamo, ora, per concludere, proprio al problema della disoccupazione, che questa automazione viene a creare: problema in parte già affrontato poco fa, ma che ora è interessante mettere ulteriormente in risalto.
Questa disoccupazione, indubbiamente, può esistere, almeno nell’immediato. Come dicevo, però, è esistita anche in passato: ogni processo di automazione, infatti, ha creato, come dicevo, disoccupazione tra tutti coloro i quali svolgevano manualmente quei lavori che sono stati automatizzati.
Tuttavia, come dicevo, si tratta di lavori, in buona parte, ripetitivi e davvero noiosi, se non alienanti.
L’automazione di una catena di montaggio, ad esempio, crea disoccupazione tra tutti coloro i quali trascorrevano le loro giornate a compiere sempre lo stesso gesto. Lo stesso lavoro dei cassieri, che in parte viene “soppiantato” dalle casse automatiche, è un lavoro che consiste nello stare tutto il giorno in una sorta di postazione, seduti su un seggiolino, passare codici a barre, eseguendo poi il conto. Un lavoro sicuramente ripetitivo, che viene effettuato, sempre uguale, per ore e ore al giorno.
Anche il lavoro di chi riceve, ad esempio, pagamenti di Conti Correnti in un Ufficio Postale è estremamente ripetitivo: consiste, infatti, nel battere dei codici, nell’inserire il Conto Corrente in un apposito spazio, attendendo la risposta. Sempre lo stesso gesto, ore e ore al giorno.
Questi lavori andranno indubbiamente a scomparire. E non può essere che così: fa parte del futuro, fa parte dell’evoluzione: i processi ripetitivi devono essere automatizzati.
Tuttavia, l’automazione ha poi portato lavoro: un lavoro diverso, di altra qualità, ma l’ha portato. E, comunque, ha sempre portato, come dicevo, vantaggi per tutta l’Umanità. E questo è indubbio.
Questo fatto dell’avere portato vantaggi per l’umanità smentisce subito l’idea che questa automazione sia voluta da qualcuno per generare problemi e giustificare la riduzione della Popolazione Mondiale. Non credo che sia possibile che, una cosa che comunque, è positiva, possa essere utilizzata per scopi di questo tipo. Il fatto che processi ripetitivi siano automatizzati fa parte della natura delle cose: è sempre stato così, e porta solo vantaggi, aumentando il benessere collettivo: la Storia lo dice chiaramente. Eventuali svantaggi, quali la scomparsa di quei lavori che vengono automatizzati, sono soltanto a breve, se non a brevissimo, termine: a medio e a lungo termine, i processi di automazione portano solo vantaggi.
Per capire che l’automazione porta benessere, pensiamo ad esempio alla scomparsa di lavori quali le Mondine e le Filandaie: il non dovere più svolgere un lavoro così malsano ha creato sicuramente un aumento del benessere.
Chi vede solo gli eventuali svantaggi immediati, senza guardare un po’ oltre, quindi, non dimostra di certo lungimiranza: vede solo nell’immediato, senza muovere un po’ di più lo sguardo in avanti. Quindi, dimostra limitatezza di vedute.
Per questo, talvolta, dico che, sempre più, nel “Fronte del Dissenso” ho trovato non uomini liberi, ma “Pecore di un altro Gregge”. Cambia il Gregge, ma si tratta sempre, spesso, di pecore: guidate da altri pastori, ma comunque sempre di un gregge, seppur diverso, si tratta.
Automazione: impulso per creare un Mondo nuovo con parametri completamente diversi Utopia? Diciamo solo capacità di “guardare oltre”: in fondo, qualcuno l’ha già fatto!
Vediamo, ora, anche facendo un passo un po’ sopra il discorso (processo sempre molto utile per capire meglio le cose), perché i discorsi dei detrattori di questi processi di automazione non hanno significato. In pratica, affermando “l’automazione crea disoccupazione”, stanno affermando: “Bisogna eliminare l’automazione, per permettere alle persone che fanno lavori ripetitivi e, spesso, malsani, di continuare a farli, per continuare a poter vivere in questo Sistema, con le attuali impostazioni”. O, calcando ancora di più la mano: “Bisogna eliminare l’Automazione per permettere all’attuale sistema di continuare ad esistere”.
L’assurdo di questo discorso è che, così facendo, diventano parte di questo Sistema, invece che utilizzare l’automazione come “forza dirompente” per uscire da questo Sistema.
Infatti, il concetto stesso di “disoccupazione” implica quello di “lavoro per vivere”.
Lo stesso concetto di “lavorare per vivere” è un discorso convenzionale, che noi abbiamo preso per assoluto. Insomma: il fatto che occorra svolgere un’attività lavorativa, per avere il denaro per vivere, è un qualcosa di legato ad un Sistema che non è l’unico possibile, anche se alcuni lo credono tale.
Cosa intendo con questo? Semplice: che quello che noi crediamo “assoluto” è solo una convenzione, universalmente accettata. Questa idea del “lavorare 8 ore al giorno, almeno, per vivere, magari facendo qualcosa che non ci piace, o addirittura non sopportiamo”, è una struttura legata a questo Sistema. Non è un Valore Assoluto.
Come, anni fa, diceva ad un incontro anche il Notaio Alessandro Matteucci (che è anche un Poeta), il Bardo del Villaggio di Asterix(credo che molti di voi conoscano i fumetti di Asterix e Obelix) cantava malissimo: tuttavia, aveva di che vivere. E questo dimostra che un modello sociale diverso, fondato sull’individuo e non suol denaro, che lo stesso Notaio affermava, giustamente, essere un qualcosa di esterno a noi, lo dice molto bene.
Quindi, il fatto che questi processi di automazione creino disoccupazione, è legato al fatto che questo modello sociale, mediante questi processi, può, e secondo me “deve”, essere superato.
I detrattori di questi processi di automazione, in pratica, sono, in questo momento, i baluardi di un Sistema che loro stessi criticano, e che, nondimeno, vorrebbero tenere in piedi a tutti i costi, continuando a far sì che determinati lavori, talvolta davvero “da schiavi”, rimangano vivi.
Pensiamo, invece, in maniera diversa. In un episodio di “Star Trek” nota serie televisiva che, credo, tutti voi abbiano sentito nominare, il Capitano James Kirk e il suo equipaggio si ritrovano, dal loro ventitreesimo secolo, nella secondo metà del ventesimo Secolo, in un mondo che Kirk aveva definito: “Primitivo e Paranoico” (credo a ragione!). Entrando in un negozio, una delle persone dell’equipaggio dice, stupita: “Usano ancora il denaro!”. Il film in questione si intitola “Rotta verso la Terra”, ed è del 1986.
Nel film: “Il Pianeta Verde”, la Protagonista, giungendo sulla Terra, dice stupita: “Li usano ancora quei pezzettini di carta!” (intendendo con questi le banconote).
Insomma: il fatto di “lavorare per vivere”, e la stessa esistenza del denaro, è una convenzione sociale, presa per assoluta. Di questo parlavo nell’ultimo capitolo del mio libro: “Esistenze Multidimensionali”.
Eleviamoci un po’ sopra le cose, e consideriamo quindi la Società e il Sistema in astratto. A chi dice che “occorre essere concreti”, rispondo, come avevo scritto anche nel mio testo “Distruttori di Sogni”, parte del mio libro: “La Formazione “Deformativa”, o la distruzione dell’apprendimento”, pubblicato il 19 dicembre 2023 (ho letto il mio testo nel corso di “Book City 2013”, a Milano, il 18 novembre 2023), che mai come ora, e mai come in questi casi, “concretezza” è sinonimo di “limitatezza”, e che solo l’astrazione è ciò che ci permette di vedere “oltre” le cose.
Vedere le cose più “in astratto” per capirle meglio, e prospettare un Mondo Nuovo
Vediamo le cose, quindi, più in astratto: capiremo a cosa serve, o può servire, l’automazione.
Grazie all’automazione, possiamo automatizzare tutti i processi. Possiamo, quindi, lasciare le macchine a lavorare per noi, e dedicarci a quello che davvero amiamo.
L’automazione, quindi, permette questo: la costruzione di un Mondo dove le persone possano vivere in maniera diversa e più libera.
Chi, quindi, vede in questa l’aspetto di disoccupazione temporaneamente creata, è legato ad un Sistema che lui stesso attacca, ma che vede come l’unico possibile. Forse perché “vuole essere concreto”, che significa “vuole essere limitato”.
La Tecnologia, quindi, permette di costruire un nuovo modello sociale, dove non occorra più lavorare per vivere, ma dove la vita sia garantita in quanto dato di fatto. In fondo, la frase “lavorare per vivere”, come “anche la frase “guadagnarsi da vivere”, non hann0o alcun senso: infatti, la vita è un dato di fatto, non qualcosa che “dobbiamo guadagnare”. È qualcosa che c’è, in quanto tale, e un Sistema deve avere, come prerogativa, il preservarla. Per questo metterei, come Articolo 1 di tutte le Costituzioni, non l’affermazione che un Paese è fondato sul Lavoro (come nel caso della Costituzione Italiana), ma che è fondato sulla Vita, e sul diritto ad essa.
Ad esempio, l’Articolo 1 della Costituzione Italiana potrebbe risuonare come: “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sulla Vita, e sul diritto a preservarla”. Con un articolo di questo tipo, l’idea stessa di “lavorare per vivere” risulterebbe un nonsenso, in quanto la Vita stessa, e il diritto a viverla nel migliore dei modi, dovrebbe essere garantito sempre.
Quindi, chi ostacola questo processo di automazione, vuole mantenere in vita un modello sociale incompatibile con l’attuale Tecnologia, e ancora di più con quella futura. L’automazione può aiutarci a costruire un Mondo diverso, dove il denaro non sia più necessario. Anche il denaro, infatti, è una convenzione, e, sicuramente, eventuali Mondi più evoluti di questo l’avranno lasciato alle spalle, in quanto, se ben vediamo, è fonte di divisioni, di lotte e di blocco dello sviluppo. Le multinazionali farmaceutiche e petrolchimiche, con i loro ostacoli alla ricerca di combustibili alternativi, magari a costo zero (la “Free Energy” è stata sempre da loro ostacolata), e ad un vero benessere, che non sia, per contro, una malattia a tempo indeterminato, come purtroppo accadew oggi per buona parte della Medicina Ufficiale.
A chi dice che tutto questo è utopia, dico che nulla può avvenire senza il consenso della gente. Quindi, questo Sistema sta in piedi perché molti, troppi, lo ritengono l’unico possibile. E vedono l’automazione come una minaccia, invece che come un propulsore per la creazione di un Mondo Nuovo.
Su questo Pianeta siamo oltre 8 miliardi, e aumentiamo di quasi 200.000 persone al giorno (statistiche sulla Popolazione Mondiale, e non solo, possono essere trovate, in tempo reale, sul sito di “Worldometer”). Chi tiene le redini del gioco sono, al massimo, 200 persone. E le 8 persone più ricche del Pianeta hanno la stessa ricchezza della restante parte dell’Umanità. Se questo avviene, significa che noi lo permettiamo: l’abbiamo permesso sinora e continuiamo a permetterlo, credendo che sia il nostro bene.
Qui non mi riferisco solo all’Italia, ovviamente: non credo che dall’Italia potrà partire un impulso per innovare. Potrà, però, partire da altre Realtà, dove il livello di consapevolezza è decisamente più elevato.
In conclusione, non ha senso attaccare l’automazione per permettere a questo Sistema di esistere: occorre invece utilizzarla per costruire un Sistema diverso.
E tutto questo è possibile, se solo lo vogliamo, tutti assieme, senza lotte, ma unendoci contro quelli che sono i “veri” Nemici del Pianeta, e del nostro sviluppo. Riscoprendo, magari, metodi per ottenere energia a costo zero, per avere energia all’infinito (ne parlo anche in alcuni miei romanzi, come “E sarà sempre Natale” e “Viaggio nell’Infinito”). E, così, grazie all’automazione, poter ottenere davvero un Mondo dove tutti possano avere quanto serve per il loro benessere (non solo per la loro sopravvivenza, ma per il loro benessere!), utilizzando le Macchine per automatizzare processi di produzione, che saranno anche quelli, di fatto, quasi a costo zero.
Come vedete, le utopie sono quelle che portano avanti il Mondo, così come i sogni, come scrivevo nel mio citato testo “Distruttori di Sogni”.
Posso concludere con due frasi.
La prima è di Albert Einstein: “Le persone che sono così folli da pensare di poter cambiare il Mondo sono quelle che lo cambiano davvero”.
La seconda, invece, è il finale della canzone “Imagine”, di John Lennon: “You may say I’m a Dreamer, but I’m not the only one. I hope someday you will join us, and the World will be as one”.
(Forse tu potresti dire (o: voi potreste dire) che sono un sognatore: ma non sono l’unico. Spero che un giorno ti unirai a noi (o: vi unirete a noi): e (allora) il Mondo sarà come un’unica famiglia (o: come un’unica entità)).
Basta crederci: la Realtà è la materializzazione dei nostri sogni, e non la loro negazione. Se davvero ci crediamo, questo Mondo possibile, che oggi pare utopia, sarà realtà. Magari non per noi, per la nostra generazione, ma, forse già per coloro che aprono gli occhi al Mondo in questi tempi, sarà Realtà. In fondo, chi ha scritto sceneggiature come quelle di “Star Trek”, vedeva decisamente molto avanti. E a ragione!
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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