Prontuario della distensione: come riconnettermi ai miei ritmi naturali

Prontuario della distensione: come riconnettermi ai miei ritmi naturali

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Riprendiamo il nostro percorso che sta proponendosi quasi come un vero e proprio manualetto sulla distensione. Questa settimana riflettiamo sui ritmi della natura e… sui nostri!

Noi umani siamo i soli animali che non dipendono dai ritmi naturali. Il sole, le ore del giorno e della notte, le stagioni non sembrano condizionare la nostra quotidianità. Non in maniera determinante, comunque.

Una disconnessione che potremmo far risalire alla rivoluzione industriale. È in quegli anni che gli orologi hanno incominciato a scandire i ritmi delle nostre vite, a condizionare le nostre famiglie. Sostituendosi ai rintocchi del campanile che scandivano una vita più agreste.

Con le ferrovie, poi, tutto si è accelerato. Gli altri progressi tecnologici come la diffusione della luce elettrica hanno ulteriormente intensificato i ritmi, rendendoli sempre più incalzanti. Ingenerando la nevrosi del tempo che passa.

I ricercatori certificano che dormiamo sempre di meno, essendo ormai pressoché disconnessi dai nostri bisogni e dai nostri ritmi “naturali”.

Le conseguenze sono note e – direttamente o indirettamente – le conosciamo tutti: depressione, disturbi della memoria e dell’attenzione, insonnia, problemi di addormentamento e scarsa qualità del sonno, astenìa, stress permanente…

Il nostro organismo è programmato per “fare certe cose in certi momenti della giornata”. È ciò che chiamiamo ritmo circadiano¹. Per il nostro corpo la giornata è suddivisa in tranches da 90’ a 120’ corrispondenti ai nostri cicli di sonno e di concentrazione (per questo la nostra attenzione è limitata al massimo ad un paio d’ore). Ma c’è una cosa più curiosa che ho scoperto preparando questo articolo. Ovvero che i cosiddetti ritmi circadiani influenzano persino la nostra respirazione! Quando respiriamo, infatti, le nostre narici si alternano lungo tutto l’arco della giornata. Seguendo un ciclo di circa due ore, la narice destra inspirerà più aria della sinistra, la quale prenderà poi a sua volta il testimone.

Per staccare la spina, preambolo della distensione, è innanzitutto necessario (lo abbiamo già evocato altre volte) mettersi all’ascolto del corpo. Agendo di conseguenza. Un caro amico mi confidò che per lui le ferie consistevano in – cito testualmente: « Mangiare quando ho fame e dormire quando ho sonno ». Troppo spesso infatti banalità di questo genere diventano “missione impossibile”. Pensiamo al dopo-pranzo (grosso modo tra le ore 14 e le 16). In questo lasso di tempo abbiamo un calo di energìe e una diminuzione della nostra capacità di concentrazione. Eppure, in quante professioni è proprio questo l’orario in cui trovano spazio attività come riunioni “informali”, analisi di dati e candidature o brainstorming di varia natura (ed utilità)?

Allora, primo suggerimento: carta e penna alla mano, annotate per una settimana i momenti della giornata in cui vi sentite più concentrati ed in forma e quelli in cui, al contrario, siete stanchi e dispersivi. Conoscerete così quelli che sono i vostri ritmi. E, nella misura del possibile, tenetene conto per “programmare” le vostre attività più impegnative e quelle meno. Sarete inevitabilmente più efficaci.

Le nostre esigenze alimentari, come la necessità di riposo notturno, variano da individuo a individuo. Per questo è importante conoscere e rispettare le necessità del nostro organismo. Vi è tuttavia un secondo consiglio “passepartout” che potrei formulare. La sera consumate un pasto leggero e, finita la giornata, coricati i bambini, lavati i piatti… non combattete contro il torpore del sonno! Non imponetevi di “vedere assolutamente” la fine del film, rischiando di addormentarvi sul divano. Recatevi in camera (meglio se ossigenata e rinfrescata), mettetevi a letto assaporando il piacere di ritrovarvi distesi e rilassati; percependone tutti i benefici per il vostro corpo: dalla gradevole sensazione delle lenzuola al piacere di socchiudere gli occhi. Concedetevi eventualmente qualche esercizio di respirazione per meglio “distendere il corpo e tranquillizzare la mente, magari pensando a ciò che vi piacerebbe sognare. Soprattutto evitate di utilizzare il vostro smartphone!

Nelle nostre frenetiche giornate abbiamo dimenticato i ritmi naturali che possono sembrarci perfino desueti e inadeguati alla vita ai 300 all’ora che conduciamo. Per riconciliarci con la natura di cui siamo parte e ritrovare equilibrî salutari, eccoci qualche altra indicazione forse un po’ “démodé”. Incominciate ad acquistare frutta e verdure di stagione, adeguandovi a ciò che “naturalmente” ci fornisce la madre terra. Re-imparate ad osservare “con gli occhi meravigliati di un bambino” gli spettacoli che ci vengono offerti quotidianamente: i colori dell’alba o del tramonto, il disperdersi delle nuvole nel cielo, un passerotto che becchetta sul poggiolo o uno stormo di rondini che annunciano la pioggia. Questo vi aiuterà a relativizzare la vostra umanità per reinscriverla in una più ampia visione del mondo e della natura.   

Una visione più ampia ed allo stesso tempo più umile della vita come quella suggerita, ci farà probabilmente realizzare che siamo ben poco fronte alla maestosità della natura. La Terra e il nostro stesso sistema solare sono poco meno di un granello di sabbia nella sconfinata immensità dell’universo. I problemi che ci crucciano e che ci sembrano oggi insormontabili o i drammi che spesso ci troviamo a subìre, sono poca cosa e soprattutto passeggeri, effimeri, come tutte la esperienze che sostanziano la nostra esistenza. Allora e nonostante tutto, concediamoci una parentesi di sollievo, di serenità, di ricarica psicofisica. Il nostro organismo ce ne sarà grato. E probabilmente anche il nostro entourage!

¹ Ogni individuo ha un orologio biologico della durata di circa 24 ore, che regola l’alternanza tra sonno e veglia e che si ripete ciclicamente. Questo ciclo viene chiamato ritmo circadiano del sonno, dal latino circa diem, che vuol dire “intorno al giorno” (fonte: Google).

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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