Prontuario della Distensione – Liberare la mente

Prontuario della Distensione – Liberare la mente

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Cosa significa “carico mentale”? Vediamolo con un esempio (volutamente al femminile, essendo le donne in prima linea nella gestione domestica e amministrativa del nucleo familiare). Martina è al lavoro e pensa alla spesa che dovrà fare prima di rientrare; deve ancora pagare la bolletta della luce, già scaduta, e iscrivere suo figlio a catechismo. In inglese, mental load, quando il flusso di pensieri della quotidianità e della sua organizzazione affolla la mente pressoché ininterrottamente e con prepotenza.

Il pensare contemporaneamente a cose di campi diversi fa sì che questi pensieri intrusivi ci facciano sentire persi, esauriti sul piano emotivo, fisico e mentale. L’impressione è quella di non aver mai finito, di chiudere un dossier ed averne altri dieci che si aprono.

L’effetto Zeigarnik

Il problema del carico mentale è dovuto alla necessità di lasciare una gran quantità di “cassetti aperti” nella nostra mente con conseguente dispendio di attenzione ed energìe. È l’effetto Zeigarnik, ovvero uno stato mentale di tensione causato da un compito non portato a termine. Infatti un’incombenza incompiuta o lasciata in sospeso assorbe molto più “spazio cognitivo” di una già conclusa ed “archiviata”.

Il primo suggerimento è dunque quello di evitare di essere multitasking (svolgimento contemporaneo di più compiti o funzioni) e di limitare le interruzioni. Difficile, certo, ma non impossibile. Iniziamo con l’imparare ad isolarci, mettendo lo smartphone in modalità aereo; sforziamoci di affermarci, stabilire dei limiti, dei paletti soprattutto quando qualcuno ci interrompe nel pieno svolgimento delle nostre mansioni. Riserviamoci di terminare i compiti più importanti e impegnativi in momenti in cui siamo certi di non poter essere disturbati.

Carta, penna e cellulare

La RAM, acronimo di random access memory è la memoria del computer in cui vengono immagazzinate le informazioni di cui un programma ha bisogno. Sappiamo che anche in noi singole cellule nervose poste nelle regioni frontali del cervello possono conservare una traccia di memoria per qualche minuto. Tuttavia la nostra RAM è assai limitata: mediamente sappiamo ricordarci da cinque a sette cose contemporaneamente e per un brevissimo lasso di tempo. Non appena ci concentriamo su qualcosa, poi, tendiamo a dimenticare il resto, anche le cosiddette “cose importanti”.

Il secondo suggerimento, allora, sarà quello di sollecitare al minimo la nostra memoria viva, di svuotare la mente annotando tutto quanto ci è possibile in vece di fare di tutto per ricordarcene. Se ciò che dobbiamo fare è consegnato su un foglietto, sullo smartphone o sul pc, il nostro cervello sa che può dimenticarsene (almeno momentaneamente) e concentrarsi più facilmente su altre cose. I nostri compiti cesseranno così di essere dei fastidiosi pensieri intrusivi. Attenzione però ad utilizzare lo stesso strumento (agenda, quadernino, cellulare…) per evitare il moltiplicarsi di foglietti e pòst-it.

Automatizzare e ritualizzare

Generalmente tutto ciò che è ritualizzato assorbe meno energie mentali. Quando il cervello si è abituato a fare una certa cosa in un certo modo, utilizza meno energie nello svolgerla. Nella vita privata come sul lavoro, cerchiamo dunque di ritualizzare o automatizzare il più possibile. Dal pagamento delle tasse, alle bollette domiciliate fino agli abbonamenti che ci facilitano la vita inviandoci a scadenze regolari ciò di cui abbiamo bisogno (dal toner per la stampante alla carta igienica!).

Non giochiamo a fare Atlante (il personaggio della mitologìa greca che sorregge il mondo). Chi ha introiettato gli imperativi morali “Sii perfetto!”, “Sii forte!”, “Sii gentile e disponibile” avrà tendenza voler fare tutto senza l’aiuto di nessuno. E ad esaurirsi. Spesso nutrendo astio nei confronti degli altri, rei di non chiedergli se ha bisogno d’aiuto! Quegli stessi altri che probabilmente non avrebbero difficoltà a rendersi disponibili se solo glielo si chiedesse.

Impariamo a domandare e a decentrare i compiti

Magari nostro marito non passerà l’aspirapolvere né laverà i piatti nel modo migliore, ma sulla bilancia vantaggi/svantaggi può avere la sua utilità. Vale davvero la pena sobbarcarci tutto e litigarci su, disperdendo energìe e alterando il quieto vivere?

Perdere tempo per… guadagnarne!

Investire il proprio tempo per guadagnarne può essere la base per una buona gestione di attività ed energìe.

Quando siamo sotto pressione la nostra tendenza è quella di accelerare ancora di più, in luogo del contrario! Quando abbiamo molte cose da fare, acceleriamo i ritmi o facciamo degli straordinari sul nostro posto di lavoro, mangiando davanti al computer per essere più efficaci. Anche se sentiamo e sappiamo che questi comportamenti sono controproducenti.

Sapersi imporre una pausa, prendere le distanze e disconnettersi sono le uniche cose da fare per concentrarsi più efficacemente in seguito. Se al lavoro ci sentiamo sommergere dallo stress delle scadenze, usciamo, facciamo due passi, rientriamo a casa un’ora prima del solito (soprattutto se siamo soliti fermarci oltre la chiusura). Oppure prendiamoci dieci minuti per una pausa salutare e capace di favorire una riflessione “più a freddo”. È indispensabile? Posso rinviarlo? Magari delegarlo ad uno dei miei collaboratori? Perché non chiedere di procrastinarne la scadenza?

Ancora un altro suggerimento difficile, ma non impossibile da integrare. E soprattutto capace di consentirci di ripartire con più determinazione ed energìa. Provare per credere.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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