Prontuario della Distensione – Gli altri stanno davvero meglio di me ?

Prontuario della Distensione – Gli altri stanno davvero meglio di me ?

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Molte persone che ho avuto in studio, venivano con un fardello: quello di sentirsi, nella vita, “meno all’altezza” degli “altri”. Ho cercato di polarizzare in alcuni punti le problematiche più ricorrenti per sollecitare adeguate e, spero utili, riflessioni.

  • Ho sempre l’impressione di essere più indietro degli altri!

La quotidianità ci impone dei ritmi sempre più elevati in tempi sempre più stretti. Le mode si succedono speditamente, tablet e smartphone sono sempre più articolati e performanti (presto i computer saranno quantistici), la tecnologia evolve al di là delle nostre reali possibilità, terminologie ed espressioni nuove ci sorprendono ogni giorno, dandoci l’impressione di essere obsoleti.

Nonostante una formazione continua, è necessario selezionare ciò in cui mantenersi aggiornati per evitare di essere sopraffatti dalla quantità di concetti da acquisire.

Questa sensazione, più in generale, di “non riuscire più a star dietro a tutto” ci accomuna tutti a tutti i livelli ed a qualsiasi età. Giovani compresi! Verificare per credere.

  • La mia ultima foto ha solo 3 like!  

Viviamo ed evolviamo in società dove l’apparenza vale più della sostanza. Che l’uomo abbia sempre valutato le cose sulla base di ciò che vede e percepisce non è una novità. Un giudizio rapidissimo: qualche millisecondo per stabilire ciò che amiamo o detestiamo.

Oggi però i Social network favoriscono il narcisismo, rendendoci più ansiosi ed attenti all’apparenza (nostra o dei nostri cari) e dell’altrui approvazione o meno.  Ci sentiamo in perenne competizione e perfino in emulazione: quanti “amici” hanno messo “un like” per la mia foto, quanti follower ho raggiunto, quanto sono riuscito a rendermi desiderabile e attraente, etc.

Tutte cose che fino a qualche decennio fa non ci sfioravano nemmeno. Senza fare di noi persone meno felici!

  • Mi piacerebbe essere me stesso, come tutti gli altri.

Se ci riflettiamo a mente fredda, siamo un po’ tutti invischiati in una specie di ragnatela invisibile di imperativi paradossali che tendono a favorire uno stato confusionale. Come fossero ordini simultanei e contraddittorî.

Il primo imperativo che si declina sotto infinite forme è: “Sii libero!” (la cui sola ingiunzione potrebbe farci riflettere su quanto poco ci è dato di esserlo!). La seconda, più “Social” è: “Sii te stesso!” (ma senza essere troppo controcorrente per non incorrere in bannaggi e linciaggi sociali).

Non sottovalutiamo poi il peso della pubblicità, studiata per farci desiderare, acquistare e consumare in massa prodotti… che ci renderanno unici e speciali!

  • Non riesco ad assomigliare ai miei modelli!

Lo sappiamo e lo abbiamo sperimentato tutti da adolescenti: noi ci “costruiamo” imitando gli esempi degli altri. Non soltanto di coloro che fanno parte del nostro entourage (parenti, insegnanti), ma anche delle star cui vorremmo assomigliare.

Il problema è che i nostri “modelli” sono vieppiù superficiali, artificiali, fluttuanti, instabili, lasciandoci un margine di manovra sempre più esiguo.

Un suggerimento potrebbe essere quello di scegliere meglio le nostre persone di riferimento cercando di approfondire le ragioni che ci spingono a imitarle. In che cosa mi arricchisce? Cosa trovo bello, positivo, da imitare in lui / lei? Perché ho scelto proprio costui?

Soprattutto ricordiamoci che i “modelli” sono persone reali, con pregi e difetti, come tutti, che “recitano” un ruolo.

  • Siamo tutti nella stessa barca.

Ciò che è importante ricordare per staccare la spina è che tutte le immagini che ci fanno sognare sono, nel migliore dei casi, solo parzialmente vere. L’isola da sogno delle Seychelles non è onnicomprensiva dei disagi del viaggio o degli insetti che possono abitare simili paradisi naturali.

In altre parole, il nostro stato di affaticamento, la nostra vulnerabilità, le nostre ansie e i nostri stress ricercano risposte stereotipate e rassicuranti. Perché ognuno di noi, delle persone che sono venute a consultarmi negli anni (di culture e paesi diversi), è convinto che i proprî problemi siano unici e insolubili. La prima sorpresa nelle terapie di gruppo è proprio quella di scoprire che “gli altri” si dibattono nei nostri stessi interrogativi! Una scoperta spesso terapeutica che ci aiuta a relativizzare e a sdrammatizzare.

  • Mantenerci lucidi ma empatici e simpatetici.

Il primo suggerimento che mi verrebbe da formulare è quello di restare lucidi e disincantati, ancoràti alla realtà (che è sempre più complessa di quel che appare). Sapendo che sarà necessario accettare i nostri limiti, affrontare i nostri dèmoni, circoscrivere le nostre ansie. Sforzandoci di mostrare sempre la nostra parte migliore, soprattutto se la nostra autostima è fragile e tentennante.

Acquisita questa coscienza interiore, sarà importante aprirci ad un atteggiamento tollerante, empatico, comprensivo, capace di sporgersi sui problemi del prossimo. Cosa che stabilisce e rafforza i nostri legami sociali.

Tristezza, sensi di colpa, sensazione d’ingiustizia, di ansia e perfino di scoraggiamento e disperazione caratterizzano momenti di vita di tutti noi: ragione di più per mettere da parte i nostri metri di valutazione e di giudizio, sostituendoli con ascolto, comprensione e condivisione.   

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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