Fontana Project – “Nogravity” – dal 26 al 30 aprile al Teatro Vascello di Roma

Fontana Project – “Nogravity” – dal 26 al 30 aprile al Teatro Vascello di Roma

Di Cristina D’Aquanno

La torre di babele e un esempio antichissimo della pretesa dell’uomo per il dominio dello spazio. La vera conquista dello spazio fatto dall’uomo e il distacco dalla terra, dalla linea d’orizzonte, che per millenni fu la base della sua estetica e proporzione. […]

Il movimento, la proprietà di evoluzione e di sviluppo e la condizione base della materia; questa esiste ormai in movimento e non in altra forma, il suo sviluppo e eterno, il colore ed il suono sono i fenomeni attraverso il cui sviluppo simultaneo s’integra la nuova arte
Lucio fontana, manifesto tecnico, 1951

Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni e stata l’opera che più mi ha sconvolto nella mia vita. Avevo 19 anni. Sono passati più di 30 anni ed ancora oggi Lo spazio ed il tempo sono gli assi portanti del mio lavoro artistico. Ovviamente il colore, la luce e la materia non sono dei dettagli, però possono diventarlo se puntiamo l’occhio sullo spazio infinitesimo di una capocchia di spillo. In quel punto si nasconde l’essenza della ricerca spazialista: bisogna amare la perfezione astratta di una equazione algebrica per godere delle operazioni infinitesimali.

Fontana ha capito che solo sul confine si poteva trovare lo sguardo verso il tutto, conoscere il panorama intero dell’azione artistica fuori dal contesto storico: come pura azione grammaticale, sincronicità pura.

I buchi di Fontana sono gli elementi minimi infinitesimali dell’arte, i sintagmi del linguaggio pittorico-scultoreo ed i tagli non sono che delle operazioni al limite di linee che si stagliano nello spazio geometrico analitico. Ciò che manca è il tempo. La linea e un’operazione conclusa e come tale finita, cristallizzata nel tempo. Il mio lavoro e riaprire il taglio, rimettere in moto le cose e vedere come si conclude l’operazione chirurgica. E se le cose hanno un tempo e percorrono il loro tempo seguendo un tempo, allora basta ascoltare il ritmo della vita per capire che l’arte dello spazio si muove scandito dalla musica.

Qualunque suono esso sia, l’orecchio umano lo percepirà come un qualcosa di magico e dunque e musica, ovvero quel ritmo sonoro che ci incanta da sempre. Il movimento e un insieme di linee, di forze cioè di vettori. La direzione in cui vanno le cose e comandata dalla bellezza, cioè l’armonia del movimento. La costruzione dello spazio produce scene esteticamente interessanti ma immobili. È necessario il movimento per percepire il senso del tempo. Spazio e tempo nel medesimo istante sono una capocchia di spillo che si muove nello spazio e che, nella sua moltiplicazione e divisione produce linee che avvolgono la scena performativa. L’emozione di uno spazio in movimento offre quegli stati d’animo che noi chiamiamo arte-nel-tempo, ovvero la nuova arte di Fontana.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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