Europa e declino della popolazione dei territori a Sud-Est

Europa e declino della popolazione dei territori a Sud-Est

Di David Carretta per EuropaOre7

Nel momento in cui l’Unione europea prosegue la costruzione dell’Europa fortezza, le proiezioni pubblicate da Eurostat giovedì 30 marzo sollevano un grande interrogativo: chi garantirà la crescita economica e pagherà le pensioni agli europei nel 2100? Secondo l’ufficio statistico dell’Ue, la popolazione dei ventisette stati membri diminuirà del 6 per cento di qui alla fine del secolo: da 447 milioni di persone nel 2022 a 420 milioni nel 2100. Non sono solo i 27 milioni di europei in meno che peseranno sull’Ue. La composizione demografica è destinata a cambiare in modo sostanziale, con un netto aumento della popolazione anziana. Eurostat stima che la proporzione di bambini e giovani (fino a 19 anni) subirà un calo dal 20 per cento del 2022 al 18 per cento nel 2100. La quota delle persone in età da lavoro (20-64 anni) dovrebbe crollare dal 59 al 50 per cento. Per contro la proporzione degli anziani (con più di 65 anni) sulla popolazione totale dell’Ue aumenterà in modo consistente. Per le persone tra i 65 e i 79 anni la stima è di un aumento dal 15 al 17 per cento. A fine secolo gli ultra ottantenni dovrebbero più che raddoppiare, passando dal 6 al 15 per cento. Senza molti più migranti, questo sarà il secolo del grande declino dell’Ue per l’invecchiamento della sua popolazione.

Il declino senza migranti, in realtà, è già iniziato. Se l’Ue riesce a continuare a far crescere la sua popolazione è grazie all’arrivo dei cittadini extra-europei. Secondo i dati pubblicati il 29 marzo da Eurostat, nel 2021 2,3 milioni migranti si sono installati nell’Ue. Nello stesso anno, la popolazione complessiva dell’Ue è rimasta sostanzialmente stabile a quota 477 milioni (c’è stato un calo di 100 mila unità, dovuto al Covid). Nel 2022 a permettere all’Ue di tornare a crescere demograficamente sono stati i rifugiati ucraini, scappati dalla guerra di Vladimir Putin: quattro milioni di persone che hanno portato la popolazione (stimata al primo gennaio 2023) dell’Ue a 451 milioni. Eurostat ritiene che il picco demografico sarà raggiunto nel 2026 con 453 milioni di europei, per poi iniziare un lento declino destinato a trasformarsi in crollo. Nel 2050 gli europei dovrebbero essere 447 milioni, nel 2075 429 milioni, nel 2100 420 milioni. La piramide della popolazione assomiglierà sempre di più a un rettangolo. Secondo Eurostat, la piramide del 2100 “mostra chiaramente l’evoluzione verso una società che si restringe e invecchia”. Inoltre, “contrariamente al 2022, la piramide non inizia a contrarsi dopo i 55 anni, ma rimane relativamente stabile fino a circa 85 anni”. A fine secolo le donne di età pari o superiore a 100 anni dovrebbero rappresentare lo 0,3 per cento della popolazione totale contro lo 0,02 per cento nel 2022.

Viva le centenarie (e i centenari), ma chi paga? Il problema è ancora più acuto nei paesi del sud e dell’est, alcuni dei quali (come l’Italia) altamente indebitati, dove il numero di immigrati complessivo è più basso e le politiche di integrazione scarseggiano o addirittura c’è un rifiuto nei confronti delle migrazioni. Per contro, i paesi che hanno aperto le loro frontiere (regolarmente o in caso di crisi) e integrato i nuovi arrivati con politiche attive dovrebbero evitare il grande declino demografico. Secondo le proiezioni di Eurostat, la popolazione della Germania dovrebbe passare da 83 milioni nel 2022 a 84 milioni nel 2100. In termini demografici la Svezia dovrebbe crescere da 10 a 13 milioni, i Paesi Bassi da 17 a 19 milioni, l’Irlanda da 5 a 6 milioni. Il Lussemburgo a fine secolo potrebbe passare la barra di un milione di abitanti contro i 600 mila oggi. Secondo le proiezioni di Eurostat, la popolazione della Francia resterà stabile attorno ai 68 milioni. Se si guardano i dati sui flussi migratori del 2021, c’è una sovrapposizione: tutti questi paesi hanno una percentuale di immigrati (tra Ue e extra Ue) sopra il 10 per cento.

La popolazione si ridurrà principalmente nei paesi del sud e dell’est. Dal 2020 al 2100 la popolazione della Spagna dovrebbe scendere da 47 a 45 milioni, quella del Portogallo da 10 a 9 milioni, quella della Grecia da 10 a 7 milioni. A est è la Polonia ad avere il record del calo demografico, con una popolazione che dovrebbe ridursi da 37 a 29 milioni. Ma anche la Romania si svuoterà passando da 19 a 14 milioni. Nell’Ue, in termini assoluti, è l’Italia a essere messa peggio: secondo le proiezioni di Eurostat, la popolazione italiana passerà da 59 milioni nel 2022 a 50 milioni nel 2100. Il che pone un enorme problema per la sostenibilità del suo debito. Di qui alla fine del secolo, l’età media degli italiani passerà da 48 a 53 anni. In Italia L’indice di dipendenza degli anziani (le persone sopra i 65 anni rispetto alla popolazione attiva tra 15 e 64 anni) passerà dal 37,5 per cento nel 2022 al 65,7 per cento nel 2100. Ma l’appuntamento con il superamento della barra del 50 per cento per l’Italia è molto più vicino: l’indice di dipendenza degli anziani sarà al 56,2 per cento nel 2040 e al 61.3 per cento nel 2050.

(David Carretta,  Europa Ore7 del 03/04/02023)

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