Chat GPT e intelletto umano: elementi su cui riflettere in fretta perché è già tardi

Chat GPT e intelletto umano: elementi su cui riflettere in fretta perché è già tardi

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Produrre informazione, ma anche informazioni. Sembra la stessa cosa ma non lo è. La produzione di informazione è affidata a noi giornalisti, alle testate giornalistiche e alle trasmissioni televisive. “Informazioni” è un termine che conserva un significato molto più ampio: tutto ciò che siamo, facciamo, tutto ciò che ci gira intorno, rappresenta una serie illimitata di informazioni che acquisiamo o che conosciamo già. Ciò che sta avvenendo ora, anche grazie – o a causa – dei sistemi di intelligenza artificiale integrati ai sistemi di generazione di informazioni, deve farci riflettere su una serie di elementi che hanno a che fare con la società, cioè, noi.

Bambini, accesso al web e capacità intellettiva: cosa sta avvenendo

I bambini e gli adulti di oggi sono geni o sono meno intelligenti di un tempo, di quando non esisteva il web e lo sviluppo delle tecnologie elettroniche e digitali?

A prima vista si potrebbe pensare che la risposta esatta sia la prima, ma non è esattamente cosi e per spiegare meglio ciò che sta accadendo ai nostri giorni, racconterò una cosa che ho vissuto.

Qualche anno fa, incontrai una bambina figlia di parenti acquisiti. Era la seconda volta che la incontravo e aveva all’epoca 8 anni. Ci trovavamo a bordo della mia vettura insieme ai suoi genitori. Questa bimba era presentata orgogliosamente come un genio, anche perché – a detta dei genitori e dei nonni – “A 2 anni stava sul tablet” e “Ormai è talmente abituata a tenere in mano il tablet o lo Smartphone da fare il gesto di girare le pagine digitali anche sul tavolo quando mangia la pappa”.

Quando mi raccontarono quegli episodi a me vennero i brividi, innanzitutto perché mi trovavo di fronte a quel genere di genitori che, per poter affrontare le incombenze quotidiane mollano lo Smartphone in mano a dei quasi neonati pur di “tenerli buoni”. Per come la vedo io, se decidi a tutti i costi di generare prole, devi rifletterci parecchio e a volte, è meglio lasciar perdere se ti rendi conto che la vita, oggi, non è quella di 50 o 100 anni fa e i ritmi sono cambiati in maniera perversa. Ma questo è il mio personale pensiero.

Non solo: poiché mi presentavano la cosa parlando di questa bimba al pari di “un vero genio”, iniziai subito a considerare i danni che questo tipo di abitudine data per “eccezionale” ma basata su zero dati, quelli degli effetti dannosi sui minori causati proprio dal precoce ingresso sul web e all’uso troppo precoce dei dispositivi mobili, cagiona e che continua a generare problemi nel corso degli anni successivi, sviluppando adulti che perdono quelle facoltà acquisite dal genere umano nel corso delle Ere.

In massima sintesi: genitori di questo genere non si rendono conto che i loro figli non sono affatto geniali e che stanno sviluppando un’incapacità intellettiva anche in relazione allo sviluppo delle facoltà mnemoniche. Chi è nato con il web in mano, non svilupperà mai le stesse facoltà e competenze di chi ha sviluppato una formazione data anche dalla memorizzazione dei dati.

Le criticità sociali basate sulle informazioni acquisite via web

Le criticità di tipo sociale si possono rapportare alla smodata diffusione dell’utilizzo del web: vediamo come e perché.

Volendo fare un esempio sintetico di tipo informatico: un conto è creare un database all’interno del quale vengono memorizzati dati che, sottoposti a query – richiesta – possono essere estratti in qualsiasi momento. Un altro conto è creare un contenitore generico e non strutturato che contiene dati ma non li memorizza e li sparge pure a casaccio, dove capita.

Puoi anche ritrovare casualmente quei dati ma non è detto che tu li trovi perché, fondamentalmente, non sai cosa cerchi e dove. I dati in realtà non sono stati acquisiti e quindi non fanno parte del sistema.

Pongo lo stesso esempio rapportandolo al sistema scolastico: da ormai diversi anni il web è entrato nelle aule delle scuole. Circa 20 anni fa si consolidava la presenza di Internet fin dalle scuole elementari e questo nella generale inconsapevolezza di genitori, formatori e studenti.

Se imponi l’uso di Internet nelle scuole stai imponendo agli esseri umani di nuova generazione di non sviluppare intelligenza, curiosità e nemmeno competenze di tipo reale.

Mi stupiva, ai tempi, la tranquillità attraverso la quale certi genitori e insegnanti abbracciarono l’informatica e l’accesso al web per “studiare”. In troppi non si resero conto di ciò che stesse accadendo, ma è prassi assai comune rendersi conto solo troppo tardi dei danni riportati da scelte sapientemente scellerate…

Che tipo di formazione si genera attraverso il web e quali sono gli effetti dannosi

Fai “click” e scopri la risposta al problema. Fai “click” qua e sviluppa il compito che ti è stato assegnato dall’insegnante, nel senso che cerchi le risposte su Internet e, mediamente, le riporti su un altro foglio digitale, o anche di carta vera, a seconda della richiesta di quell’insegnante.

Cosa ha sviluppato o acquisito il tuo cervello? Non certo le nozioni o le competenze che ti serviranno, un giorno, per risolvere un problema di qualsiasi genere esso sia. Nemmeno per lavorare in un settore che hai scelto o per generare idee, proposte e riflessioni.

Avrai però imparato, senza rendertene conto, che il miglio Personal Computer mai creato da qualsiasi industria del settore, se ne sta ad ammuffire e nessuno ti insegna nemmeno ad accenderlo: è il tuo cervello e non lo stai aggiornando da molto tempo… nessun download di aggiornamento. Niente di niente. Questo ha composto quella patologia che, a livello internazionale, è denominata “Analfabetismo funzionale” e che sta producendo non solo vittime a catena quanto sfasci di ogni sorta a livello sociale. Non comprendere la realtà che ci circonda, non essere capace di comprendere il testo scritto, sono stai gradualmente inseriti come elemento stabile all’interno del processore neuronale umano, rendendo molti umani…stupidi. Ovviamente senza che se ne possano rendere conto.

Di seguito un articolo che parla dell’analfabetismo funzionale: l’ho scaricato in formato .PDF in maniera da permettere una lettura anche in locale

A sua volta, la stupidità e l’ottusità, generano un altro tipo di effetti: l’arroganza e la violenza. Non se ne esce, a meno di una forte volontà, da parte dei pensanti, di far qualcosa e anche in fretta.

Chat GPT ai bambini: no, grazie

Stamattina mi sono sentita chiedere: “A tuo parere Chat GPT potrebbe essere data in uso ai bambini”? la mia risposta, immediata, è stata: “No, per carità”. Ho spiegato, in risposta, la maggior parte delle cose che ho scritto nei paragrafi precedenti, aggiungendo una cosa: se a un minore togli anche la capacità di generare pensiero, hai ucciso per sempre il genere umano”.

Non so come finirà la questione Chat GPT si o Chat GPT no. In Italia per la prima volta, incredibile ma vero, si è mossa l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali che si è subito preoccupata della “Raccolta illecita dei dati e dell’accesso dei minori al web e assenza dei sistemi per la verifica dell’età dei minori” (Cliccare sul link per accedere al sito e leggere la notizia completa).

Qui la stessa notizia che ho scaricato dalla loro piattaforma in formato .PDF:

Viene, almeno a me, da pensare: durante la pandemia non fecero minimamente caso alla “raccolta illecita dei dati” dei contribuenti italiani, che furono posti addirittura al pubblico scherno chiedendo spesso cose del tipo: “Sei vaccinato o no”? come se le informazioni privatissime relative allo stato vaccinale non fossero oggetto di tutela della Privacy, o come se la cartella sanitaria elettronica non dovesse essere tutelata da Privacy solo perché ci trovavamo in un periodo pandemico…misteri delle tutele della Privacy in una nazione come l’Italia…

A che età può accedere un minore sui social?

Non tutti sono al corrente del fatto che esistono precise normative che stabiliscono anche l’età minima di accesso ai social network. Ecco la situazione attuale: in Italia, secondo l’articolo 2-quinquies del decreto legislativo 101 del 2018, l’età minima per accedere ai social è fissata in 14 anni.

Ecco cosa recita l’articolo in questione:

Art. 2-quinquies (Consenso del minore in relazione ai servizi della societa’ dell’informazione). – 1. In attuazione dell’articolo 8, paragrafo 1, del Regolamento, il minore che ha compiuto i quattordici anni puo’ esprimere il consenso al trattamento dei propri dati personali in relazione all’offerta diretta di servizi della societa’ dell’informazione. Con riguardo a tali servizi, il trattamento dei dati personali del minore di eta’ inferiore a quattordici anni, fondato sull’articolo 6, paragrafo 1, lettera a), del Regolamento, e’ lecito a condizione che sia prestato da chi esercita la responsabilita’ genitoriale.

Attenzione però perché nella pratica la situazione è diversa in quanto molto complessa: un conto è pararsi da eventuali problemi, anche di tipo etico e morale scrivendo un articolo che preveda le giuste tutele per i minori, un altro conto è non aver predisposto le misure che permettano di realizzare la soluzione: quale genitore esercita questo tipo di controllo sui minori?

Dove e come lo trova il tempo ma sopratutto: quale minore, oggi, consente a un genitore di controllare ciò che fa sul web? Però, legiferando, le istituzioni si mettono in regola: è tua la colpa se non controlli, mica dello Stato…

Il decreto legislativo completo può essere letto accedendo dal seguente link: Dlgs 101/2018

Accesso ai social: l’età minima secondo le regole delle piattaforme e della legge

Prima di tutto, ogni social network sviluppa politiche diverse: TikTok, per esempio, è un social +13 e quindi l’accesso è consentito ai ragazzi dai 13 anni in su. Per Facebook è necessario, in Italia, aver compiuto 14 anni, ma resta un fatto irrisolvibile che è quello relativo al riconoscimento di chi si iscrive a un social network.

Nel caso dei minori, come si può risolvere il controllo sull’accesso al web? In realtà in nessun modo. La normativa in vigore prevede che l’accesso ai social e in generale al web, da parte di un minore, avvenga con la supervisione di un genitore. Inutile parlare del fatto che non si tratta di una soluzione: quale genitore, in special modo di un giovane di circa 14 anni, supervisiona gli accessi al web della prole?

Sulla soluzione di tipo tecnico non esiste, almeno al momento, alcun tipo di soluzione. Tempo fa avevo pensato a un sistema di riconoscimento facciale, ma è facilmente aggirabile utilizzando immagini di un adulto o software che possono raggirare questo tipo di ostacolo.

Conclusioni

Torno per un attimo alla vicenda che ho raccontato nel paragrafo “Bambini, accesso al web e capacità intellettiva: cosa sta avvenendo”. Quella bimba che era considerata “un genio” perché a partire dai 2 era già assorbita dalla tecnologia mobile, durante il tragitto in macchina volle svelarmi “un segreto”. Mi raccontò, ridacchiando, di essere fidanzata e di aver “Baciato con la lingua” il suo fidanzato.

Non fu questa “rivelazione” a farmi comprendere il livello di gravità in cui è precipitata la società, quanto la reazione della madre che ridacchiò, ponendo così una pietra tombale – senza che se ne rendesse conto – sull’evoluzione del genere umano che, evidentemente, sta involvendo.

Anche a causa della troppa informatizzazione vissuta con leggerezza estrema da chi, al massimo, sa fare “Click” su “On” e si considera un professionista dell’informatica.

In questo, Bill Gates ha contribuito molto a sviluppare questo tipo di “mostri”: lo dico fin dai tempi in cui ero titolare di una grande azienda di informatica e in tempi non sospetti: salutai l’avvento della Microsoft con queste parole “L’umanità è in pericolo. Gates sta facendo pensare a chi capisce zero di informatica di essere dei geni perché sanno fare “Click” su “On”.

Così è stato. Purtroppo.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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