Sulla Strada Del Vino racconta la sedicesima edizione di “Buono…non lo conoscevo”! – evento organizzato da Go Wine

Sulla Strada Del Vino racconta la sedicesima edizione di “Buono…non lo conoscevo”! – evento organizzato da Go Wine

Rubrica a cura della giornalista Susanna Schivardi e del sommelier Massimo Casali

Go Wine, ormai una vera certezza per noi amanti del vino. Associazione che opera da più di vent’anni nel settore, partendo da Alba dove ha sede e dove promuove la cultura del vino con tantissime iniziative, arriva a Roma alla sua sedicesima edizione, con questo evento che fa qui la prima tappa per poi spostarsi in altre città italiane – Torino, Genova, Bologna e Milano – con un tour dedicato appunto ad oltre 50 vitigni autoctoni italiani, rappresentati da 40 cantine. Ormai collaudato, quest’anno si è svolto al Savoy Hotel di Roma, il 22 settembre, in una bella giornata di autunno, fresca e adatta per aprire delle buone bottiglie.

Go Wine è una certezza perché seleziona le aziende e promuove una conoscenza attiva del vino, porta i territori e le caratteristiche di ciascuna realtà in giro per l’Italia, come un vero intenditore dovrebbe fare, scoprire il mondo del vino viaggiando. Buono…non lo conoscevo! già dal titolo apre le porte a nuove e avvincenti scoperte, perché in questo settore non si finisce mai di prendere appunti.

Oggi ci ha riservato, come sempre del resto, l’eccellenza da quasi ogni parte d’Italia, tante cantine, ormai conferme nel panorama vitivinicolo, andando anche a scovare nicchie interessanti. La location impeccabile e molto raccolta, ci ha permesso di godere di una panoramica snella ma approfondita di alcune aziende.

Partiamo proprio da una che a noi è rimasta nel cuore perché tra le prime a farsi intervistare durante la pandemia, quando ci siamo adattati alla formula delle degustazioni online, iniziando così questa bella avventura che ci ha portato fin qui, oggi. Siamo con Caruso&Minini, di Marsala, e a presentarci le nuove bottiglie incontriamo Rosanna, sorella di quella Giovanna che con noi si collegò insieme al marito Andrea. Assaggiamo subito il loro nuovissimo macerato, Arancino, di cui finalmente andiamo a parlare.

Le uve di Catarratto rimangono a macerare per almeno 20 giorni, dando al vino quel colore tipicamente aranciato, al naso fresco e in bocca molto minerale ed equilibrato, una facile beva molto adatta ad aperitivi o primi di pesce. Ci soffermiamo sul Grillo che fa una fermentazione in acciaio e legno, quindi abbiamo una bella vaniglia, fiori bianchi, sprazzi di pompelmo rosa, in bocca risulta leggermente speziato, erbaceo, tipica macchia mediterranea. Passiamo al Catarratto con grande piacere. Qui la beva risulta complessa, sentiamo l’agrume, il limone, al naso erbaceo in modo convincente, in bocca persistente, genera una piacevole salivazione.

Cambiamo regione e arriviamo in Campania, per un Aglianico 2020, cantina Caputo 1890, con i suoi 12 mesi in barrique, risulta molto coerente, un vino che potrebbe tranquillamente evolvere. Un rosso rubino intenso con note violacee, il profumo è molto intenso ricco di note di bacche selvatiche, che ritroviamo in bocca condite da spezie dolci. Pieno ed elegante, si abbina bene a cacciagione.

Ci avviciniamo con enorme piacere al banco di assaggio di Tenuta Piano di Rustano, dove ritroviamo Gerardo di Giovine, general manager dell’azienda, e grande comunicatore che abbiamo incontrato in altre occasioni. Qui abbiamo ovviamente il Verdicchio di Matelica, un vitigno meraviglioso che amiamo moltissimo, perché esprime forza e personalità grazie ad un terroir molto favorevole, imprigionato da forti escursioni termiche che ne determinano carattere e verticalità. Ci concediamo subito un millesimato Brut, Matelica Doc, Cavalier Vincenzo, dalla bollicina fine e persistente in bocca, molto piacevole. Torre del Parco è il secondo bianco sempre Verdicchio in purezza, giallo paglierino, al naso note di ananas, pompelmo rosa acidulo e succoso, mela, limone e fiori di biancospino. Alla bocca una grande eleganza, un’impeccabile espressione del territorio con questa nota finale di agrume. Per finire il Brondoleto, ottenuto da una selezione, si affina in barrique con batonnage, che apre ad una trama elegante e vellutata. Sempre presente la nota agrumata, che sfuma su mela e ananas, tiglio e ginestra.

Ad aspettarci più in là abbiamo i rossi importanti. Incontriamo un altro volto noto, Alessandra Moretti, cugina di quell’Adriano Moretti, che giovanissimo conduce la cantina Bajaj, intervistato sempre in tempo di pandemia e che ci ha fatto scoprire l’anfora. Alessandra gli assomiglia, è tosta e determinata, ci fa subito assaggiare per l’azienda Poderi Moretti, una serie di Dolcetto, Nebbiolo, Barbera e Barolo da brividi. L’azienda ha radici profonde nel Monteu Roero, dall’unione delle famiglie Moretti e Occhetti, che dal 1600 coltivano la terra. Attualmente gestita da Francesco Moretti e dai figli Alessandra e Riccardo, si compone di 40 ettari.

Andiamo al sodo e approdiamo al Roero Arneis 2021, un vino che a noi piace moltissimo, grazie alle sue note decise, risulta infatti profumatissimo, da terreno marino, sabbioso, minerale, ci avvolge di un bel sentore di frutta bianca, una pera, per finire in freschezza ed equilibrio. Da qui passiamo al Nebbiolo 2018, diritto, perfetto, persistente, tannico, pepe nero accentuato, grafite, inconfondibile. Nebbiolo 2017, Vadonia, dal lotto di terra dove vengono coltivate le uve Nebbiolo, color rosso rubino con unghia aranciata, molto evoluto, tannico e complesso. Terminiamo con una Barbera Superiore Montevada 2017, Cru. Invecchia 18 mesi in barrique, e ci offre un tannino perfetto, un vino fine ed elegante con sentori tipici di spezie e sottobosco, non fa che confermare l’ottimo lavoro in vigna e in cantina.

Andiamo a conoscere un volto nuovo, la famiglia Rossotto, titolare dell’azienda Stefano Rossotto, dal nome del papà; ci troviamo esattamente a Cinzano, dove ha inizio la loro storia nel lontano 1923. La Freisa occupa un posto nel cuore, ma l’azienda propone una ricca produzione di Barbera, Sauvignon, Cortese e Malvasia. Noi iniziamo con Sauvignon 2020 che fa sei mesi di batonnage, e si esprime con frutta tropicale e pietra focaia, un sapore sapido molto pieno; per passare al Rosè di Freisa in purezza, con macerazione a freddo sulle bucce, risulta erbaceo, di corpo e persistente. Il Nebbiolo Albugnano 2019 ha un tannino elegante e vellutato ma quello che davvero ci avvince è il Barbera Rossotto 2019, da uve coltivate a 600 metri slm, davvero perfetta e coerente con le caratteristiche del vitigno, ci imbattiamo in una mora intensa e violetta al naso, in bocca la morbidezza e la struttura si sposano con un bel tannino.

Torniamo in Sicilia e ci concediamo i rossi di Caruso&Minini, che qui si caratterizzano da sentori molto persistenti, nonostante la famiglia si stia dedicando alla produzione di rossi più facili da bere, per sdoganare l’idea di austerità legata ai rossi siciliani. Piacevolissimo il Perricone, 2020, solo acciaio, ricco di sentori fruttati, ciliegia e mora avvolgenti, naso e bocca molto coerenti. In etichetta un bel fiore di borragine, che ci ricorda Rosanna, è presente in vigna e aiuta l’uva a crescere sana e lontana dai parassiti. Il Nero d’Avola ci attende e a dire il vero questo vitigno ci incute sempre un po’ di rispetto, qui in Sicilia si trova in tre filoni diversi a seconda del terreno più o meno argilloso o minerale, questo che assaggiamo però è un rosso giovane, fresco, molto bevibile, ruffiano, versatile e dall’ottima struttura. È quando arriviamo al Cutaia, Nero D’Avola Riserva, che il naso e il palato si aprono ad un abbraccio armonico di assoluta perfezione, un vino potente, caldo, un impeto di sicilianità, carrubo, gelso, acacia, con sussurri di mora, ribes e cacao. Il finale è polposo, vibrante e persistente.

Un piccolo passaggio da Marisa Cuomo, per non deludere i grandi nomi, assaggiamo un Costa D’Amalfi Furore Bianco Fiorduva, 2020, al naso pronto con erbe officinali, complesso di fiori gialli mediterranei, in bocca percepiamo albicocca, ananas matura. Per curiosità mi concedo un rosato, azienda Il Feuduccio di Santa Maria D’Orni, Cerasuolo d’Abruzzo, 2021, molto caramelloso al naso, una fragola, ciliegia matura, in bocca riserva una bella acidità che fa da spalla alla mineralità spiccata. Fresco e giovane. Adatto agli aperitivi e antipasti di crudo.

Non omettiamo di ricordare che il presidente di Go Wine, Massimo Corrado, molto cordiale, ha fatto un breve ma incandescente discorso a metà evento, verso sera, per ringraziare e ricordare le finalità dell’associazione. La Cultura del Vino è la nostra cultura e come tale rappresentativa della nostra identità, nella fortuna immensa di vivere in un paese dove la viticoltura è obbligata da terroir vocati e miracolosi, che danno ai vini forza, grinta e personalità. Un grazie immenso a lui e a tutto il suo staff che sempre si ricorda di noi. Una menzione all’azienda Spadoni, come partner dell’evento.  

Save the date! Giovedì 20 ottobre al Savoy Hotel La Toscana con Go Wine ci aspetta.

***foto e video di Susanna Schivardi 

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