Di Susanna Schivardi
Evento dal 23 al 24 settembre, il 25 è stato sospeso per avverse condizioni meteo
Avreste mai immaginato un vigneto con 154 varietà autoctone da tutte le Regioni d’Italia, in un unico lotto di terra di poco più di 627 mq, proprio nel centro di Roma? Ebbene, all’Orto Botanico di Roma è stato possibile, dove per anni siamo stati abituati a incontrare piante esotiche e vegetazione rigogliosa, tra vialetti ameni e limpide fontane dai mille giochi d’acqua.
Dal 2018 riposano esattamente 78 varietà di bianchi e 78 di varietà rosse, uve provenienti dalle diverse regioni italiane e disegnate all’interno di quello che viene ormai chiamato per definizione Vigneto Italia, dall’idea di Luca Maroni in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e i Vivai Cooperativi Rauscedo.
Incontriamo all’inizio del nostro giro, oggi 24 settembre, secondo e ultimo giorno dell’evento per avverse condizioni meteo che impediranno lo svolgimento domenicale, l’ufficio stampa Michela Bellezza, che ci presenta Francesca Romana Maroni, sorella di Luca coinvolta in maniera attiva nel progetto.
Ci troviamo alla prima Vendemmiata Romana, il che significa che oggi per la prima volta, è stata raccolta l’uva del Vigneto Italia, conferita direttamente alla Cantina Federici, per produrre due blend, uno rosso e uno bianco, in formati in vetro da mezzo litro. A seguire tutto il processo sarà l’enologo Francesco Di Certo che condurrà un perfezionamento organolettico insieme a Luca Maroni. “Un esperimento assoluto – ci spiega Francesca Maroni – che è iniziato come ricerca e ha proseguito passo passo, fin dove la natura ci ha concesso”. Effettivamente una volta impiantati i vigneti ovviamente con portainnesto, a parte qualche piede franco, le uve hanno attecchito e sono cresciute sane, ma non era scontato. Al momento della raccolta, si sono rivelate succose, saporite, nonostante un caldo torrido appena trascorso, le viti si sono autoregolate e hanno compiuto il loro miracolo. “Stamattina le persone erano tantissime – ci racconta Francesca – un tripudio di pubblico dai giovanissimi agli anziani, che hanno partecipato alla raccolta rigorosamente manuale, conferendo le uve in cassetta, due o tre grappoli per pianta”. Un evento popolare, di grande condivisione, durante il quale il pubblico si è dimostrato pronto, attento, desideroso di capire e soprattutto recuperare un rapporto col territorio fin troppo dimenticato. Quale occasione migliore per dimostrare ai bambini, per i quali sono stati organizzati numerosi laboratori, come nasce il vino, come si pota una pianta, come si raccolgono le uve e che processo subisce il frutto per trasformarsi in quel nettare che tutti amiamo. Un momento antropologicamente e socialmente rilevante, per aver messo insieme così tante persone in una realtà complessa e ancestrale come quella legata al territorio e alla produzione vinicola.
Abbiamo con piacere incontrato Belinda Bortolan founder insieme a Fabio Carnevali dell’agenzia Bortolan&Carnevali, che promuove, cura e gestisce la comunicazione per gli eventi di Luca Maroni, come già in occasione di Hortus Vini che si svolge normalmente a fine giugno, qui all’Orto Botanico.
Oggi non ci saranno degustazioni e banchi di assaggio che rappresentano sempre uno specchietto per le allodole a rinfrancare i palati; infatti, oggi si parla di vitigno a 360 gradi, la giornata è scandita da una serie di appuntamenti e visite guidate fin dalla mattina, condotte da Matteo del Giudice, collaboratore dell’Università La Sapienza e divulgatore scientifico. Da una serie di panoramiche specifiche sull’Orto Botanico e le sue nicchie, come il Giardino Giapponese e le Piante Officinali, protagonista rimane il Vigneto Italia, pretesto per “percorrere un viaggio nel tempo della vitis vinifera – ci spiega Del giudice – con un salto agli anni ‘60 e il periodo della fillossera, la differenza tra porta innesto e piede franco, e una bella passeggiata all’interno del vigneto per scoprire i vitigni e soprattutto una biodiversità vegetativa ma anche agroalimentare, e di come ciascuna varietà autoctona abbia reagito in maniera differente, pur crescendo nelle medesime condizioni pedoclimatiche”. Su questo punto ha ribadito l’attenzione Luca Maroni nel suo breve ma incisivo intervento “Vi racconto l’Uva”, mentre in piattini di cartone venivano servite uve di Malvasia Puntinata e Cesanese di Affile, autoctoni del Lazio e inseriti nella Roma Doc. “Il Vigneto Italia è il primo Museo ampelografico italiano – spiega Luca maroni – e con le sue varietà, tra cui anche gli Internazionali, rappresenta un ambito di ricerca interessante e nuovo, sulla capacità di ciascun vitigno di esprimere caratteristiche proprie, pur trovandosi tutti sul medesimo terroir”. I chicchi in assaggio sono succosi, dolci all’interno e amari sulla buccia, piccoli acini rotondi dal corpo perfetto, con un’estrema concentrazione di qualità organolettiche, un vero e proprio laboratorio per il pubblico assorto e attento alle parole di Luca Maroni, che come sempre incanta con il suo linguaggio esatto e suggestivo.
A metà pomeriggio l’intervento a cura del Presidente Consorzio Roma DOC Tullio Galassini, con degustazione guidata delle varie tipologie di Roma DOC. “La storia e il nome di Roma hanno un loro prestigio – sottolinea il presidente – intorno alla capitale sorgevano almeno novemila ettari di vigne che poi si sono allargate fino ai Castelli Romani”. Numerosissime sono le testimonianze di come in tanti secoli la capitale sia stata invasa dai vigneti, dal Gianicolo, fin fuori le mura, il vino ha sempre assunto un valore polivalente, dall’alimentazione, alla medicina fino alla Cristianità. Purtroppo, da illustri fasti al declino il passo è stato breve, il vino di Roma è diventato simbolo delle osterie e taverne che lo vendevano sfuso a poco prezzo, deprimendone il valore. “Per questo – ribadisce il presidente – è ora il tempo di recuperare una responsabilità nei confronti del prodotto, grazie ad una filiera organizzata e controllata, e un efficientamento tecnologico”. In degustazione la Malvasia Puntinata della Cantina Principe Pallavicini, un giallo carico dorato, al naso frutta gialla matura, ananas, pesca giallona, per poi tradursi in bocca in una nota sapida, minerale quasi erbacea, una Malvasia verticale, puntuale e diritta.
Con grande piacere tra i rosati ci viene offerto il Roma Rosato DOC della linea Eterna di Montepulciano e Syrah dell’azienda Parvus Ager, che noi abbiamo avuto l’immensa fortuna di assaggiare direttamente in cantina, in occasione della nostra intervista a Giacomo e Alessia Lulli, titolari dell’azienda. Fresco e giovane con note tendenti alla fragola, ciliegia e melograno, in bocca molto fresco e sapido, una nota aromatica che si trasforma in una persistenza che lascia il palato pulito.
Per finire il Montepulciano Riserva 2018, Selcerossa, dell’azienda Vitus. Un bel rosso rubino alla vista, per un naso morbido ma strutturato, vellutato di frutti rossi ben maturi, al palato risulta avvolgente, dalle tipiche note di frutta rossa matura, tabacco, pepe nero, viola e spezie. Molto equilibrato dal tannino piacevole e presente.
A fine giornata un bellissimo intervento a cura di Enrico Ario Rocchi, esperto in arte topiaria applicata alla vite e giovane produttore di vino. In mattinata invece ricordiamo, sempre in quell’ottica ampliata sulla vite e la sua coltivazione, altri interventi per parlare del Frascati, con Claudio Cerroni, Assessore all’Agricoltura del Comune di Frascati, e Oreste Molinari, CDA Consorzio Frascati.
“Il vino si fa in vigna e in cantina”, a cura dell’enologo Alessandro Marotta e nel primo pomeriggio “La degustazione contadina”, laboratorio a cura di Oreste Molinari.
Ricordiamo che l’evento è stato organizzato da Francesca Romana Maroni, CEO di Sens Eventi e da Luca Maroni, autore del celebre annuario I Migliori Vini Italiani, e noto divulgatore e analista sensoriale, con la collaborazione dell’Università La Sapienza di Roma e Vivai Cooperativi Rauscedo.
Un caloroso ringraziamento a Michela Bellezza, collaboratrice dell’Ufficio Stampa, che mi ha accompagnato in questa passeggiata attraverso il Vigneto Italia, un percorso bellissimo che ha il potere di ricreare un forte legame tra uomo e terra, seguendo le varie fasi del vino, dal terroir alla pianta, dalla potatura alla cantina, e solo tra un anno, ricordiamo, potremo assaggiarne i risultati. I nomi dei vini sono ancora segreti, ci confessa Francesca Maroni, ma l’occasione sarà di nuovo una gran festa.
***Foto e interviste a cura di Susanna Schivardi
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