Cronaca di una giornata “indimenticabile” nel “girone” di Gardaland…

Cronaca di una giornata “indimenticabile” nel “girone” di Gardaland…

Di Laura Farnesi

File chilometriche, tanto caldo e l’amara sorpresa di un biglietto d’ingresso che, da solo, non assicura la possibilità di salire sull’attrazione desiderata. Una giornata d’agosto nel parco giochi più famosi d’Italia che diventa “indimenticabile”, sì, ma non come promesso dalla pubblicità!

Quale genitore non vuole realizzare i sogni dei propri figli? Uno di quelli della mia “teen” era quello di passare una giornata a Gardaland. Da tempo si informava su tutti i giochi e ci chiedeva di sperimentare di persona tutte quelle emozioni adrenaliniche viste solo sui video. Ci organizziamo e decidiamo di passare la nostra settimana di vacanza sul lago di Garda. Piccole escursioni per scoprire il territorio e, ciliegina sulla torta, prima di tornare a casa, una giornata intera al parco! Già prima di partire l’aspettativa è a mille! Poi, finalmente, arriva il momento di varcare la soglia del regno incantato di Prezzemolo! Ma il sorriso si trasforma quasi subito in nervosismo…

PROVE DI SOPRAVVIVENZA

Quello che dovrebbe essere un luogo di divertimento si trasforma, improvvisamente, in un vero e proprio girone infernale. Gardaland è proprio l’apoteosi di questo girone, con “prove di sopravvivenza” mai vissute in altri parchi a tema. E quando dico “prove di sopravvivenza” non parlo dei giochi proposti ma del lasso di tempo che intercorre tra l’entrata e l’uscita dal parco, passando dalla speranza di farle queste attrazioni tanto meravigliose e agognate. Eh, già. Ma andiamo con calma.

IL SOGNO DI UNA GIORNATA INTERA DI DIVERTIMENTO

Acquistiamo i biglietti in un punto vendita accreditato, il costo è di 39 euro a persona. Benissimo. L’ingresso non comprende altri due parchi presenti a Gardaland. Per quelli c’è un costo aggiuntivo. Noi li ignoriamo intenzionalmente. Sappiamo che non possiamo mettere troppa “carne sul fuoco”, ci bastano le attrazioni “classiche” che, su carta, sono già “tanta roba”. Arriviamo dunque al momento dell’apertura, pronti – mentalmente – a fare chiusura. Mia figlia ha aspettato tanto e vuole provare più attrazioni possibili. D’altra parte per noi, come per tanti altri avventori, Gardaland non è proprio dietro l’angolo e comporta uno spostamento che equivale ad almeno una nottata fuori casa. L’obiettivo è quello di far fruttare tutte le ore, anche i minuti e i secondi, siamo prontissimi! Sappiamo benissimo che è ancora agosto e che di persone ce ne saranno tante. Abbiamo però tentato di agire in modo “smart”, andandoci di lunedì, con la speranza di trovare un po’ meno caos rispetto al weekend. Ovviamente il parco è comunque pieno. Ma questo lo avevamo messo in conto. Quel che non ci aspettavamo è che…

PAGARE IL BIGLIETTO D’ENTRATA? NON BASTA…

Il tempo di entrare, con tanto di foto di rito, e ci dirigiamo verso il primo gioco. Mia figlia ha pianificato un itinerario preciso… Raggiunta l’attrazione, ci accoglie un cartello che avvisa ci vorranno almeno 70 minuti di attesa. Sarà uno scherzo? No, chiaramente, no. Magari poi va più veloce… ok, ormai ci siamo, proviamo! Bene, il cartello non mentiva, ci sono voluti 70 minuti tondi tondi di attesa, in piedi, sotto il sole, macinando chilometri tra serpentoni infiniti. Persino quando inizi a vedere il gioco e pensi che l’agonia sia finita, dietro l’angolo, nascosto, appare ancora un lungo tratto di curve umane da affrontare. Siamo ancora freschi e ce la facciamo… tra una chiacchiera e uno snack da mangiare arriviamo a salire sull’attrazione che, tempo 5 minuti, finisce. Ok, proseguiamo la nostra missione. Altro gioco, altra fila. 80 minuti questa volta. La mascella cade quasi a terra ma… ci mettiamo ancora una volta in fila. Non ci sono molte alternative… Il sole è sempre più caldo, la stanchezza (leggi pure nervosismo) inizia a farsi sentire, soprattutto quanto vediamo le persone con il “saltafila” arrivare a meta, senza colpo ferire. Tra parentesi, nel frattempo, un piccolo stop del gioco, per problemi di sicurezza, fa aumentare il tempo di attesa… Ma torniamo al “saltafila”. Una famiglia compra il biglietto a 39 euro a persona ma si ritrova, una volta dentro, a rendersi conto che potrà realmente godersi il parco solo pagando ancora. Per non attendere fino allo sfinimento servono dai 5 ai 7 euro a seconda del gioco, oppure, “crepi l’avarizia”, comprare il pass per TUTTO, a “soli” 90 euro. Sempre A persona ovviamente. Cioè… si pagano 39 euro SOLO per entrare e poi altri 90 per “giocare”? Alla fine pare che le cose, obiettivamente, vadano proprio così! Facile farsi due conti e… senza considerare che, inevitabilmente, durante la giornata, si acquisteranno anche bevande, cibo, gadgets etc e quasi mai nulla a prezzo stracciato! Ora, la domanda è questa: quanto deve spendere una famiglia? Quanto può davvero costare portare i propri figli alle care e vecchie giostre? La felicità non ha prezzo ma, soprattutto in questo periodo storico, due conti è più che lecito farseli.

INFINITI SERPENTONI, TRA CALDO, SUDORE, STANCHEZZA E SCONFORTO

Personalmente, non abbiamo comprato nessun “saltafila” e come noi tante altre persone. Ed eccoci, tutti, arrancare attraverso gli ormai familiari ma pur sempre infiniti serpentoni, tra il caldo, il sudore (in molti tratti non ci sono coperture e neanche nebulizzatori, niente di niente. Da sentirsi male! Solo in un gioco, a metà della fila, c’è uno stand dove poter comprare acqua e ghiaccioli), la stanchezza ma, soprattutto, lo sconforto. Il tutto vedendo sfilare le persone che, pagando, non dovranno – beati loro sia chiaro – provare mai quel massacro. Magari sentendole anche ridacchiare o scrutare gli altri con compassione. Ecco, se tu che leggi, un giorno, dovessi mai compare questo magico “pass”, per favore, te lo chiedo con il cuore in mano, evita qualsiasi commento o espressione verso la fila “sfigata”. Guardo negli occhi mia figlia, delusa. Sa che questo gioco potrebbe essere l’ultimo perché sta cedendo. Guardo negli occhi altri ragazzi e bimbi, atterriti, sfiancati, disillusi! Il tutto per, veramente, al massimo, 5 minuti di esperienza, adrenalinica o meno. Esperienza che, diciamocelo, appare ormai anche sempre più trita e ritrita, non sono riuscita a scoprire “valori aggiunti” in nessun gioco. Quel “saltafila” – tornando a bomba – è la prova che i soldi vincono sempre. Il trionfo del consumismo, del capitalismo, quanto di più antidemocratico possa esistere. «È “business” bellezza». Certo, ok, ne sono consapevole, peccato che un biglietto, tutti noi, lo avevamo già pagato…

L’ANTITESI DEL CONCETTO DI PARCO DEI DIVERTIMENTI!

La faccio breve. Accontentandoci di giochi meno “battuti”, pur sempre attendendo minimo 20/40 minuti per nostro turno, qualche cosa l’abbiamo fatta. Le attrazioni nuove, però, sono risultate assolutamente inavvicinabili. Persino dopo il calar del sole, quando i cancelli a breve si sarebbero chiusi, prevedevano almeno due ore di fila. Il mio giudizio sul parco, lo avrete capito, non è positivo. Bello, certo, ma giusto per le foto con le sue scenografie. Però, ovviamente, non giustifica il biglietto. Organizzazione falsamente perfetta visto che si è poi in balìa di una macchina che non fa girare in maniera corretta i suoi ingranaggi. File così rendono evidente il fatto. E mi dispiace soprattutto che il sogno di una giornata allegra, per i più piccoli, per i più appassionati, per tutti coloro che, magari, hanno fatto anche sacrifici per godersi una giornata di spensieratezza e gioco, si trasformi in una delusione totale. L’antitesi del concetto di parco dei divertimenti! Il fallimento totale! Almeno per come ho vissuto io tutta l’esperienza di questo “girone” che definisco ormai “infernale”. Questo, dunque, è solo un personalissimo parere… Condiviso, però, dalle tante persone incrociate durante quella lunga giornata di un lunedì di fine agosto.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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