Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao
«Una giornata senza ridere è una giornata sprecata»
(Charlie Chaplin)
Possiamo approfittare veramente della vita se non ci piace ridere? La testimonianza di Andrea, trentottenne, ci invita a rifletterci sù.
« Da quando la conosco, la mia compagna ha sempre avuto la capacità di trovare la smorfia o la battuta giusta per farmi ridere. Il piacere di condividere momenti con le persone che apprezza, ha sempre avuto il sopravvento su ogni altra cosa: essere perfezionista, stupire i colleghi o guadagnare più soldi della vicina! Quando assistiamo a qualche spettacolo, sono le sue risate che attirano l’attenzione e accompagnano quelle dei nostri vicini. Ha la capacità di trasformare un ambiente triste e deprimente in un contesto frizzante e divertente. Può scoppiare a ridere per un nonnulla. D’altronde il suo riso è il termometro del suo umore. In sua assenza, mi premuro sempre d’indagare e farmi raccontare che cosa la preoccupa o la impensierisce. Quando s’incupisce, mi occupo di provocarla un pochino per farle raccontare ciò che non và. E, man mano che condivide i suoi stati d’animo, il suo umore si trasforma e si fa più leggero. Talvolta ci capita di finire la condivisione con una bella risata insieme! ».
Ridere può aiutarci a sormontare i problemi, a ridimensionare le difficoltà? C’è chi ride per prendere le distanze da un grattacapo, chi si serve del riso in forma catarchica e liberatoria. Altri ancora trovano nelle risate una forma di liberazione dalle tensioni psichiche. Gli specialisti della risata (esistono, e sono serissimi!) l’affermano convintamente: dedicare dei momenti al riso è importante. Esso contribuisce non poco al nostro ben-essere fisico e mentale.
Ridere risulta benefico fronte a stress, stati d’ansia, stanchezza e depressione. “Migliora le funzioni respiratorie, le funzioni addominali, l’autostima e le relazioni sociali. Rinforza il sistena immunitario e combatte l’arteriosclerosi e i problemi cardiaci”¹. Tanto che alcuni colleghi, psicoterapeuti e non, lo utilizzano come terapia! Nulla a che vedere con l’euforìa, intendiamoci, “altra faccia dell’angoscia” come chiariva il mio docente di Psicologia e psicanalista Dott. Stella.
Ridere è la prova probante che stiamo approfittando dell’istante, che siamo pienamente nel presente, nel famoso Hic et nunc, “Qui ed ora”. A quando risale la nostra ultima, vera, grande, risata liberatoria?
Il ridere accompagna l’uomo dalla notte dei tempi e ha sempre contribuito ad attenuare e mitigare i momenti più drammatici. Basti pensare alla satira su alcuni giornali (spesso clandestini) anche nei momenti più bui della nostra Storia.
Il riso ci distoglie dalle preoccupazioni. Costituisce un antidoto efficace alla depressione. Oltrechè allo stress, all’ansia e perfino all’ipertensione. Una sana risata scarica le tensioni fisiologiche, rilassa i muscoli e favorisce la circolazione sanguigna.
Ridere ci rende simpatici, talora perfino attraenti. Pensiamo ai politici statunitensi che tendono a iniziare i loro discorsi, anche serissimi, con qualche sana battuta. Anche a livello professionale il riso distende l’atmosfera, rinsalda i legami, stimola la creatività e spalanca le porte all’immaginazione.
Se la serietà sembra irrimediabilmente inscritta nel nostro patrimonio genetico e tristemente ingessata dall’educazione ricevuta, riscopriamo i comici e gli umoristi. Lasciamoci contagiare dai loro sketchs, coinvolgere dal loro buon umore. Ispiriamoci dalle loro battute. Inseriamo il sorriso e il buonumore nei nostri discorsi, nei nostri rapporti. Ci basterà un minimo di cautela per non urtare la sensibilità altrui.
Non esitiamo ad informarci su Internet sui Club della risata o sulle terapie che ci propongono dei percorsi in tal senso. Personalmente ho scoperto così il dottor Madan Kataria, medico allopatico indiano e il suo “Yoga della Risata”.
Allora, anche noi, quando ci si presenta l’occasione, riprendiamo contatto col nostro “clown interiore”!
¹ fonte Internet
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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