Fuga in avanti

Fuga in avanti

Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao

« Ho sempre desiderato essere altrove, fare altro. Non ho mai desiderato una vita ordinaria. Ho incominciato a fare teatro un paio di anni fa. Carica di speranze, di entusiasmo, di aspettative. La vita mi spalancava le braccia e mi sottraeva alla routine quotidiana! Quando ne parlai alle amiche durante una cena in pizzeria, Maria mi fissò e mi disse: “L’unico personaggio che ti calzerebbe a pennello sarebbe quello di Madame Bovary! Quando smetterai di sognare una vita perfetta, migliore degli altri?”. Ne restai basita. Fabiana aggiunse: “L’impressione che dài è quella di chi è seduto in stazione ad aspettare sempre il prossimo treno”. Angela concluse: “Ciò che cerchiamo di dirti è che stai sprecando la vita ad aspettare un favoloso futuro… Non credi che sarebbe ora di avere un po’ di sano realismo? Altrimenti tra dieci anni sarai ancora in stazione ad aspettare il treno della felicità!”. Fu come un elettrochoc. Fino ad allora non avevo mai immaginato di vivere senza la speranza di un futuro brillante, coronato da successo. L’idea che – così facendo – sarei passata accanto alla felicità senza neanche accorgermene non mi aveva mai neppure sfiorato! » (Sabrina, 29 anni).

L’avvenire (a-venire) è per definizione qualcosa che deve ancora accadere. Per questo molti di noi trovano nel futuro il movente per attivarsi, agire, progettare. Il futuro dà senso al presente. Tuttavia, alcune persone – insoddisfatte della vita e impedite nel profittare del proprio presente – si proiettano troppo nel futuro, sognando un brillante avvenire. Un ottimismo che ha più le caratteristiche di una fuga in avanti che di una progettazione dinamica e stimolante; una scappatoia fronte alle difficoltà quotidiane.   

Vivere nella speranza può impedire di percepire lucidamente la realtà. E favorire una vita nella costante attesa di una felicità rinviata sine die. Infatti questa è cosa molto diversa dalla scelta, più razionale, di sacrificare il presente a dei progetti futuri. L’abitudine di procrastinare non dovrebbe mai farci perdere di vista ciò che la vita ci offre qui ed ora.

Alcune altre persone vivono temendo sempre il peggio dal futuro. Cercano perfino di anticiparlo per prepararsi meglio a difendersi dalle nefaste eventualità! Nonostante abbiano ottenuto un buon posto di lavoro o intrecciato una felice relazione sentimentale, obietteranno sempre “Ma non durerà a lungo” o “Non funzionerà”. Quasi a prepararsi alla delusione per poi soffrirne di meno! Potremmo considerarla una forma di difesa psicologica. Si tratta di individui piuttosto ansiosi che sono a disagio nel gestire gli imprevisti e le incertezze connesse alla vita quotidiana.  

Anche quando queste persone godono di una vita tutto sommato serena e magari brillante, temono l’arrivo di perturbazioni alle quali si sforzano di prepararsi al meglio. Raramente dunque assaporano i momenti di gioia e di benessere. Altrimenti detto, il loro stato d’ansia, non ne prova alcun giovamento. Questa loro incapacità a vivere semplicemente il momento presente, ad abbandonarsi al piacere, li conduce spesso nei nostri strudî professionali.

Se ci affidiamo a un sistema di pensiero magico, estremamente ottimista o eccessivamente pessimista, ci impediamo di vivere con realismo, intensamente, la nostra esistenza. Sperare il meglio o temere il peggio ci fa disperdere tempo ed energie.

Lasciamoci sorprendere dal quotidiano, perennemente nuovo ancorchè simile a se stesso. Concediamoci a quegli effimeri istanti abituali che ci tonificano e ci ricaricano. Autorizziamoci i vissuti intensi e fugaci che animeranno ricordi ed esperienza. È uno sforzo benefico e tutto sommato terapeutico che ci permetterà di ridurre, circoscrivere e perfino disinnescare molte delle nostre paure e lo stress dell’avvenire.

Impegnamoci a vivere le cose come se fosse la prima volta o l’ultima che ci viene concessa. Ricerchiamo e valorizziamo condivisione ed amicizia che possono perfino aprirci gli occhi su evidenze di cui siamo protagonisti e che, malgrado ciò, neppure noi riusciamo a vedere da soli, come nel caso di Sabrina.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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