Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao
« Mio marito è perfettamente d’accordo con la ripartizione dei lavori domestici – mi spiegava Lidia, trentaseienne – ma solo in teoria. Infatti è convinto che ciò avvenga tra di noi. In pratica le cose sono leggermente diverse. Diciamo che è rispettata perchè cerco di industriarmi continuamente a fargli svolgere dei lavori domestici dandogli l’impressione di averli scelti autonomamente. Mi rendo conto che è una cosa un po’ perversa, però è efficace. In realtà, se gli chiedessi apertamente di occuparsi di certe mansioni, non farebbe storie. Ma non sono il suo capufficio! Così preferisco favorire una certa dinamica, sperando che diventi un’abitudine. Ciò che faccio è di chiedergli una mano e questo lo attiva nella modalità “lavori domestici”. A volte lascio sui mobili delle riviste con degli articoli o dei test sulla ripartizione dei compiti e vedo che il richiamo implicito funziona bene. Non la chiamerei manipolazione perchè lo faccio per me, è vero, ma anche per lui e per i nostri ragazzi. Volendo potrei parlarne apertamente e ottenere ancora di più. Ma il mio scopo è soltanto quello di un’equa condivisione. È mio marito, non la mia colf e poi sono certa che non sia così ingenuo… capisce benissimo! Vede che non gli rimprovero nulla e si presta di buon grado a questa condivisione ».
L’idea di “manipolare i nostri cari” può sembrarci strana, addirittura immorale. Ci sono ragioni “legittime” per influenzare il proprio entourage familiare?
La prima ragione sembra essere di ordine affettivo: cerchiamo di manipolare i nostri familiari per il loro bene.
Altre volte la motivazione può essere più egoista: non dare l’impressione di abusare della loro disponibilità o, magari, evitare una lite. Per quanto ipocrita, questa procedura ci spiana la strada, evitandoci inutili discussioni.
Vi sono anche altre ragioni, come quelle che ci evitano di di essere considerati inadempienti o inadeguati.
Inoltre possiamo optare per questa eventualità per preservare la nostra immagine. Quando, ad esempio, preferiamo spingere qualcuno ad offrirci una mano, piuttosto che richiedergli apertamente aiuto in un’attività che non conosciamo bene.
Manipolare è altresì un modo per attirare l’attenzione su di noi, per significare che esistiamo, che la nostra presenza è un valore aggiunto. Essere meno accessibile, meno disponibile, ci fa sentire più desiderati e può risvegliare amicizie sopìte o date troppo per scontate.
Tutti noi ci teniamo alle nostre amicizie e possiamo cedere alla tentazione d’influenzarle positivamente.
Il voler proteggere da un pericolo, evitare sofferenze, orientare verso un obiettivo positivo, aiutare a esprimere appieno il proprio valore, sono solo alcune delle ragioni che possono risvegliare il manipolatore che è in noi. Evitando, certamente, le tecniche francamente disoneste e quelle troppo banali, facilmente riconoscibili onde non danneggiare irrimediabilmente la relazione.
Qualche consiglio? Previlegiamo le manipolazioni soft, quelle in cui entrambe le parti hanno qualcosa da guadagnarci. Esse favoriranno il rispetto reciproco e le soluzioni durevoli in cui ciascuno trova un proprio interesse.
Utilizziamo sempre con estrema cautela queste tecniche che possono modificare nel tempo le nostre relazioni con amici e parenti. Non sottovalutiamo il valore dei comportamenti più trasparenti e lineari, magari un po’ banali, come fidarsi del prossimo e non ficcare troppo il naso nelle cose che non ci riguardano.
Il voler intervenire ad ogni costo nella vita altrui, pilotando le scelte di parenti ed amici, altererà la percezione che gli altri avranno di noi. Ci farà sembrare troppo intrusivi, a volte perfino pericolosi per la loro libertà di scelta e di azione! Insomma, esattamente quello che – se siamo animati da buoni sentimenti – vorremmo evitare.
Se, nonostante tutto, riteniamo indispensabile un pizzico di manipolazione, allora optiamo per tecniche sottili che non ci facciano apparire come colui che intende dirigere tutto e tutti, orientando le cose. Il trucco, ricordiamolo, è quello di indurre l’altro alle azioni e ai comportamenti desiderati lasciandogli sempre l’impressione che sia per propria libera scelta.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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