Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao
« Mi sono sempre comportata onestamente. Troppo, a pensarci bene. Non ho mai usato stratagemmi o mentito; sono sempre stata diretta e trasparente. Sia in pubblico che in privato. Svolgo seriamente il mio lavoro e mi sarei aspettata un giusto riconoscimento. Ho avuto qualche piccolo aumento di stipendio, ma appena di che mantenere il suo potere d’acquisto. Questo, prima di simpatizzare con Carole, la nuova impiegata. Lei è esattamante il contrario di me. Sempre in movimento per ottenere ciò che desidera. Che ottiene regolarmente! È riuscita ad avere un vero aumento di stipendio, lei! La sua tecnica è questa: al posto di chiedere un congruo aumento come me, lei richiedeva una cifra precisa e decisamente elevata che era certa le venisse rifiutata. Ma lo faceva con una sicurezza e una disinvoltura che l’aumento era dato per scontato e gliene proponevano uno meno elevato! In confidenza poi, mi ha spiergato che durante le trattative lasciava intendere che era stata oggetto di altre proposte di lavoro meglio remunerato. Tutto falso ovviamente. Mi ha spiegato che al lavoro i migliori non sono necessariamente i meglio pagati, a meno che ci sappiano fare in questo “gioco delle parti” in cui i rischi, tutto sommato, sono infimi. Da quando ho capito questo, la mia vita è un po’ cambiata ».
La testimonianza di Kelly, all’epoca quarantasettenne, presa in prestito da un collega psicoterapeuta, ci illustra come la manipolazione si trovi ovunque attorno a noi: al lavoro come nella vita quotidiana. Se ci basiamo semplicemente sulla sua definizione “Rielaborazione tendenziosa della verità mediante presentazione alterata o parziale dei dati e delle notizie […] ”¹ scopriamo che sono diverse le volte che ne siamo vittime o artefici più o meno consapevoli.
Ne abbiamo tutti una vaga familiarità. E spesso ci giochiamo anche noi quando non poniamo la domanda diretta, ma prendiamo tutta una serie di precauzioni per ovviare a un diniego. Nei rapporti con gli amici o nel fare la spesa, tra colleghi di lavoro o in famiglia, ne abbiamo tutti una vaga esperienza. Sappiamo, per esempio, che fingendo d’interessarci il più sinceramente possibile alla salute dell’anziana mamma della panettiera aumenteremo le probabilità di ottenere una caramella per il nostro bambino che ci è appresso. O che per chiedere una sostituzione al collega dobbiamo aspettare il caffè e la chiacchierata sulla sua squadra del cuore. O ancora che se accenniamo a nostra madre che la sua nipotina è malata, potremo contare sulla sua presenza alla sera durante la partita.
L’esperienza ci insegna che non basta chiedere per ottenere, ma che è necessario adattare la nostra comunicazione alla personalità del nostro interlocutore.
Se ogni forma di comunicazione nasconde un certo grado di manipolazione, esistono forme più innocenti e forme più perverse. C’è un abisso, per esempio, tra “convincere” il proprio marito a lavare i piatti e aggirare la fiducia di qualcuno per rubargli dei soldi!
Secondo gli specialisti esisterebbero tre tipi di manipolazione: l’innocente, l’egocentrica e la dannosa.
La prima, l’innocente, mirerebbe al bene della persona sulla quale si esercita. Si tratta dell’influenzare l’altro ad adottare atteggiamenti o a svolgere azioni che sembrano a noi, migliori per lui. Per il suo bene e per la nostra coscienza. Pensiamo alle motivazioni educative di maestri e genitori. Dal lavaggio dei denti, allo stimolo alla lettura; dal rispetto del codice della strada allo smettere di fumare.
La manipolazione egocentrica, invece, ha come unico scopo la soddisfazione della persona che la utilizza. L’aumento di stipendio di Carole, per esempio. Questo tipo di manipolazione non presuppone una vittima vera e propria, ma il fatto che giovi unicamente ad una sola delle parti. Senza danneggiare alcuno, come potrebbe essere il riuscire a convincere alcuni amici indolenti ad aiutarci nel nostro trasloco (amici che magari apprezzeranno questo gradevole momento insieme).
Altra cosa è la manipolazione dannosa perchè essa mira al danneggiamento della vittima. Qui siamo evidentemente oltre la linea rossa, in quei contesti che abbiamo già evocato come negativi e francamente disonesti. Da evitare e dai quali imparare a difendersi.
¹ Ecco la definizione completa offerta dal Vocabolario online Treccani e relativa alla sfera di nostro interesse: «Rielaborazione tendenziosa della verità mediante presentazione alterata o parziale dei dati e delle notizie al fine di manovrare secondo i proprî fini gli orientamenti politici, morali, ecc. della popolazione o di una parte di essa».
***Il dottor Claudio Rao risponde via mail alle domande dei lettori. Scrivere a: claudio.rao@gliscomunicati.it
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