La fine di tutto

La fine di tutto

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Esiste sempre un inizio della fine. Vallo a trovare, però, il bandolo della matassa…

Il problema risiede nelle persone, che spesso non sono in grado di rendersi conto, in tempo utile, che qualcosa di negativo è iniziato ad accadere. Ecco, quello è il bandolo che nessuno è in grado di trovare.

Il dissesto politico, economico e di conseguenza sociale, che stiamo toccando con mano in Italia e nel resto d’Europa, non è stato avviato con l’esplosione della pandemia bensì molti anni prima.

Molto di ciò che oggi tutti possono verificare essere un sistema ai danni delle popolazioni occidentali, o di gran parte di esse, era già in atto da anni, solo che le misure antidemocratiche venivano inoculate una goccia alla volta.

La famosa bollitura delle rane…

Stati di emergenza e strategie di attacco alla democrazia

Con l’emergenza sanitaria mondiale, con la morte da virus a portata di mano, con il martellante pensiero di potersi ammalare e di conseguenza morire tra atroci sofferenze, complici tutti i media che in special modo nel 2020 hanno prodotto esclusivamente scene del terrore in diretta dai reparti di terapia intensiva, gli italiani sono stati tenuti a cuccia, usati come topi da laboratorio, è stata distribuita loro una ciotola di riso da mangiare e preteso che tutti dicessimo “Grazie, governi italiani”.

Sì, grazie. Grazie per non aver tutelato la salute pubblica. Grazie per averci fatto scoprire ignobili truffe operate sugli appalti per l’acquisto di banchi a rotelle, ora gettati chissà dove, intonsi. Grazie per lo scandalo dei milioni di mascherine fuori norma pagate col nostro denaro. Grazie per i farmaci ancora in fase di sperimentazione, come rammenta l’EMA ancora oggi, imposti a tutti al pari dell’elisir di lunga vita. Grazie per la multa di 100 euro agli over 50 che pretendono di scegliere come disporre del proprio organismo mentre voi battete cassa spillando denaro a una popolazione ormai impoverita all’estremo. Grazie per le migliaia di posti di lavoro cancellati per aver osato dire “No” agli obblighi dettati dalla politica e non dalla scienza. Grazie per aver fatto chiudere per sempre migliaia di attività commerciali e produttive con la scusa della pandemia. Grazie per non aver speso denaro pubblico per rafforzare il sistema ospedaliero. Grazie per tenere celata la verità sulla prima ondata di virus che ha cagionato la morte di poveri italiani poi cremati e portati chissà dove. Grazie per aver privato dei sentimenti e degli affetti le famiglie italiane. Grazie per aver sconvolto gli ultimi anni di vita degli anziani ricoverati in RSA, privati per oltre due anni dell’affetto dei propri cari…

Esiste un termine alquanto dannoso che dovrebbe essere eliminato dai dizionari: resilienza. Parola usata per metterla in quel posto a tutti, in special modo quando il piatto della bilancia cala vorticosamente a nostro sfavore.

“Ci sono problemi, lo sappiamo, ma voi italiani siete resilienti”… pensano e dichiarano coloro che i problemi creano, ma non li subiscono e ovviamente non li riparano.

Qual è la differenza tra il sistema antidemocratico vigente in Europa e in generale in occidente, rispetto ai regimi modello cinese? È molto semplice: da noi imbellettano il tutto per dare una parvenza di democrazia a misure palesemente incivili, che negano i diritti dei cittadini, che affossano l’economia della nazione impoverendo i nuclei familiari, misure che cancellano le aspettative sul futuro.

Se a tutto questo uniamo la mancanza di dibattito sui temi centrali, operata attraverso le nuove linee editoriali sui giornali e sulle reti televisive, che ormai invitano ospiti aderenti al pensiero unico non consentendo di parlare a chi tenta una riflessione o un’analisi pubblica, e i conduttori imbavagliano consapevolmente i “dissidenti” a colpi di “Devo mandare la pubblicità”! è chiaro che ormai da tempo non viviamo in un sistema democratico.

I sintomi della demolizione della democrazia erano comunque presenti da anni.

Il ’92 e l’avvio del processo di demolizione della classe media

Il processo di demolizione della classe media fu avviato nel ‘92, quando l’attuale presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, che all’epoca ricopriva il ruolo di premier, lanciò il progetto a livello nazionale.

Restò in carica un solo anno, ma la sua presenza a capo del governo non può essere dimenticata, perché è a lui che dobbiamo la più importante manovra finanziaria dal dopo guerra, che costò alla popolazione 93.000 miliardi di lire. Porta la sua firma anche il decreto d’urgenza che, nella notte tra il 10 e l’11 Luglio 1992, permise al governo di operare un prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani e in forma retroattiva, pari al 6×1.000

Amato, o chi per lui, imposero l’avvio della destabilizzazione dell’economia della fascia media, ma un prelievo del 6×1000 non fornisce dati utili a riflettere sullo tsunami che stavamo iniziando a subire. Il potere ha tempi lunghi, a volte lunghissimi, per arrivare all’obiettivo finale. A volte servono decenni, ma si può star certi che ciò che è stato deciso avverrà.

Da quel momento, anno dopo anno, la condizione della popolazione italiana, che aveva alle spalle il ricco e soleggiato decennio degli ’80, perse capacità economica, diritti civili, welfare. Perse il diritto al lavoro (attraverso orride riforme spacciate per modernizzazione del mercato del lavoro, reso più “flessibile   ”)   alla famiglia, al futuro. Perse anche la capacità di star dietro al bombardamento mediatico degli scandali nazionali, uno tra tutti trapelato attraverso il processo “Mani pulite”, che servì fondamentalmente a far si che i politici e gli industriali corrotti non si vergognassero più nei confronti della popolazione: ora potevano essere corrotti o corrompere alla luce del sole.

Gli italiani iniziarono a fare spallucce su tutto e tutti “E’ così che si va avanti, in Italia” divenne opinione comune e senza alcun tipo di protesta. Questa linea di pensiero ha contribuito non poco alla distruzione del sistema paese, ma anche questo non si dovrebbe dire. Non è “politicamente corretto”. Massacrare l’esistenza di una popolazione, invece, è politicamente corretto. Deve essere l’aria del cambiamento che sovverte l’ordine delle cose.

Panem et circenses non passa di moda

Eppure, in tempi di pandemia, il non politicamente corretto è stato imposto proprio dai governi nazionali, che hanno lanciato un altro metodo: quello di indicare un “nemico”, darlo in pasto alla maggioranza della popolazione (Quella che “so tutto perché guardo il telegiornale ogni sera” oppure “Sono informato perché l’ho letto sui social network”) e farlo sbranare come ai tempi dell’antica Roma, quando i condannati erano costretti a farsi sbranare dai leoni per divertire il pubblico che accorreva numeroso sugli spalti del Colosseo.

Non si possono fare certi paragoni, dice qualcuno. Eppure… la violenta veemenza utilizzata in televisione ora da un giornalista, ora da un virologo, ora da un opinionista, non è dissimile dall’assoluta mancanza di emozioni di chi imponeva la morte e la presentava al popolo al pari di uno spettacolo divertente.

Nella locuzione latina panem et circenses, che indica la strategia del potere di dare alla plebe ciò a cui è più interessata, mangiare e divertirsi, faccio notare che “circenses” indicava anche le morti violente di condannati, di cristiani e di gladiatori costretti a battersi contro belve inferocite, spettacoli molto graditi ai poveracci che passavano in letizia le ore della tragedia di altri esseri umani… L’umanità, da sempre, è disumana.

Conclusioni

Lentamente e metodicamente muore il diritto alla parola, lentamente si distrugge la costituzione senza dover ricorrere a riforme, lentamente ma costantemente il livello di lucidità e capacità intellettiva della maggioranza del popolo sono stati drammaticamente intaccati.

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale sulla carta si è continuato a parlare di ricostruzione, di democrazia e di modernizzazione. Coi fatti è stato messo in atto un processo di demolizione, lenta e metodica, di tutto ciò che si è ipotizzato potesse essere costruito per il bene comune.

Con una mano elargivano con l’altra toglievano, ma il triplo. Gli esseri umani, non avendo la capacità mentale di analizzare e decodificare una mole enorme di dati e informazioni quotidiane, non sono stati messi nella condizione di capire, di rendersi conto della realtà, di salvarsi quindi.

Lento e metodico il potere ha demolito tutto, al pari di un mostro di pietra senza anima né pentimenti. Una nuova questione morale andrebbe sollevata e forse non è dissimile da quella posta da Berlinguer. Eppure, a differenza di allora, oggi la maggior parte dei cittadini non considera indecente molto di ciò che accade ai loro danni. Anche questo deve essere un effetto dell’aria del cambiamento, che ha modificato per sempre la capacità di comprendere da che parte sta il bene e da quale alberga il male.

Trovandoci in periodo pasquale potremmo sperare di resuscitare dopo la fine di tutto. Non sarà così e la motivazione è semplice: quando la politica crea un enorme esercito, composto dalla maggioranza della popolazione, e lo utilizza per contrastare la rinascita della ragione, è davvero finito tutto. Click!

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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