Degustazione a cura di Massimo Casali e Susanna Schivardi
Direttamente dalle Langhe e di preciso da Beni di Batasiolo, grazie a Gabriele Pezzuto, ci arriva questo regalo in anteprima, dal nome ammiccante e incisivo, Mico’ un rosato di Nebbiolo e Barbera, vendemmia 2021.
Nel nome, urge sottolinearlo, è racchiuso il senso del suo esserci nel panorama vitivinicolo, in dialetto locale significa infatti “anche io”. Questo per dire che in una zona vocatissima per terroir e tradizione legata ai grandi rossi, si produce da oggi anche un rosato di tutto rispetto, un connubio fortissimo che si aggancia a quel legame tenace tra la mano dell’uomo e i vitigni che qui prendono anima e corpo trasversalmente, senza rinunciare alla varietà di espressione. Ebbene si, un rosato che esprime una delicatezza ma anche una forza interiore capaci di distinguerlo dalla facile beva di tanti “fratelli” apparentemente simili.
Qui i vitigni piemontesi fanno la loro parte, esplorando derive insolite ma assai efficaci. Ci ritroviamo nel bicchiere un bel rosa tenue ma saldo su una tonalità che accarezza la vena cerasuola. Al naso ci inoltriamo in una sviolinata di sentori tipici del terroir esplosivo di origine, la frutta si dichiara al primo impatto olfattivo, che si dilunga in uno slancio di melagrana, nette sensazioni di lampone e mora acerba, per poi suggerire una rosa carnosa, che a pochi minuti dalla mescita si traduce in pesca tabacchiera e il tutto accompagnato da una vibrante mineralità. Già si percepisce un carattere insolito, questo vino si distingue, non è un rosato qualunque. La bocca è molto generosa, il bel supporto di acidità si incontra con la rotondità della frutta, la freschezza presente per sostenere un vino armonico, bilanciato e persistente, richiamando alla memoria i dolci declivi delle Langhe ruvide ma assai versatili. Un grandissimo esordio, un’etichetta elegantissima e classica come tutte quelle dell’azienda, con un nome breve e incisivo che non lascia spazio a indecisioni e perplessità.
La lavorazione prevede una raccolta manuale tra settembre e ottobre, a seguire macerazione per 24/48 ore a freddo e poi fermentazione a temperatura controllata. Un primo travaso precede l’assemblaggio definitivo per poi concedere al vino un meritato riposo sui propri lieviti, per qualche mese, prima dell’imbottigliamento.
Lo sposiamo volentieri ad antipasti tipici langaroli, o anche a qualche suggestione vegetale come i fiori di zucca della tradizione romanesca, si potrebbe azzardare un duetto con salumi freschi e formaggi molli poco stagionati.
***Immagini di Susanna Schivardi
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