Scambi epistolari tra vittorio Feltri ed Emilia Urso Anfuso – “I dimenticati dalla guerra” con contorno di riflessioni…

Scambi epistolari tra vittorio Feltri ed Emilia Urso Anfuso – “I dimenticati dalla guerra” con contorno di riflessioni…

Rubrica settimanale di scambio di riflessioni tra i giornalisti Vittorio Feltri ed Emilia Urso Anfuso

(Esortiamo i lettori a commentare la rubrica scrivendo i loro pensieri nell’apposita casella di testo che si trova in fondo alla pagina. Grazie)

Caro Vittorio,

ho letto con interesse il tuo editoriale pubblicato sull’edizione di Libero in edicola il 21 Marzo dal titolo: “I dimenticati dalla guerra: viva i bimbi ma pietà anche per gli uomini” e oltre a essere d’accordo con te ho riflettuto alquanto sui temi che hai trattato.

Le dinamiche di tutto ciò che accade in politica internazionale sono gestite con un’attenzione maniacale nei confronti dell’immagine e della comunicazione. Si dice che ogni parola dichiarata da Zelenskjy sia frutto della creatività di uno sceneggiatore che lavorava al suo fianco ai tempi in cui l’attuale presidente dell’Ucraina lavorava come attore, più o meno comico. Oltre ciò, egli si avvale di uno staff di comunicazione composto di 40 persone.

Idem per ciò che riguarda Putin. Tutto questo non è certo una novità, la propaganda in special modo in guerra fa parte delle strategie belliche fin dalla notte dei tempi.

Mi soffermo però sul metodo di cui hai parlato nel tuo editoriale, quello che solleva scudi a sostegno del genere femminile e oscura le gesta eroiche di quello maschile. In questo caso è come far morire due volte chi è costretto per legge ad armarsi e andare a combattere.

Svelerò una cosa che mi appartiene: quando accade un lieto evento e devo congratularmi coi genitori del nascituro, non dimentico mai di farlo anche col padre, elemento che nessuno considera al momento della nascita di un bimbo, come se egli non avesse contribuito alla creazione di una nuova vita.

Ti pongo una domanda: non sarà che questo continuare a prediligere il sostegno del genere femminile a prescindere e per qualsiasi cosa accada, nasconde uno sfruttamento alla lacrima più facile per l’opinione pubblica ma anche il totale disinteresse a sanare le disparità tra i generi? In massima sintesi, se le donne non sono trattate mai al pari degli uomini, ecco che continuano a essere emarginate, anche se non sembra…

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Cara Emilia,

le parole di Zelensky mi fanno andare il latte alle ginocchia.

Quest’uomo ha condannato il suo popolo ad essere massacrati dai russi molto più potenti e armati degli ucraini. Che si comportano da eroi con l’aggravante di essere velleitari. Non vinceranno mai. In compenso avranno l’obbligo di contare i cadaveri dei loro compatrioti.

Quanto a Putin è ovvio che oltre ad essere un cinico rivoltante sia un pazzo totale: gode ad ammazzare la gente.

Sul genere femminile, constato con piacere che le donne sono spesso più brave degli uomini, nonostante siano obbligate dalla natura ad essere mamme, il che comporta impegni e sacrifici notevoli.

I maschi forniscono alla procreazione solo un piccolo contributo liquido. Io non vedo alcuna disparità tra i generi. Le persone vanno giudicate per quello che sanno fare, che abbiano il pisello o la passera non importa. Le signore non sono affatto emarginate, perché ormai dominano nelle professioni perché sono brave. Studiano, si laureano più dei signori, ovvio che sfondino. E la smettano di frignare.

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Caro Vittorio,

ci conosciamo da tanti anni, so come la pensi e condivido molte tue idee in merito alla società e alle persone. In merito al genere femminile sai che la pensiamo alla stessa maniera e che a mia volte guardo alle persone, non ai generi.

La tua analisi potrà dare maggiori spunti di riflessione ai nostri lettori e non solo sul tema del conflito in corso: ormai confusi dagli attuali accadimenti e dalla loro narrazione, i cittadini sono assetati di punti di riferimento che gli chiariscano le idee.

A presto per un nuovo scambio epistolare…

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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