Germania, Il Giorno della Libertà: ovvero, imparare nuove parole senza guardare ai fatti

Germania, Il Giorno della Libertà: ovvero, imparare nuove parole senza guardare ai fatti

Editoriale del nostro corrispondente da Berlino, Daniel Abbruzzese

Finalmente, dopo settimane drammatiche, sta per arrivare anche in Germania il freedom day, che si celebrerà al più tardi il 20 marzo. Olaf Scholz ha annunciato: entro quel giorno, tutte le misure di contenimento della pandemia, o quasi, verranno revocate, anche se i dettagli sono ancora da definire. Nonostante tutto, avverte il Cancelliere, la pandemia non finisce qui.

Ora tocca alla Germania

Lo stato di emergenza, o meglio, lo stato pandemico di rilevanza nazionale, come viene chiamato nella legislatura tedesca, era finito in Germania il 25 novembre scorso, più o meno contemporaneamente a quando il governo Merkel passava il testimone all’esecutivo Scholz.

Proprio in quel momento, però, l’arrivo di Omicron cambiava radicalmente gli scenari; si trattava di una variante contagiosissima, e quindi più letale delle varianti precedenti, ammoniva il neo-ministro della sanità Lauterbach, allarmato per le terapie intensive prossime al collasso. E avendo individuato i colpevoli (consapevoli e inconsapevoli) di questa nuova ondata, ovvero non vaccinati e bambini, premeva per misure sempre più stringenti, che prendessero ad esempio il modello italiano.

Senza prolungare lo stato di emergenza, il Parlamento decideva quindi di modificare la legge per la protezione dalle infezioni, disponendo l’esclusione dei non vaccinati da larghi settori della vita pubblica (le famose misure che in Italia furono raccontate come un “lockdown per i non vaccinati”), e varando delle nuove regole: dall’inizio del 2022, tutti i bambini e tutti i vaccinati con due dosi sono soggetti ad un obbligo di test giornaliero.

Gli effetti di queste misure hanno però tardato a farsi vedere. Tanto che, anche al di fuori dei gruppi di teorici del complotto e negazionisti, che regolarmente scendono in strada per protestare, si facevano sempre più forti le richieste di alleggerire le restrizioni, come del resto stava accadendo in diversi paesi vicini.

Il governo federale replicava che la situazione drammatica negli ospedali e nelle scuole non permetteva ancora una revisione delle regole. Eppure, da qualche settimana il desiderio di tornare ad una semi-normalità aveva iniziato a trovare uno spazio anche nel dibattito politico, soprattutto a livello locale; alcuni sindaci e governatori (fra cui il bavarese Markus Söder, fino ad allora conosciuto per le sue posizioni oltranziste in materia di prevenzione e vaccinazione) sono arrivati ad ipotizzare una sospensione dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario, che dovrebbe entrare in vigore a marzo, ed un progressivo ritiro delle restrizioni. In questi annunci, i più maligni hanno voluto intravedere il timore che la mancanza di personale non vaccinato avrebbe portato ad un blocco del sistema sanitario.

Il cancelliere Olaf Scholz si è deciso infine a parlare di una restituzione delle libertà a tutti i cittadini. D’altra parte, la Germania negli ultimi mesi ha gestito la pandemia in maniera esemplare – lo stesso ministro della sanità Lauterbach lo conferma, sottolineando come la nuova variante sia stata, come previsto, non più grave di una comune influenza, e come le terapie intensive non siano mai state realmente in difficoltà negli ultimi mesi.

Ad oggi il cancelliere ritiene comunque che il termine freedom day non sia appropriato, vista la drammaticità della situazione. Nel corso della conferenza con i Länder, ha formulato una exit stategy: già da questo fine settimana, sarà permesso a tutti di entrare nei negozi semplicemente indossando una mascherina FFP2. Da inizio marzo si riapriranno i locali da ballo e ai non vaccinati negativi sarà garantito l’accesso a bar e ristoranti.

Il 20 di marzo tutte le regole saranno revocate, ad eccezione delle misure di protezione basilari. Ulteriori dettagli saranno poi decisi dai singoli Länder, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai luoghi di lavoro; d’altra parte, dovrebbe ormai essere chiaro a tutti, le libertà sospese o concesse dall’alto afferiscono solo all’ambito del tempo libero.

Questo progressivo ritorno alla normalità non deve essere tuttavia inteso come una fine della pandemia, avverte Olaf Scholz. L’obiettivo nel breve termine deve essere quello di creare una base giuridica per l’introduzione di un obbligo vaccinale per tutti i residenti in Germania, in modo da poter affrontare nel migliore dei modi l’ondata autunnale del virus.

Vecchie parole e nuovi significati

In non pochi lamentano che il prezzo della libertà sia fissato in qualche centinaio di morti a settimana. Altri riconoscono invece in queste aperture una vittoria dei non vaccinati, che, senza aver dato prova di coraggio e solidarietà, si potrebbero trovare a breve a godere delle stesse libertà di tutti gli altri. Altri ancora si sono ricordati di quando, era il maggio 2020, un premier informava la popolazione in diretta televisiva di voler concedere nuovamente libertà, che fino a pochi mesi prima erano semplici abitudini quotidiane.

Sono stati fondamentali, gli ultimi due anni, per definire con più chiarezza il significato di molte parole. Ad esempio la libertà: un ideale realizzato dopo il crollo del Muro di Berlino, sospeso fra liberty e freedom, una condizione da esportare nei paesi più poveri, una enduring freedom di cui il mondo democratico doveva farsi garante; e poi le libertà minacciate dal terrorismo, che non sapevamo definire con esattezza, ma che i governi occidentali si impegnavano a difendere, anche con mezzi coercitivi.

Il 2022 ci regala infine una definizione univoca: la libertà è una condizione che viene concessa dai governi in base al contributo che il singolo dà alla collettività, in accordo ai dati forniti dalla scienza. Scienza che, diversamente da quello che si credeva in passato, non è un insieme di conoscenze consolidate attraverso un metodo, ma una visione esatta della realtà, che trascende ogni istanza etica e politica.

Anche la definizione di salute ha perso per fortuna il suo carattere ambiguo di condizione di equilibrio psico-fisico individuale, per farsi più una più perentoria assenza di virus dal nostro organismo, che è già una promessa di immortalità. Questi ultimi mesi ci lasciano poi un significato nuovo di immunizzazione: non già impossibilità di infettarsi e di infettare con un virus o un batterio, ma la minor probabilità di avere un decorso problematico di una malattia, in modo da non occupare posti letto in ospedale. Ne consegue che, dopo una delle pandemie più lunghe della storia, abbiamo imparato ad interpretare le dinamiche del sistema sanitario in un’ottica più funzionale.

Un altro insegnamento è stato rimarcato dall’appena rieletto presidente della Repubblica Steinmeier, in occasione del suo insediamento il 13 febbraio scorso: i momenti di crisi vengono puntualmente sfruttati dai nemici della democrazia per scendere in piazza e minacciare i fondamenti dello Stato liberale. È successo durante la pandemia e succederà a breve, quando le misure per combattere la crisi ambientale potrebbero mettere in dubbio lo standard di vita a cui molti di noi si erano abituati. È compito dunque dello Stato, così Steinmeier, rispondere in maniera decisa ad ogni contestazione antidemocratica.

Ulteriori chiarimenti, non strettamente afferenti al linguaggio, ci sono arrivati nel corso di questo fine settimana, in cui a Monaco si è tenuta la cinquantottesima Conferenza per la Sicurezza. Il segretario generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ghebreyesus, ha illustrato come la fine della pandemia non sarà dettata dal caso, ma da una decisione ben precisa, che spetterà appunto all’OMS. In questo senso, qualche speranza è stata prospettata da Bill Gates, ospite d’onore della Conferenza per la Sicurezza: la variante Omicron, a suo dire, si sarebbe rivelata molto più efficiente del vaccino nell’immunizzare la popolazione, il che lascerebbe paventare a breve una fase endemica del Coronavirus.

Karl Lauterbach, nel corso dell’incontro, si è dichiarato d’accordo con il filantropo americano, dichiarando che in futuro sarà opportuno prevenire l’insorgere di nuove pandemie, per evitare di dover somministrare dei vaccini a miliardi di persone.

Al fatto: come alcuni scienziati pongano domande che devono rimanere senza risposta

Il ministro della sanità è consapevole di quanto sia difficoltoso convincere la totalità della popolazione a sottoporsi ad una vaccinazione sperimentale. Ma le 500 milioni di dosi ordinate dalla Germania dovranno in qualche modo essere smaltite ed un obbligo vaccinale generalizzato appare l’unica soluzione percorribile. Anche se l’Austria sembra voler sospendere l’obbligo introdotto il mese scorso, diversi membri del Bundestag si stanno impegnando a redigere dei piani per l’implementazione del progetto. Dai dettagli trapelati, in questi piani dovrebbero essere coinvolte le forze di polizia e i privati cittadini, invitati a denunciare chi non si sottoporrà all’obbligo.

Jörg Matysik, professore di chimica all’Università di Lipsia, insieme ai colleghi Dyker di Bochum e Schnepf di Tubinga, e ai fisici Unruh e Winkler, mostrano però non poche perplessità sull’opportunità di un obbligo. E i loro dubbi sono talmente pesanti da aver trovato voce sul quotidiano Berliner Zeitung. Questi accademici si sono inizialmente rivolti direttamente a Biontech-Pfizer, chiedendo delucidazioni sulla presenza di particelle in sospensione nei vaccini da loro prodotti.

Ottenuta una risposta evasiva da parte dell’azienda, si sono rivolti direttamente al Paul Ehrlich Institut, l’ente preposto alla vigilanza sui farmaci in Germania. Convinti che la tecnologia mRNA sia molto promettente per la cura delle malattie oncologiche, Matysik e colleghi si chiedono però se la somministrazione massiva di farmaci a base mRNA non sia in conflitto con il Codice di Norimberga, essendo preclusa al singolo un’effettiva valutazione dei rischi e dei benefici.

Si domandano poi se gli eccipienti ALC-0159 e ALC-0350, impiegati per la produzione delle nanoparticelle lipidiche e probabilmente responsabili del colorito grigiastro del siero, siano stati sottoposti ad analisi da parte degli enti competenti, mancando a livello medico delle analisi approfondite di queste sostanze. In campo chimico, l’uso di queste sostanze è condizionato da precauzioni ben definite, essendone nota la loro tossicità e potenziale cancerogenicità.

Questo gruppo di docenti si domanda se l’approvazione condizionata dei vaccini anti-Covid19 non sia stata motivo di un’analisi un po’ affrettata sull’utilizzo di ALC-0159 e ALC-0350 in ambito, o se magari ci si sia fidati solamente dei dati dichiarati dal produttore.

Si chiedono inoltre perché, a differenza di quanto avvenuto finora, ai medici che somministrano il vaccino non siano state date sufficienti informazioni sulla composizione del farmaco, su come distinguere una dose attiva da una adulterata, sull’eventuale diluizione a cui precedere prima dell’iniezione e su eventuali precauzioni da prendere durante la somministrazione.

Esprimono poi dei dubbi sul fatto che ci si attenga davvero ai protocolli in caso di reazione avversa. Molti pazienti avrebbero riferito di non aver potuto denunciare gli effetti collaterali per un rifiuto dei medici, che si sarebbero rifiutati di avviare un protocollo, intimoriti dalla mole di lavoro non pagato che ne sarebbe scaturito.

Ciò spiegherebbe il perché della notevole differenza fra i casi di aventi avversi e di decessi segnalati in altri paesi europei e quelli ufficialmente rilevati in Germania; numeri che, ad ogni modo, sarebbero già di per sé preoccupanti, tanto da costituire un motivo per mettere in discussione ogni forma di obbligo vaccinale.

La lettera si conclude con la speranza che il Paul Ehrlich Institut provveda quanto prima a dare delle risposte esaustive. Dalla pubblicazione della lettera, al momento rimasta senza reazioni, sono già trascorsi cinque giorni. Un lasso di tempo che, sui media, si avvicina pericolosamente alla spirale del silenzio, e rischia di essere oscurato da eventi più importanti, come la Berlinale o la già citata Conferenza sulla Sicurezza di Monaco.

Il messaggio finale di questa riunione non lascia spazio a fraintendimenti, ed è affidato non a caso a due fra i volti più ricorrenti negli ultimi due anni sui media tedeschi, Gates e Lauterbach: anche se si stabilisse che questa pandemia è finita, è certo che ad essa ne seguirà presto un’altra.

***Immagine di copertina: un frame del video sulla 58ma Conferenza sulla Sicurezza

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