Da un paio di anni circa, a fronte delle misure restrittive dovute all’emergenza sanitaria, si sono create diverse altre emergenze, tra cui quella che vede protagonisti gli anziani ricoverati presso le RSA.
Stavolta non si tratta però di abbandoni da parte di familiari poco attenti, o di scovare i casi limite che io stessa ho raccontato anche attraverso un’inchiesta che realizzai diversi anni fa.
L’emergenza attuale parla di misure di governo che non sono onorate attentamente da certe residenze sanitarie per gli anziani.
Sinteticamente la situazione è questa: da troppi mesi i familiari degli anziani ricoverati trovano la porta sbarrata al momento di andare a far loro visita. Ai parenti non è sufficiente dimostrare di essere vaccinati anche con la cosiddetta dose booster, e persino sottoporsi all’enesimo tampone serve a nulla: il green pass non apre tutte le porte ai vaccinati.
Incontri vietati o centellinati, festività natalizie trascorse in solitudine per i ricoverati, al punto che si sta parlando di grave condizione per la situazione di privazione affettiva in cui versano queste persone.
Da sottolineare un fatto che deve portare a riflettere: il Comitato Famiglie in RSA ha trovato porte chiuse anche da parte della stampa, nazionale e locale. A quanto pare il tema è poco interessante da divulgare…
Hanno quindi contattato me, che ho trovato importante porre luce su questa questione.
Ho sostenuto questa causa scrivendo un editoriale e poi pubblicando i loro appelli su questo giornale che ho fondato e dirigo da 16 anni e che ha una linea editoriale ben precisa: onorare la missione del giornalismo. Su questa testata giornalistica si pubblica la cronaca dei fatti. Incredibile ma vero.
Sta di fatto che qualcosa si sta muovendo: ho ricevuto un aggiornamento da parte del Comitato e questo deve rallegrare tutti noi. Gli appelli, le lettere, le richieste accorate di prendere in mano questa situazione sono stati almeno presi in considerazione al punto da meritare un’audizione in Senato.
Oggi pubblichiamo la lettera che hanno inviato a tutte le Regioni e agli Assessori alla Sanità e che hanno inoltrato a me affinchè venisse resa pubblica ai lettori.
Ecco il testo originale della lettera: non voltiamo la faccia dal lato opposto delle situazioni gravi. Farlo serve solo a peggiorare la condizione di tutti, ed esaspera una situazione generale che a livello sociale è già compromessa
Concludo consigliando la lettura di questo articolo/testimonianza che è stato pubblicato nel 2020: la situazione era già allarmante, e molti anziani si facevano letteralmente morire di fame a causa dell’esasperata convinzione che interdire le visite ai parenti fosse la giusta strategia contro la diffusione del virus: si può morire di virus, ma prima ancora, di solitudine imposta per legge…
Emilia Urso Anfuso – Direttore responsabile
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Addì, 03 febbraio 2022
OGGETTO: Emergenza situazione strutture residenziali – Richiesta intervento immediato
Egregi Presidente della Regione, Assessore alla Salute
gli anziani e i giovani disabili delle RSA e RSD del nostro Paese, spesso non-autosufficienti e con marcate malattie croniche clinicamente degenerative, stanno da lungo tempo patendo forti distacchi affettivi verso i propri cari che, per coloro che hanno avuto la fortuna di sopravvivere alle ondate di Covid19, hanno provocato importanti ulteriori e accelerati decadimenti psico-fisici e perdita delle capacità residue. La campagna di vaccinazione ha contrastato drasticamente la mortalità e le complicazioni più gravi della malattia, ma non ha affatto ridotto l’isolamento dei residenti come inizialmente ci si auspicava.
A seguito dell’Ordinanza ministeriale dd 8 maggio 20211 e dell’entrata in vigore della Legge 76/21 si sono visti attuare minimi miglioramenti, come la possibilità di contatto fisico e la rimozione delle barriere durante le visite. Tuttavia tali miglioramenti non sono avvenuti in tutte le RSA/RSD, sono avvenuti in maniera scoordinata e in misura estremamente limitata rispetto alle esigenze di natura affettiva e alle necessità terapeutiche dei residenti, come segnalato dalle numerose testimonianze giunte alle associazioni o pubblicate dalla stampa locale o nazionale.
La drammatica limitazione delle «visite» – meglio dire dei “colloqui” spesso «alla finestra» – delle Rsa della nostra regione non è più giustificabile.
Non ci sono motivi clinici di nessun tipo per limitarle o addirittura azzerarle com’è stato disposto da moltissimi gestori delle RSA/RSD nell’ultimo mese, anche dove erano stati adottati tutti i dispositivi di protezione: stanze apposite, plexiglass, tamponi ai parenti in visita, pagamento a loro carico di guanti e camici e mascherine FFP2. Ricordiamo che siamo in un contesto in cui da quasi due anni i degenti nelle RSA/RSD del territorio non ricevono una visita nella loro stanza (al massimo dietro a pezzi o tende di plastica, o all’aperto quest’estate, ma sempre a distanza). Da quasi due anni corrispondenti a 688 giorni, 98 settimane, 23 mesi i malati non solo non ricevono un abbraccio, una carezza, ma neppure la presenza vicina di un loro caro.
Il tempo della relazione – non solo con gli operatori clinici o il personale socio-sanitario, ma anche con le figure alle quali i ricoverati sono affettivamente legati – è da considerarsi come “tempo di cura” e quindi fondamentale nel quadro della tutela della salute, diritto personale e inalienabile dell’individuo.
Ad oggi la maggior parte dei degenti presso le RSA/RSD sono vaccinati a ciclo completo (inclusa la dose “booster”), cioè protetti dagli effetti più gravi del Coronavirus e, considerato il contesto protetto in cui tutti i visitatori sono obbligati ad avere completato la vaccinazione e sono tenuti ad utilizzare stringenti norme di sicurezza (DPI, igienizzazione delle mani, distanziamento dagli altri visitatori), è necessario procedere a ristabilire al più presto il contatto umano e una vera ripresa degli affetti in presenza continua del familiare. NON vi è ancora modo di prestare assistenza giornaliera nemmeno da parte dei parenti più stretti ai residenti non-autosufficienti. Spesso è solo consentito accedere in pochi spazi prestabiliti, vengono escluse le camere come luoghi di visita e tali visite avvengono con scarsa frequenza e con durata del tutto inadeguata ai bisogni delle necessità dettate dalle condizioni di non autosufficienza dei degenti. Che senso ha avuto il vaccino, se la condizione dei degenti è uguale a due anni fa?
Facciamo inoltre presente che i protocolli per la gestione dei casi Covid attualmente utilizzati dalle nostre RSA/RSD risalgono a pratiche di fine anno 2020 quando ancora i vaccini non erano a disposizione. Per questa ragione, al ripresentarsi di casi anche singoli di contagio, i protocolli attualmente adottati prevedono il blocco istantaneo di tutte le visite e delle attività sociali all’interno della struttura per diverse settimane. Riteniamo pertanto urgente un piano di aggiornamento che possa tener conto dell’attuale contesto immunologico nelle RSA/RSD.
È fondamentale che da subito venga garantito ai familiari di potersi recare in visita dal proprio caro e riconoscere, quindi, la visita in sicurezza come condizione di necessità. Poter fare compagnia ai residenti, mantenere i contatti previsti di comunicazione/informazione, poter accedere in sicurezza ad ambienti di vita, quali le camere e prestare presenza e assistenza giornaliera con tempi adeguati (decisamente superiori ai 45 minuti), rappresentano oggi requisiti imprescindibili ed indistinguibili ad una adeguata e completa cura delle persone.
È necessario che i pazienti possano uscire dalle strutture, non solo per visite mediche, tenendo in debita considerazione i concreti bisogni e le esigenze dell’ospite, perché questo oltreché essere un diritto legislativamente riconosciuto, è un diritto della Persona, ancorché fragile, la cui negazione determina la privazione de facto della libertà personale del degente.
Non è più tollerabile la miopia con la quale si trascurano i diritti dei parenti e dei famigliari, e i benefici generati dalla possibilità di stare insieme, scambiarsi un sorriso, una parola, una carezza. E’ come se ancora non si fosse compreso quanto la vicinanza sia fondamentale per lenire la sofferenza delle persone
La “strage” che si è consumata in queste strutture (decine di migliaia di morti soli, lontani dai loro cari) è stata anche l’effetto della scarsissima copertura sanitaria e di personale di strutture, che devono cambiare radicalmente perché i bisogni dei loro utenti – malati cronici non autosufficienti con gravissime patologie – non sono generici bisogni “sociali” di badanza o di compagnia, ma sanitari e socio-sanitari. Il Governo, il Parlamento,
ma anche la Regione che Lei presiede, devono costruire il nuovo modello di presa in carico nelle Rsa elevando la copertura sanitarie (le Rsa non vengono nemmeno menzionate nel Recovery Plan: la strage dei non autosufficienti sembra già dimenticata!).
Il rinnovamento delle strutture deve partire subito e così l’apertura delle RSA/RSD: non si può più attendere.
È urgente e indispensabile che lei, Presidente, si pronunci ufficialmente con un’ordinanza, includendo tra le ragioni di necessità la visita ad un parente/congiunto ricoverato in RSA/RSD e dando disposizioni chiare alle strutture – tutte, anche quelle private, operanti sempre e comunque in nome e per conto del Servizio sanitario ed erogatrici di un Servizio pubblico – in modo che riaprano le visite con modalità “significative”, ripristinando in tutte le RSA/RSD modalità di visita adeguate alle necessità psico-fisiche ed affettive dei residenti il più possibile vicino alla normalità ante-covid, perché molte sono le strutture che non hanno recepito i dettami legislativi e continuano ad applicare regole e limitazioni non più giustificabili con la situazione attuale.
Di fronte al dramma di umanità che stiamo vivendo, stante l’appello alle istituzioni e a Voi personalmente di cui sopra, confidiamo nei Vs ruoli istituzionali per ottenere una risposta concreta alle problematiche legate alla cura e presa in carico delle persone anziane o disabili, malate croniche istituzionalizzate tenendo conto dei loro diritti costituzionali e togliendo quella possibilità di arbitrio interpretativo sinora esercitata da parte dei singoli enti gestori in tema di accessi quotidiani e accessi negli spazi di vita dei residenti.
Aprite le strutture! In sicurezza, garantendo le cure ai ricoverati, facendo pressione anche voi per una riforma radicale del sistema, ma aprite le strutture!
Certi della Vostra massima attenzione a questo tema estremamente delicato, con l’occasione ringraziamo per il grande, impegnativo e costante lavoro sostenuto.
Restiamo in attesa di riscontro e porgiamo distinti saluti.
“Famiglie Unite” in RSA/RSD
***Al seguente link la versione web sfogliabile della lettera:
https://www.flipbookpdf.net/web/site/1abdb8100b1362d4d05cfccf2cda8ebe95f24a4f202202.pdf.html
****Immagine di copertina da: IT24
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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