Rubrica a cura di Claudio Rao
All’interno della nostra rubrica e seguendo la tematica dei meccanismi che ci vincolano, ci plagiano e ci dirigono, ecco un altro spaccato di vita… più familiare.
« Mia moglie odia i miei genitori. Ogni volta che li incontriamo è un inferno. Il problema è che, abitando lontani, quando ci vediamo ci stiamo almeno due giorni. Certo, Myriam capisce la necessità che abbiamo di incontrarci, non è mica un mostro! Allora ho provato ad adottare questa tecnica. Le ho fatto notare che era molto tempo che non vedevo i miei e che incominciavano a impazientirsi. Poi ho aggiunto con nonchalance: “Sai, i miei genitori hanno affittato una casetta al mare per le vacanze, potremmo passarci una settimana e approfittarne un pò anche noi”. Myriam si è sentita persa ed ha incominciato ad alternare scuse e dineghi. Soprattutto perchè non aveva il pretesto del lavoro né altro dietro a cui rifugiarsi. A questo punto, ho giocato la mia carta: “Una settimana è un pò lunga, è vero. Magari potremmo passare da loro solo due giorni e poi proseguire per il nostro luogo di villeggiatura”. Al chè lei, presa da rimorsi e sensi di colpa, ha accettato. Però temo che abbia mangiato la foglia. La prossima volta dovrò escogitare qualcos’altro ».
Franck, all’epoca trentenne, ci mostra una delle tecniche per forzare il nostro interlocutore ad accettare. Fare precedere una proposta poco gradita da un’altra che sarà certamente rifiutata perchè eccessiva (troppo dispendiosa in tempo, soldi o energie). La premessa indispensabile sarà quella di presentare la richiesta come una cosa importante, che ci sta a cuore. Da qui, si procede alla prima domanda, eccessiva, inaccettabile, per poi introdurre la vera richiesta.
L’interlocutore, che ha già rifiutato una volta e con difficoltà perchè si è reso conto che la richiesta è legittima e ne comprende le ragioni, prova un senso di colpa che lo spinge a riscattarsi per accontentare l’altro. Ad accondiscendere.
Un’abilissima manipolazione che si presenta come l’occasione di salvare la faccia.
Una tecnica piuttosto efficace. Il primo rifiuto, contrariamente al chiudere la porta alla discussione, la apre alla vera richiesta che l’interlocutore avrà difficoltà a respingere tout court!
Se il manipolatore è particolarmente abile, la vittima potrà arrivare a proporre essa stessa un’alternativa!
Questa tecnica si basa per lo più sul principio di reciprocità. Riducendo le richieste, l’interlocutore ha l’impressione che gli si faccia un piacere e si sente obbligato a… ricambiare. Il senso di colpa poi, viene alimentato dal fatto che il manipolatore dimostra comprensione fronte al rifiuto opposto. La persona manipolata si sente quindi debitrice e predisposta ad accettare l’alternativa che le viene proposta. Provando nel contempo sollievo per essere scampata a un destino peggiore!
Un tipo di manipolazione piuttosto rischiosa, che potrebbe essere scoperta dal partner e originare profondi dissapori. Ergo, da utilizzare con cautela ed estrema moderazione!
Una elementare precauzione è quella della proporzionalità. Per restare credibili, se dovete scroccare 100 euro a un amico, non iniziate col chiedergliene 1000, ma 300 per esempio. Inoltre, le due richieste devono avere la stessa natura, le stesse motivazioni di fondo e cambiare solo di livello (la somma di denaro, il tempo trascorso in compagnia di qualcuno, l’occuparsi del figlio di un amico…).
Immaginiamo di voler lasciare nostro figlio da nostra madre un sabato pomeriggio. Sapendo già che non è disponibile perchè ha una partita a carte con le amiche e ci ha già detto mille volte che dobbiamo avvisarla per tempo. Potremmo incominciare a lamentarci di non avere più un attimo per noi e, fronte al suo desiderio di aiutarci, proporle di andare a farci le spese al supermercato (il sabato pomeriggio… ovviamente “da incubo”). Fronte al suo rifiuto più o meno velato, potremmo proporle – in alternativa – di occuparsi di nostro figlio mentre noi ci accolliamo questo ingrato compito. Anche se le due richieste non sono esattamente della stessa natura, appartengono allo stesso registro: l’aiutarci.
Ultimo suggerimento agli apprendisti manipolatori. Le due richieste non devono essere troppo lontane nel tempo. L’ideale è farle contemporaneamente, in maniera che il nostro interlocutore non abbia nè il tempo di “dimenticarsi” il debito nei nostri confronti, nè quello di placare il suo senso di colpa.
Chissà. Forse, in fondo, siamo tutti un pochino manipolatori.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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