Di Segreteria Associazione Stampa Romana
La norma inserita in legge di bilancio che incorpora Inpgi 1 in Inps, una norma equilibrata e non punitiva nei confronti dei giornalisti, suscita le reazioni di chi vuole un regolamento di conti con la categoria.
Le critiche che sono arrivate da esperti di previdenza come Tito Boeri e Giuliano Cazzola e da parte del senatore Matteo Renzi richiedono alcune osservazioni molto precise.
Tutte interpretano lo spirito dei tempi e indicano nella “Casta giornalistica e previdenziale” il nemico da abbattere in nome delle generazioni future, dei “milioni di euro sottratti ai nostri figli”.
Basterebbe ricordare almeno due cose.
Tutte le casse legate a particolari categorie professionali in difficoltà finanziaria sono entrate nell’Inps senza alcuna penalizzazione per i lavoratori appartenenti a quelle casse o a quei fondi.
L’elenco è lungo e dettagliato: Ex Fondo Trasporti; Ex Fondo Telefonici; Ex Fondo Elettrici; Fondo dirigenti di azienda industriali; Fondo Dazio; Fondo Volo; Fondo Previdenza Marinara; Fondo Esattoriali; Fondo Gas; Fondo Clero; Fondo quiescenza Poste; Fondo Ferrovie dello Stato; Fondo lavoratori dello spettacolo; Fondo sportivi professionisti; Fondo Speciale Minatori; Ex Fondo previdenziale e assistenziale degli Spedizionieri doganali; Ex Cassa di previdenza per l’assicurazione degli sportivi.
L’ultima cassa trasferita nel 2011 è l’Enpals, la cassa dei lavoratori dello spettacolo.
Tutti gli iscritti alle casse sono stati salvati applicando il principio del pro rata.
Tutti sono stati salvati perché c’è un diritto costituzionale regolato dall’articolo 38 al trattamento previdenziale.
Altra questione.
Inpgi ha gestito in solitudine per decine di anni gli ammortizzatori sociali, garantendo oltre alla previdenza l’assistenza. Compito quest’ultimo che, a leggere bene Costituzione e norme previdenziali, avrebbe dovuto svolgere lo Stato, accollandosi così miliardi di oneri gestiti dalla cassa dei giornalisti.
La norma inserita in legge di bilancio invece salva un principio di equità tra generazioni all’interno di un gruppo di lavoratori dipendenti. Questa si’ una operazione senza discriminare all’interno di una categoria di lavoratori subordinati.
È chiaro che su questa partita si vuole anche far pagare un prezzo alla libera informazione e al diritto di critica come nel caso delle attività internazionali del senatore Renzi.
Siamo certi che i colleghi non rinunceranno così facilmente al loro diritto/dovere di cronaca.
Invitiamo i parlamentari e chi ricopre o ha ricoperto incarichi istituzionali e pubblici a non aizzare l’opinione pubblica contro una categoria di lavoratori e lavoratrici con dichiarazioni strumentali che respingiamo al mittente.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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