Rubrica di riflessioni in punta di penna
Caro Vittorio,
l’ennesimo caso di malagiustizia, quello che vede protagonista Daniela Poggiali, l’infermiera che in primo grado era stata condannata all’ergastolo, in secondo grado a 30 anni e ora assolta perché il fatto non sussiste, ci pone di fronte all’urgenza di dover riflettere collettivamente sul sistema giudiziario.
Interessante il tuo editoriale sul caso in questione, pubblicato su Libero del 27 Ottobre e di cui consiglio a tutti la lettura.
Luca Palamara ha in qualche modo scoperchiato il vaso di Pandora sul sistema interno delle nomine, ma come la mettiamo in merito al fatto che i casi di mala giustizia non sono rari, e tutti i cittadini possono rischiare di essere sbattuti in carcere e sulle prime pagine dei giornali, senza aver commesso certi terribili reati?
“Errare umanum est”, certo, ma “perseverare autem diabolicum”!
Come sai bene, il filosofo francese Montesquieu nel 1748 teorizzò la necessità di separare i poteri – legislativo, amministrativo, e giudiziario – per non incorrere nel rischio di abuso di potere. La teoria si basa su una riflessione coerente, e quindi fu poi applicata nelle nazioni a regime democratico.
Eppure, oggi la terza carica dello Stato – la magistratura – sembra abusare di frequente del potere concessogli, e questo potrebbe dipendere dal fatto che non esiste una normativa che faccia pagar pegno ai magistrati che emettano sentenze scorrette.
È più urgente una buona riforma della giustizia o un ricambio dei componenti della magistratura? O entrambe le cose?
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Cara Emilia,
L’assoluzione di Daniela Poggiali era un atto dovuto in quanto non esistevano prove della sua colpevolezza.
L’aspetto più assurdo della vicenda è che la donna dopo essere stata scagionata due volte sia stata riprocessata. Se un paio di tribunali hanno riconosciuto la sua innocenza non ha senso che un PM ricorra mettendo in dubbio il verdetto dei suoi colleghi. Mentre è giusto che un condannato chieda un nuovo giudizio.
È noto che la magistratura non sia infallibile.
Palamara ha messo il dito in una piaga che lui stesso ha contribuito a creare. Quindi ha ragione lui a denunciare lo scandalo.
Non basta dire riformiamo la giustizia. Bisogna vedere come riformarla, altrimenti si rischia di peggiorarla.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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