La nuova strategia italiana sull’intelligenza artificiale

La nuova strategia italiana sull’intelligenza artificiale

Di Luca Sambucci

Potrebbe essere la volta buona per la strategia nazionale italiana per l’intelligenza artificiale. A inizio mese mi lamentavo che praticamente tutti i Paesi avevano rilasciato la loro, mentre noi restavamo inspiegabilmente al palo. In questi giorni Formiche.net ha rivelato che il documento pare sia finalmente in dirittura d’arrivo, presentato nientemeno che dal Presidente del Consiglio Mario Draghi durante una riunione del Comitato Interministeriale per la transizione digitale.

Ma prima di vedere cosa dicono le indiscrezioni, facciamo un passo indietro per ripercorrere la travagliata storia della nostra strategia AI.

Breve storia della strategia AI italiana, pubblicata due volte e mai rilasciata

Poco più di tre anni fa, nel settembre 2018, il Ministero per lo Sviluppo Economico pubblica un bando per cercare esperti che redigano la strategia italiana per l’intelligenza artificiale. Pochi mesi dopo gli esperti vengono selezionati, nel gennaio 2019 si mettono al lavoro e – bisogna ammettere – procedono abbastanza speditamente.

A maggio presentano la bozza con 79 raccomandazioni, poi diventate 82, che potete leggere qui (pdf). Da questo testo il Governo prepara una bozza di strategia, che potete leggere qui (pdf), e ad agosto parte una consultazione di neanche un mese per raccogliere pareri sui due documenti.

Il gruppo di esperti si riunisce di nuovo nel dicembre 2019 per valutare le risposte pervenute e dopo altri sette mesi il Governo pubblica finalmente un nuovo documento con le proposte, rivedute e corrette. Questa volta è presente anche un allegato che illustra i costi stimati per attuare l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A) proposto dagli esperti, nonché alcune delle raccomandazioni incluse nel documento. Al tempo ho analizzato le proposte in un articolo pubblicato qui.

Strategia Italiana AI - spese I3A
Strategia Italiana AI – spese I3A
Strategia Italiana AI - altre spese
Strategia Italiana AI – altre spese

Il 1 ottobre 2020 parte una nuova consultazione pubblica della durata di un mese, ma in questo caso il testo allegato non è il documento di proposte di luglio, bensì un pdf di 15 pagine che condensa nuovamente la strategia nella forma desiderata dal Governo.

Nel frattempo sono passati due anni dal primo bando per cercare gli esperti, con ben due consultazioni pubbliche sui documenti prodotti. Anni in cui si inserisce anche il Laboratorio Nazionale di Artificial Intelligence and Intelligent Systems (AIIS) del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica), con un bel documento per certi versi alternativo e che purtroppo è stato ignorato dai più.

Durante questo periodo si parla molto dell’I3A e di quale città dovrà ospitarlo. C’è chi propone Pisa, ma è Torino a spuntarla, sicuramente per la prontezza con cui tutta la città ha dato la sua disponibilità, e forse anche per compensare la mancata assegnazione del Tribunale UE dei brevetti (andato a Milano). Nel novembre del 2020 il Governo annuncia lo stanziamento di fondi per l’I3A di Torino, ma verso la prima metà di quest’anno arrivano i primi dubbii malintesi e infine la doccia fredda: il nuovo Governo Draghi fa tramontare l’ipotesi di un centro unico per l’intelligenza artificiale a Torino.

Anche l’attuale strategia italiana, mai ufficializzata, non se la passa benissimo. Tanto che a fine luglio di quest’anno pare si ricominci tutto da capo. Questa volta non è più il Ministero dello sviluppo economico a tirare le fila, bensì una collaborazione fra il Ministero dell’università e della ricerca, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e il MISE, che costituiscono un nuovo gruppo di esperti (più piccolo, solo nove membri) per redigere un documento “aggiornato”.

La nuova strategia

Arriviamo infine al documento di questi giorni, 27 pagine – come anticipato da Formiche.net – che per il biennio 2022-2024 cercherà di far recuperare all’Italia il tempo perduto nella governance e nell’accelerazione dell’AI, sorpassata praticamente da tutti i partner europei.

Draghi pochi giorni fa ha presentato l’iniziativa in Senato con queste parole:

Infine, sull’intelligenza artificiale, il nostro obiettivo è promuoverne la sperimentazione e renderne l’utilizzo più sicuro e trasparente. Allo stesso tempo, dobbiamo alimentare la fiducia dei cittadini per queste nuove soluzioni tecnologiche. La Strategia nazionale sull’intelligenza artificiale adottata dal Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale costituisce il quadro per migliorare il posizionamento competitivo del Paese.

Quindi sicurezzatrasparenzafiducia, temi perfettamente in linea con la strategia UE, ben rappresentata dalla proposta europea attualmente in discussione.

La nuova strategia italiana afferma i punti di forza del nostro Paese, come la vivace comunità di ricerca, nonché istituzioni quali il CNR, la FBK e l’IIT, ma riconosce anche i suoi punti deboli, come l’assenza di grandi player industriali e la cronica mancanza di fondi per la ricerca, che fanno scappare all’estero molti talenti di cui avremmo un gran bisogno. Il documento prosegue con la carrellata di penalizzazioni che affliggono il nostro sistema e che ben conosciamo: crescita disomogenea della ricerca, pochi brevetti e un gender-gap disastroso: nell’AI italiana vi è a malapena una donna ogni quattro ricercatori uomini.

Cosa vuole fare, quindi, l’Italia? Si punta su tre grandi aree: 1) competenze, rafforzando il dottorato nazionale in AI, mantenendo i ricercatori in Italia, potenziando le competenze AI nella pubblica amministrazione e portando l’intelligenza artificiale negli Istituti Tecnici Superiori; 2) ricerca, rafforzando l’ecosistema AI italiano, lanciando una piattaforma AI italiana per i dati e il software, promuovendo la multidisciplinarietà dell’AI, finanziando ricerca e progetti; 3) applicazioni per imprese e governo, supportando le startup e gli spin-off, creando dataset per il nostro mercato, creando modelli AI e Open Data, sostenendo le imprese nella certificazione dei prodotti AI e nella Transizione 4.0.

I finanziamenti sono rilevanti, considerato quello che il nostro Paese offre di solito alla ricerca e all’innovazione: 600 milioni di euro per il PhD nazionale, altri 600 milioni per finanziare i giovani ricercatori, 5 milioni all’anno per il programma “Rita Levi Montalcini” del Miur, un miliardo e mezzo per potenziare l’istruzione negli Istituti tecnici superiori, 430 milioni per creare nuove carriere dentro la Pubblica amministrazione e 3,2 miliardi di euro per realizzare corsi di formazione in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM).

Oltre un miliardo e mezzo andranno inoltre alla creazione di una piattaforma AI per dati e software, sulla scorta di quello che stanno facendo altri Paesi, visto che una delle difficoltà che spesso si ha nel mondo accademico è quello di reperire dataset, software e potenza di calcolo per poter condurre i propri progetti. Infine, come riporta sempre l’articolo di Formiche.net, parte dei fondi per la Transizione 4.0 (13,38 miliardi di euro) andranno ad aiutare le imprese del settore per assumere esperti qualificati. Infatti, vi dovranno essere “chiare linee guida per i salari degli esperti in IA che dovrebbero allinearsi ai benchmark internazionali” e “crediti fiscali o voucher per il reclutamento di profili STEM”. Infine, la Cassa Depositi e Prestiti metterà a disposizione il miliardo di euro del Fondo nazionale Innovazione di Cdp Venture Capital per aumentare del 30% il numero di startup rispetto al 2021 e del 50% gli stipendi medi.

Sembra dunque che la strategia italiana sia stata scritta con l’ambizione di far recuperare al nostro Paese il tempo perduto. Fin qui le anticipazioni, ora aspettiamo tutti il testo ufficiale.

***Abbiamo stretto un accordo che ci concede la divulgazione di alcuni suoi articoli pubblicati sul sito: Notizie.ai Luca Sambucci

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