Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
18 mesi di emergenza sanitaria. Un anno e mezzo di deliri di ogni sorta. La paura di contrarre il virus, e quindi di potersi ammalare gravemente (contrarre il virus non corrisponde matematicamente ad ammalarsi al punto da rischiare la vita, sia chiaro a tutti). E poi: lockdown, i morti per cure sbagliate, le cremazioni e le urne trasportate coi mezzi militari, gli scandali legati agli appalti concessi, durante il periodo in cui Domenico Arcuri presiedeva lo stato di emergenza, anche a imprese fantasma.
E ancora: le siringhe acquistate al prezzo più alto del mercato, e le sedie e i banchi a rotelle, spreco di denaro pubblico vergognoso, a cui si aggiunge – e non per ultimo per gravità – un piano pandemico fermo al 2006, nonostante tutto.
Per rinfrescare la memoria a chi legge, ecco un video di una trasmissione di Giletti in cui fu trattato l’argomento del mancato aggiornamento del piano pandemico: il dubbio permane…quanti morti si potevano evitare?
Poi arriva il piano vaccinale “libera tutti”, per scoprire poco dopo che i vaccinati non possono ritenersi liberi. Il motivo lo spiega la scienza, e le stesse case farmaceutiche, oltre alle organizzazioni di sorveglianza come EMA per l’Europa, e AIFA per l’Italia: i farmaci innovativi, commercializzati in gran fretta per arginare la diffusione del SarsCov2, sono ovviamente ancora da sperimentare.
Durante questa fase di sperimentazione, obbligatoria per leggi europee ed italiane, oltre che per le linee guida scientifiche, si iniziano a scoprire alcune cose, come l’attitudine di questi farmaci a coprire, semmai, per un periodo molto breve, tanto da dover ricorrere a una terza dose. E che a fronte della vaccinazione, non è detto che ti salvi dal Covid e pure dalla morte: il caso del povero operatore sanitario di 60 anni, tra i primi a completare il ciclo vaccinale, che ha perso la vita per Covid19, non deve essere dimenticato.
Ecco la notizia di cronaca che ne parlò: (Cliccare sul seguente link) Gabriele Gazzani ucciso dal Covid
Malgrado tutte queste cose, e altre che non elencherò per non tediare il lettore, in questo paese nulla o quasi è stato fatto, in quasi due anni, per migliorare il sistema sanitario, per adeguare gli ospedali, per garantire quelle “cure universali” che, in special modo al centro sud, sono sempre state una chimera.
I politici nostrani parlano, ma non concretizzano, promettono ma non mantengono, si occupano di restar saldi sulle poltrone dimenticando che il rispetto per la popolazione non è e mai può essere marginale, relegato tra le cose che non è necessario mettere in agenda.
In questo delirio che ha palesato come da decenni in Italia non esista altro sistema se non quello fondato sull’appropriazione indebita di potere in regime di falsa democrazia, esiste un settore della popolazione che continua a essere dimenticato, persino dagli enti preposti alla loro tutela: disabili e invalidi civili.
Nella nazione che ha tanto a cuore l’impoverimento drastico della classe media e del lancio del sistema dei sussidi di scarsa entità economica (tante volte qualche italiano dovesse dimenticare che è solo un miserabile coglione assoggettato ai poteri statali) coloro che tirano a campare con un miserabile assegno di meno di 300 euro al mese, è stato del tutto dimenticato
Comprendo che tra gli oltre 3 milioni di invalidi civili a livello nazionale, molti lo risultino solo perché sono riusciti a farsi riconoscere uno stato inesistente – i falsi invalidi che tutti conosciamo – ma non ho letto e sentito, in questi 18 mesi, una sola parola o dichiarazione a sostegno di questa fascia di popolazione. Che so, un bonus dedicato. Un aumento dell’assegno mensile. Un’agevolazione.
Nulla. Anzi, in alcuni casi dai bonus gli invalidi italiani erano stati esclusi, vedi il caso del Decreto Cura Italia – DL 18/2020 – che non includeva i “liberi professionisti disabili” per l’erogazione di un bonus di BEN 600 euro. Il motivo? Perché questi invalidi, percettori di pensione di invalidità contributiva, non sono stati ritenuti essere persone in stato, anche, di disagio economico. Sono state necessarie le battaglie portate avanti, fin dal maggio 2020, dalle organizzazioni a sostegno dei diritti dei malati di cancro per arrivare, lo scorso giugno e col varo del DL 73/2021, ad ottenere questo misero sostegno economico anche per una categoria di contribuenti già fortemente penalizzata dalla condizione di disabilità.
Ora, qualcuno potrebbe eccepire la solita cosa: “Eh, ma con tutto quello che è successo e sta succedendo, pensi per caso sia facile gestire una pandemia”? Non lo penso, ma basta guardare oltre i nostri confini per osservare come, nel resto d’Europa, cose come quelle che ho elencato non solo non sono accadute – a cominciare dalle misere somme distribuite in Italia e spesso con grande ritardo – ma se un solo ministro si fosse permesso di accennare anche lontanamente a un miliardesimo di ciò che chi governa questo paese sta facendo e continua a fare ai danni della popolazione, la risposta dei cittadini non si sarebbe fatta attendere, e non parlo di guerra civile: dimissioni dei ministri, dei capi di governo.. Altrove accade, qui mai. L’estero dovete conoscerlo realmente, non per andarci in vacanza per scattare selfie.
Non riesco più a dare la responsabilità a chi governa il belpaese, perché com’è noto a chi mi legge da anni, la mia ferrea opinione è che il buon governo, il buon Stato, lo fanno i cittadini. In Italia e nel resto del mondo.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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