Di Sergio Ragaini – Rubrica di libero pensiero
Lo ammetto: se solo due anni fa mi avessero raccontato la situazione attuale, avrei pensato au una sorta di incubo, dal quale avrei voluto svegliarmi. E dal quale, al mattino, una volta sveglio, avrei dovuto solo gioire perché, finalmente, le luci del giorno mi ricordavano che era tutto un sogno.
Invece, purtroppo, quello che nemmeno la più fervida fantasia avrebbe mai potuto immaginare, ha preso forma nella realtà. Ed ora è parte del nostro flusso del tempo.
Personalmente non so come tutto quanto sto vivendo ora sia entrato in questo flusso spazio temporale. Magari con qualche strana quanto improbabile distorsione. Che però è avvenuta, ed ora è qui, tra noi.
Qualcosa che ha davvero sfiorato il paradosso, attraverso privazioni, negazioni della libertà, vere e proprie reclusioni all’interno delle nostre abitazioni.
Tutto questo è stato però possibile perché qualcuno l’ha accettato. E, accettandolo, l’ha legittimato.
Purtroppo, come lo stesso Buddhismo Tibetano ricorda, il peggior difetto mentale è l’ignoranza. E quando si fa leva su quella tutto appare dissolversi, in qualcosa di quasi irreale. Che, però, prende forma, e diviene tangibile. In fondo, siamo noi che diamo alle cose il valore di realtà che hanno.
Come anche Roberto Nuzzo affermava, non bisogna obbedire a regole illegittime, perché così facendo le si rende legittime.
Il problema è che la maggior parte della gente ignorava che fossero illegittime. Anche dopo che l’evidenza veniva posta sotto i loro sguardi della mente. La paura fa 90, e in questo caso fa totale incapacità di osservare le cose per quello che davvero sono. La paura, infatti, disconnette, attraverso l’attivazione dell’amigdala, la corteccia cerebrale: la persona che ha paura, quindi, non pensa, e la sua mente vaga tra archetipi e immagini del passato.
Su questo, i media hanno lavorato molto bene, direi, purtroppo con una maestria che sa di studio, di calcolo, di analisi accurata. Sapendo anche che, per la maggior parte degli italiani medi, se una cosa la dice un Premio Nobel per la Medicina non è credibile, mentre se la dice la televisione diviene qualcosa da considerare come valore assoluto.
E così, se la televisione diceva che “non si possono fare determinate cose”, le persone hanno preso per buono questo. Senza quel minimo di indagine, di cui ho cominciato ad occuparmi sin dall’aprile 2020, quando già, in un mio articolo, avevo mostrato chiaramente come gli allora DPCM di Conte violavano la Costituzione Italiana in più punti. Costituzione che, come molti hanno ricordato, rappresenta, nella cosiddetta “Gerarchia delle Fonti”, il punto più alto dell’ordinamento giuridico: quel punto che nulla può sospendere o derogare, se non, in particolari casi, lo Stato di Guerra.
Sarebbe bastato questo, quindi, questa piccolissima riflessione, per capire che tutto era illecito. Anche per sorridere ad eventuali sanzioni, che, a questo punto, come più volte ricordato anche nei miei articoli, tra cui questo, non hanno alcuna legittimità. E come illegittime vanno considerate.
Purtroppo, però, sbandierare la paura delle multe è bastato per far sì che le persone eseguissero pedissequamente quanto veniva indicato dal Governo. In fondo, per la maggior parte degli italiani “Tanto comandano loro”, e l’autorità è qualcosa sul quale le persone non hanno alcun controllo. E contro la quale nulla può essere fatto.
E così, misure assurde, come Lockdown e Coprifuoco, sono diventate parte del modo di vivere delle persone. Le quali mugugnavano, si lamentavano… ma poi obbedivano. Quando sarebbe bastato ribaltare il tutto, chiedendosi: “Ma tutto questo ha senso, è legittimo?” per decidere che nessuno, se non un giudice con un atto motivato, può imporre arresti domiciliari ad un numero indefinito di persone, fossero anche per alcune ore al giorno, quale è il caso del Coprifuoco.
Sapendo che, in ogni caso, le persone, nella loro maggioranza, non avrebbero reagito, il Regime è andato avanti per la sua strada.
Allora alle manifestazioni c’erano poche decine di persone: oggi ce ne sono decine di migliaia, con cortei di cui l’inizio non vede la fine.
Tuttavia, la situazione sta degenerando sempre di più. Tanto che, tra amici, ci si chiede come abbiamo fatto a finire in questa paradossale situazione. Eppure ci siamo finiti. Anzi: siamo nella situazione peggiore possibile, quella che appare davvero senza via d’uscita.
D’altra parte l’ho sempre detto che questa situazione non ha via d’uscita. Sin da oltre un anno fa. Ora ce ne rendiamo conto.
Tuttavia, parleremo anche di questo. Per capire se è proprio vero che non se ne può uscire.
Prima, però, vediamo dove siamo arrivati. Anche solo per prenderne coscienza. E capire l’assurdo di tutto ciò.
Tutta la situazione attuale si riassume in una parola, quasi lapidaria: “Green Pass”. Vale a dire, un certificato da esibire per poter accedere a determinati servizi.
Ricordiamo rapidamente, anche se i più, ovviamente, sapranno di cosa si tratta, cosa è questo certificato. Si tratta di un certificato elettronico, o cartaceo, che viene rilasciato a coloro i quali si sono sottoposti alla vaccinazione Sars-Cov2. Oppure a coloro i quali hanno, nelle ultime quarantotto ore, effettuato un tampone con esito negativo, o in alternativa sono risultati guariti dal Covid-19 nei mesi precedenti.
Sin qui nulla di particolare e di così eclatante: uno dei tanti possibili certificati di vaccinazione che si possono ottenere. Il problema è come lo si utilizza: infatti, sempre più, la sua mancanza comporta l’esclusione dalla vita sociale, e non solo. Le norme che lo regolano sono sempre più restrittive: si è partiti con il suo obbligo per il personale sanitario per poi estenderlo a quello scolastico, ora anche esterno.
Inoltre, è richiesto addirittura per poter accedere a biblioteche, cinema, musei e luoghi di cultura, per sedersi all’interno di bar e ristoranti e così via.
Tutto lascia pensare al fatto che questa estensione sarà sempre più aumentata: già ora l’approvazione appare anche per tutti i lavoratori pubblici e privati. A questo punto, non averlo implica anche l’impossibilità di svolgere un’attività lavorativa.
Chi dirige il gioco ha capito che le persone collaborano. Se, infatti, in questo momento ci fossero il 50% di persone vaccinate con almeno una dose tutto questo non sarebbe stato possibile. Purtroppo, invece, è bastato solo sentire la parola “Green Pass” per vedere un’autentica “corsa al vaccino”.
Ancora una volta, il popolo ha collaborato, per paura e ignoranza. Le due cose sono legate a doppio filo: chi ha paura non pensa e favorisce quindi l’ignoranza. Allo stesso modo, chi sa non ha paura, perché è consapevole che queste norme non hanno nessuna relazione col diritto. Infatti, la Costituzione sancisce il diritto alla Cultura, il diritto al benessere e il diritto al Lavoro. Lasciare a casa una persona senza una “reale” giustificazione, che deve però implicare il suo comportamento sul lavoro, quindi, viola tutto ciò così come negargli, ad esempio l’accesso ad una biblioteca, per la quale sta pagando regolarmente dei tributi per poterne usufruire.
Eppure la gente obbedisce, continua ad obbedire. Eppure, come sempre, basta sventolare la “canzone” di multe e chiusure per far sì che le persone, disciplinatamente, obbediscano. Esattamente come facevano oltre 18 mesi fa, durante il Lockdown di 53 giorni, durato dall’11 marzo al 3 maggio 2020. sin dai primissimi momenti, quando venivano minacciate denunce in base all’Articolo 650 del Codice Penale. Allora però poteva essere forse comprensibile: era una cosa nuova e aveva “spiazzato” un po’ tutti. Oggi però, tutto questo non può più esistere: dopo ormai circa 19 mesi da che tutto questo è iniziato si dovrebbe essere a conoscenza dell’evanescenza di queste norme, e del fatto che queste ci sono e sono tenute in vita perché le persone le “fanno eseguire”, obbedendole.
E anche qui domina, come sempre, la paura. Mi sono trovato in un locale gestito da amici, alle porte di Milano. Questi ci hanno messo un tavolo sul marciapiede per farci mangiare fuori. Il motivo: la paura di controlli, la paura di multe e chiusure, da sempre paventate.
Addirittura qualcuno si è spinto fino a chiedere il Green Pass per eventi culturali organizzati nelle proprie abitazioni. Questo mi è accaduto nella zona di Milano. Ovviamente, per motivi di riservatezza, non vado oltre nella descrizione del luogo: mi limito a dire che da una struttura culturale prestigiosa come questa pareva impossibile.
Insomma: tutto questo esiste perché qualcuno continua a mantenere l’impalcato in piedi. E perché la gente obbedisce. Forse perché, i capisaldi della mentalità italiana, sono proprio il “tanto comandano loro” e il “non si può fare nulla”. Il tutto condito con un “tanto il coltello dalla parte del manico ce l’hanno loro!”. Senza considerare che, laddove non c’è ignoranza, si capisce che lo scopo della democrazia e del diritto è non dare “coltelli dalla parte del manico” a nessuno, di togliere la lama del coltello a tutti, lasciando che sia il diritto stesso a parlare per chiunque. Sancendo che determinati diritti sono intoccabili.
Tuttavia, per potere arrivare a ciò, occorre anche coscienza di gruppo. Me ne sono occupato nel mio primo articolo per questo giornale, ormai oltre 18 mesi or sono. Già allora si capiva cosa stesse accadendo. Ed ora è tutto molto evidente.
Tuttavia, almeno in Italia, la coscienza di gruppo non pare esistere: le persone si concepiscono come sole, separate. Percepiscono che “se non rispettano queste norme deliranti prendono la multa”, senza comprendere che, se un numero sufficiente di persone decide di non rispettare queste norme, la multa non varrà nulla, e queste norme decadranno. Un passaggio, purtroppo, interdetto ai più.
L’andare oltre, informandosi, farebbe capire alla gente che esiste un regolamento europeo, il 593/2021, qui disponibile in tutte le lingue. Al punto 36, nella versione italiana è stata omessa una parte fondamentale. Infatti, mentre nella versione inglese risulta.
“It is necessary to prevent direct or indirect discrimination against persons who are not vaccinated, for example because of medical reasons, because they are not part of the target group for which the COVID -19 vaccine is currently administered or allowed, such as children, or because they have not yet had the opportunity or chose not to be vaccinated”, la versione italiana risulta:
“È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate”. Tutto combacia, tranne l’ultima parte che, traducendo dall’inglese, risulta: “O semplicemente perché non hanno ancora avuto la possibilità o hanno scelto di non essere vaccinate”. Ho evidenziato la parte che manca nella traduzione italiana: quella fondamentale, perché sancisce la libertà di scelta di non vaccinarsi, e non solo l’impossibilità di farlo. E questo dice come la verit6à voglia essere costantemente occultata.
Di questo, tuttavia, l’informazione “alternativa” ha già ampiamente parlato. Basterebbe, quindi, aprire un po’ i propri orizzonti per vedere, in un istante, cadere questa grottesca rappresentazione. Tuttavia, anche qui è chiedere troppo, visto che per troppi “tanto comandano loro”, come dicevo poco fa, e, di conseguenza, non si pongono nemmeno in problema dell’illegittimità di una determinata norma.
A questo punto, però, dopo avere capito che tutta questa situazione esiste semplicemente perché le persone stanno dando a questa il loro consenso, occorre vedere se esiste una possibile via d’uscita. E, se sì, quale.
In un precedente articolo avevo scritto che, di fatto, la via d’uscita non esiste. Allora facevo notare che la “condizione” d’uscita dall’emergenza non si potrà mai raggiungere.
Oggi siamo in una situazione, sotto determinati aspetti, molto simile: infatti, la condizione d’uscita pare non esserci nemmeno più: persi tra improbabili “varianti”, che di fatto si moltiplicano all’infinito, e tra sempre maggiori soppressioni della libertà, per coloro che non si piegano ad un ricatto di Regime, la via d’uscita da questa situazione appare davvero invisibile all’orizzonte: dopo la quinta proroga dello Stato di Emergenza, addirittura fino al 31 dicembre 2021 (e non fino al 15 ottobre, come lo scorso anno), credo infatti sia davvero improbabile che un regime sanitario, che ha trovato nella “vaccinazione permanente” il suo sogno da sempre (dopo la seconda dose di vaccino arriveranno le altre, questo pare ormai già scritto), possa ora mollare il colpo: siamo in una situazione che è destinata a non finire.
Occorre quindi trovare soluzioni per chiudere, in qualche modo, questa situazione.
Personalmente, ho identificato tre opzioni possibili.
La prima è un vero e proprio “attacco frontale”. Forse il sogno di molti che, sui Social, scrivono “vi verremo a prendere”, oppure “rivoluzione subito”. Tuttavia, mai come in questo caso, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. In un mio articolo di quasi un anno fa fa avevo parlato di come queste siano perlopiù “sparate” da social, appunto: organizzare una cosa di questo tipo richiederebbe delle energie enormi: e, vista la poca coesione presente, vedrei davvero tutto ciò molto improbabile.
Le altre soluzioni sono di fatto parte di quello che si può chiamare un possibile “Piano B”. E sono, tutto sommato, abbastanza simili. Consistono nel cercare spazi vitali dove la vita appare negata quasi in toto.
La prima soluzione di questa categoria consiste nel creare una sorta di “società parallela”: quando i diritti sono negati, si creano alternative. Queste possono davvero coinvolgere tutto: dalla cultura alla spesa all’istruzione. Un discorso che potrebbe aprire realmente mondi, e sul quale sarà bello tornare, anche in una serie di articoli futuri.
La terza opzione, invece, è la ritirata. Non la voglio chiamare “fuga”, perché suonerebbe come un non affrontare la situazione: tuttavia, anche gli eserciti migliori capiscono che, in determinati momenti, è meglio una ritirata onorevole piuttosto che un’ignobile disfatta.
In questo caso, la ritirata vuol dire semplicemente riparare altrove. Fortunatamente non esiste solo l’Italia: di conseguenza, essendo molti i Paesi, anche nella stessa Europa, che non adottano il Green Pass, almeno in maniera così rigida, la possibilità sarebbe spostarsi in un’altra Nazione.
D’accordo, questo potrebbe comportare dei problemi: come dice il proverbio, però, meglio un incerto futuro che un rovinoso presente. E se nel futuro, che allora sarà presente, anche il solo andare a fare la spesa o entrare in un ufficio pubblico o privato potrebbe divenire un problema, allora anche andare verso un ignoto, dove comunque la speranza è ancora presente, e la parola “libertà” ha ancora un valore, potrebbe diventare una soluzione. Per ricostruire una nuova vita in un luogo libero, dove anche i più elementari diritti non vengano soppressi.
In fondo, anche questa potrebbe essere un’occasione, per nuove possibilità che, altrimenti, qui non apparirebbero mai come realizzabili. E che invece, altrove, si potrebbero, e forse si potranno, realizzare.
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