Di Chiara Farigu
Oltre 20mila ettari di territorio andati in fumo, 1500 le persone sfollate, 7 i canadair della Protezione Civile italiana +4 arrivati dalla Francia (attesi in giornata altri 2 dalla Grecia), impegnati nello spegnimento via cielo, 10 le squadre in azione via terra tra vigili del fuoco e volontari: questi i numeri che raccontano la tragedia che sta vivendo la Sardegna avvolta da uno degli incendi più devastanti e distruttivi della storia.
Incalcolabili invece i danni alla flora e alla fauna, solo tra qualche giorno si riuscirà ad avere una visione più chiara e si potrà azzardare una stima economica per iniziare la ripartenza.
La previsione, se tutto andrà bene, vale a dire se verranno stanziate risorse proporzionate ai danni subiti e messe in campo politiche di vera prevenzione (gli incendi in terra sarda non sono una calamità quanto una costante di ogni estate), per ricostruire boschi, frutteti, aziende agricole, allevamenti, terrificanti le immagini degli ovini arsi vivi, è di almeno 15 anni, azzardano gli esperti.
Numeri da capogiro. Un’intera provincia, l’oristanese completamente in fiamme. Col maestrale che spinge il fuoco nei territori adiacenti.
L’allarme continua anche nella giornata odierna.
La popolazione è sgomenta. Già fiaccata da una crisi senza precedenti che in Sardegna morde più che altrove al punto da essere collocata sempre in pole position per numero di disoccupati e borghi in via di spopolamento da ogni report statistico messo in campo, ora è veramente in ginocchio. ‘Abbiamo perso tutto -raccontano davanti ai microfoni- ci rimboccheremo le maniche, come abbiamo sempre fatto. Siamo abituati a combattere, lo faremo anche stavolta’.
Intanto è partita da subito la gara di solidarietà che sta investendo tutta l’isola. Come tre anni fa durante la protesta del latte. Quando i pastori stanchi di subire prezzi irrisori, insufficienti persino a coprire le spese, decisero di sversare il latte per le strade. C’era tutta la Sardegna a manifestare solidarietà ad una categoria che è la forza trainante dell’economia dell’isola.
Oggi come allora e come tante altre volte si fa ricorso all’arcaico istituito de Sa Paradura. L’arte antica di colmare i vuoti, usanza cara ai pastori sardi (e poi per estensione all’intera popolazione) che prevede un sostegno “in natura” ai colleghi che per avversità naturali si trovano in difficoltà ed hanno necessità di rimettersi in sesto, o in pari per riprendere l’attività come prima.
Gli allevatori isolani in fatto di avversità sono dei veri maestri. Alle prese coi nemici di sempre, attacchi da animali predatori, furto di bestiame, alluvioni e incendi, ma sempre pronti a venire incontro a chi queste avversità le subisce. Un codice non scritto ma ampiamente praticato in virtù del fatto che le azioni contano più delle parole.
Gli appelli ieri porta a porta, oggi via social sono stanno trovando risposte anche nel resto d’Italia che da subito ha espresso solidarietà alla Sardegna tutta.
E mentre la politica è alle prese col da farsi proclamando lo stato di ‘calamità naturale’ , ‘si destinino risorse del PNRR alla riforestazione’, chiede Solinas, la popolazione si domanda perché ancora una volta nulla sia stato fatto in termini di prevenzione.
‘Smettiamola di dare la colpa alle temperature roventi di questi giorni che certo non aiutano o ai cambiamenti climatici. C’è sempre la mano dell’uomo dietro a ogni incendio… altro che calamità naturale. Qui di naturale non c’è niente’, denunciamo molti sui social.
Difficile non concordare. Quando poi leggi che poche ore fa un incendio ha coinvolto lo splendido resort di Santa Margherita di Pula in cui sono state girate le riprese di “Temptation Island” causando ingenti danni.
E la storia si ripete, ancora una volta.
*** Il pezzo originale di Chiara Farigu a questo link
Foto di copertina: Ansa
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