È il mantra di questi ultimi mesi: riapriretutto MA in sicurezza. In quel MA c’è tutto, o meglio niente, se poi parliamo di scuola.
Perché a parte il rinnovo di qualche arredo scolastico, come i chiacchieratissimi banchi monoposto, nulla è stato fatto.
I docenti continuano ad essere i più vecchi e i meno remunerati d’Europa, chi era ‘precario’ continuerà ad esserlo, ogni speranza di assunzione/stabilizzazione si è sciolta come neve al sole.
Le classi ‘pollaio’ non saranno più tali tra 10/15 anni in virtù della denatalità, spiegano gli analisti del settore, quindi perché sprecare tempo e risorse per anticipare un fenomeno che sarà fisiologico? La messa in sicurezza di migliaia di edifici fatiscenti, ormai è chiaro a tutti, è e rimane una chimera.
In quanto all’efficientamento dei trasporti pubblici, da dove tutto dovrebbe cominciare, è solo una questione semantica.
Cambiamo i governi, si alternano i ministri, ma, alla fine della fiera, la scuola rimane l’ultima ruota del carro della P.A.
Una palla al piede. Sebbene nell’agenda politica di qualunque schieramento, di maggioranza o di opposizione, venga inserita come priorità.
Non fa eccezione neppure il cosiddetto ‘governo dei migliori’.
Che da quando si è insediato, ormai da cinque mesi, predica bene ma razzola male. E quel che è peggio, sulla riapertura, ancora oggi, è nebbia fitta. Un giorno sì e l’altro pure, il politico di turno rilascia dichiarazioni seguendo l’onda del momento, o più precisamente, del consenso.
Ma guarda caso è sempre concorde quando c’è da puntare il dito davanti ai risultati negativi di qualche studio o statistica che la riguardi.
Gli studenti italiani riscontrano difficoltà nella comprensione di un testo o negli esercizi di matematica? E’ colpa degli insegnanti che non li preparano adeguatamente. Ed è colpa della Dad se, ai dati già preoccupanti degli anni scorsi, c’è stato un ulteriore peggioramento.
Poco importa se la Didattica a Distanza è stata uno strumento emergenziale (ma di fondamentale importanza), messo in atto dai docenti che doveva consentire, per un breve lasso di tempo, di mantenere vivo quel legame umano oltre che formativo con gli studenti in balia di se stessi nel pieno della pandemia. E ancor meno importa che a farsi carico di un lavoro straordinario, senza limiti di orario e senza alcun ritorno economico, siano stati i docenti.
E a nulla vale che le discutibili e costosissime prove Invalsi siano standardizzate e pertanto lontane anni luce dalle didattiche ‘personalizzate’ che invece devono tener conto di modalità e tempi di apprendimento di ciascun alunno/studente.
Più semplice e sbrigativo è puntare il dito sui docenti o sulla didattica da remoto se le carenze formative si dilatano e la dispersione scolastica aumenta. Piuttosto complicato, e soprattutto costoso, è intervenire sui tanti provvedimenti che da almeno tre decenni stanno smantellando la scuola pubblica.
Non farà eccezione neanche la #riaperturainsicurezza del prossimo anno scolastico, spina nel fianco in questo periodo periodo di politici e tecnici e con settembre alle porte.
Puntare sul provvedimento più semplice e sbrigativo e naturalmente meno costoso, ovvero la vaccinazione per tutti, docenti studenti e personale Ata, sembra l’opzione più accreditata.
E, purtroppo, anche l’unica.
Con l’obbligo per i primi. Come vorrebbe il disegno di legge presentato ieri dalla senatrice di FI, Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, che chiama in causa il Governo e invoca il coinvolgimento dei ministri, in particolare quello all’Istruzione Patrizio Bianchi, affinché venga approvato in un arco di tempo brevissimo. Il docente che non si vaccina o non ha completato l’iter vaccinale, sarà sospeso dal servizio e non potrà essere impiegato in altre mansioni, come le biblioteche. Nè percepirà alcuna retribuzione, recita il ddl su citato. Previste deroghe solo in caso di patologie che sconsigliano la vaccinazione.
Le polemiche, manco a dirlo, impazzano tra chi è a favore e chi da sempre è contrario a qualsiasi forma di obbligatorietà.
Vaccinazione, dunque. Fortemente raccomandata, sarebbe questo l’orientamento del CtS, o resa obbligatoria, se il ddl a firma Ronzulli venisse convertito in legge, è la via maestra al vaglio del governo. La sola ed unica soluzione per una #riaperturainsicurezza.
Con buona pace di quel che sarebbe potuto essere, ovvero una straordinaria opportunità per un radicale rinnovamento della più importante agenzia di formazione.
Un’occasione persa. L’ennesima.
***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del sito www.scrignodipandora.it per la ridiffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo di Chiara Farigu a questo link
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