Green(S)pass: considerazioni sarcastiche – ma non troppo – di pubblica utilità

Green(S)pass: considerazioni sarcastiche – ma non troppo – di pubblica utilità

Di Lucaa del Negro

Nella lingua tedesca, “Spass” significa divertimento, e fossimo per un attimo sopravvissuti alle politiche sociali ed economiche europee senza avervi lasciato in quel di Bruxelles schiere di politicanti idealmente legati a forme di comicità e avanspettacolo, i quali e nel mentre si sono auto-costituiti a “movimenti” e “forze” di governo, allora, e senza  escludere quasi nessuno della cosiddetta “casta”, da ridere ci sarebbe ben poco.

Pandemia e varianti del coronavirus sarebbe argomento serio, molto severo e drammatico da trattare in ragione delle quotidiane centinaia di migliaia di vittime da seppellire nella cara e vecchia Europa, tutt’altro in fin dei conti che i “mille studi” e le esagerate proiezioni di dati che contrastano e smentiscono sé stessi nella continua saga degli scienziati che ne tentano spiegazione sperimentando in qualità di ospiti linguaggi di comunicazione di massa per i numerosissimi talk-show che rispettano il mainstream.

E dunque divertiamoci, visto che sembra possibile…

L’Europa, pubblica una cartina con aggiornamenti settimanali classificando per mezzo di colori -identificandole- le zone (europee) a rischio coronavirus e sue varianti: rosso, arancione e verde, senza discernere dei “mezzi colori” perché ridere va’ bene ma fino a un certo punto;

QUA: www.ecdc.europa.eu/en/covid

E’ la stessa Europa che dal 1 luglio 2021 chiede di adottare un “non-passaporto” per la libera circolazione e che però ha un nome che tanto gli somiglia, “greenpass“, soprassedendo di fatto alle colorazioni che persistentemente e nel contempo chiede ai Paesi membri di tener conto.

Nulla da ridire..ahemmm ridere; infatti: “è per la nostra sicurezza…” (Cit.)

Ma…ma…(sornione)

Alcuni Stati (Germania e Croazia per fare due nomi molto poco “a caso”, leggi di turismo e di movimento forza lavoro) da tempo hanno scritto a chiare lettere nei loro siti governativi che, provenisse una Persona da “zona verde”, si applicano leggi e regolamentazioni PRE-Covid, e quindi, non è richiesto greenpass; per un esempio ancora, se la stessa Croazia è per l’EU zona verde alla data del presente scritto (30 giugno NdR), per la Slovenia che si auto-inscrive in verde nel proprio sito governativo e che ivi confina, la Croazia non è verde ma arancione, mentre la stessa Slovenia è arancione per i croati così come lo è per l’EU.

L’Italia che non sta a guardare mai nessuno per quanto riguarda la burocrazia e fuori da tutti gli accordi Schengen eccetera, avendo da tempo surclassato la colorazione a suo modo e oggi, aderendo senza compromessi al greenpass, richiede comunque un formulario online (previa registrazione a un portale!) per poter entrare (e rientrare!) nel Territorio un tempo universalmente conosciuto come Belpaese.
QUI: https://app.euplf.eu/#/.

Ma..ma… (responsabile)

Per ottenere il greenpass, bisogna (dopo aver effettuato qualche manovra online ecc.) essere compresi nel “3G” germanico (GGG getestet, genesen, geimpft = “testato, guarito, vaccinato”) e qui, Vi invito a cercare tutte le differenze che ogni Paese prevede per trovare intesa e punti di accordo almeno sulle date delle vaccinazioni incluse le “seconde dosi” da dove considerare per validarlo il pass, tenendo presente che solo una delle tre opzioni valide per ottenerlo è gratuita, almeno per quanto riguarda l’Italia, dove per inciso è l’inoculazione “il dono di Stato” a differenza dell’Austria -un altro esempio- dove non si pagano nemmeno i tamponi.
Trovato il bandolo della matassa, e rientrando in una zona di logico pensiero, ponendo insomma attenzione massima alla malattia, ai possibili contagi, alle cure che rimangono tabù per tutti i media o quasi, fuori da una polemica costruttiva fin troppo facile ma ristretta fuori dai circuiti di informazione ufficiale, è stabilito che per un lungo periodo, e per cioè alcuni mesi, il possessore del greepass NON EFFETTUERA’ UN TEST che sia uno!

La Comunità Europea, sponsorizzando le terapie genetiche chiamate volgarmente vaccini, praticamente sponsorizza viaggiatori in qualità di potenziali untori, perché ogni medico, ogni scienziato, ogni giornalista registra quotidianamente la presenza della SARS CoV-2 e soprattutto delle sue varianti nelle persone vaccinate e guarite, sia sufficiente leggere i dati che le stesse agenzie governative preposte espongono pubblicamente per smentire il sottoscritto!
L’ultima prova* è quella della UEFA (Union of European Football Associations) che alla data di questo scritto, sta ripensando se far giuocare o meno a Londra (GB) le partite finali del campionato di calcio, dove una massa (DI VACCINATI!) è in procinto di riempire lo stadio di Wembley ma “la situazione epidemiologica” è assai -al momento e per quanto stanno dicendo- compromessa.

Insomma, se a ragion veduta gli Stati europei sono liberi di interpretare le disposizioni di Bruxelles e se questi operano più dal lato economico che da quello sanitario (QUI un articolo di approfondimento del Direttore), ricordando che per viaggiare almeno all’interno dello spazio Schengen NON E’ INDISPENSABILE IL GREENPASS, come non farsi una ragione del caos-EU, come non accettare con una certa disinvoltura i loro emendamenti, le continue correzioni in favore di una ambigua obbligatorità vaccinale a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo (il greenpass!) e le rimodulazioni sui bugiardini e le modalità di somministrazione del siero (ufficialmente ancora in fase di sperimentazione!) che non-immunizza?

Con una risata, perché fino a che c’è vita (almeno in Italia) c’è…

(Opssss.)

Lucaa del Negro
(@MshAllh_theBook)

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