Di Alessandro Maola
Più del 60% le fatture pagate in ritardo e in media 42 giorni il ritardo nei pagamenti delle fatture.
Se il Covid sta iniziando a rallentare la sua morsa, purtroppo i danni procurati al nostro sistema economico continuano a crescere. I dati sono a dir poco allarmanti: i primi 5 mesi del 2021 registrano un peggioramento: il 63% del totale delle fatture emesse dalle imprese e i professionisti italiani registrano ritardi nei pagamenti con una media che si attesta su 42 giorni!
“Dai nostri Clienti ci arrivano continuamente dei segnali di allarme che appaiono in controtendenza rispetto a quelli di ripresa comunicati dal Presidente del Consiglio Draghi”, evidenzia Victor Khaireddin, Presidente del Gruppo IREC, società specializzata nel recupero crediti commerciali. “Abbiamo incrociato e confrontato i dati di incasso e pagamento di un panel rappresentativo di oltre 1.200 aziende alle quali avevamo già sottoposto il medesimo sondaggio nel 2020 e, purtroppo, il raffronto non è cambiato restando molto preoccupante”.
A quanto emerge dall’analisi dei Big Data del Gruppo IREC e dell’e-commerce Rintracciofacile.it le difficoltà investono tutti i settori economici e le imprese di tutte le dimensioni.
In grandissima difficoltà le microimprese (con fatturato inferiore ai 2mln di euro e meno di 10 dipendenti): il 67% delle 4,1 milioni di microimprese italiane ritarda mediamente di 48 giorni gli incassi delle proprie fatture. Segue la Grande impresa (con fatturato superiore ai 50 mln di euro e più di 250 dipendenti), dove meno di 1 impresa su 2 incassa con regolarità (39%) e con ritardi in media di 44 giorni.
I ritardi dei pagamenti sono diffusi e aumentati in tutte le regioni italiane, anche quelle delle aree più virtuose (prima del covid) come il Nord Est e Nord Ovest, registrano ritardi negli incassi del 54% e del 60% con una media di 35 giorni di ritardo. Le aree geografiche del Sud e delle Isole hanno i ritardi più importanti con il 70% delle aziende che incassa oltre i 50 giorni.
E un dato allarmante su tutti: il 40% dei ristoranti e bar rischia il fallimento (rispetto la media del 15% pre-covid) con danni su tutto l’indotto dei fornitori nei prossimi mesi oltre che un danno sociale. Nei piccoli centri, il bar e il ristorante del paese non sono solo dei volani per l’economia locale, ma anche centri di aggregazione sociale che chiudendo mettono a repentaglio la vita stessa dei piccoli centri.
Victor Khaireddin, (fra le altre cose anche autore del libro: “Chi è senza debito scagli la prima pietra”, un manuale che insegna il metodo per farsi pagare le fatture, senza inseguire i propri clienti), ritiene insufficienti le azioni di governo: “Se gli interventi del governo Draghi per combattere la pandemia sul piano sanitario registrano un miglioramento sostanziale, non possiamo dire la stessa cosa riguardo la salute delle imprese del Paese, che continua ad essere in piena emergenza, con il rischio di chiusura di migliaia di imprese. Non solo le piccole imprese, anche le grandi sono allo stremo per mancanza di liquidità dovuta a ritardi nei pagamenti e rischi di insolvenza. L’arrivo della bella stagione potrà dare una boccata d’ossigeno all’indotto delle imprese del settore HORECA, ma non per tutte: le più ‘deboli’ finanziariamente potrebbero non superare il prossimo autunno senza aiuti strutturali ritrovandoci così, con milioni di italiani senza lavoro.”
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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