Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
«Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». E’ la regola surreale contenuta nel romanzo “Comma 22” – titolo originale Catch 22 – dello scrittore satirico statunitense Joseph Heller, che fu pubblicato nel 1961. Nel suo libro, egli riadattò il paradosso di Jourdan, ripreso a sua volta da quello di Epimenide, che da una sua affermazione creò il paradosso del mentitore. Affermando che “Tutti i cretesi sono bugiardi”, essendo cretese si dichiarò bugiardo, rendendo inefficace la sua stessa dichiarazione.
Il Comma 22 escogitato dal romanziere, è un articolo del regolamento a uso interno di un gruppo di piloti dell’aviazione militare. Heller, personaggio particolarmente critico sul sistema delle gerarchie militari e sul criterio di guerra, ambientò la trama nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, e fu in grado di far emergere le incongruenze che, a volte, si sviluppano nel comportamento, e nelle dinamiche del pensiero, di certe persone cui è stato assegnato un ruolo di potere, pur senza che essi abbiano le caratteristiche adeguate per affrontare a dovere quell’incarico.
Riflettere su questo criterio oggi è auspicabile. Nel periodo storico attuale, con una pandemia mondiale in corso e un governo, quello italiano, i cui ministri sono avvezzi a dichiarare tutto e il contrario di tutto, almeno apparentemente senza una logica per noi comuni mortali, la conseguenza è di esser costretti a subire una gestione del paese, e quindi del potere, basata sul Comma 22. Oggi dichiarano aver preso una decisione, domattina faranno l’opposto, poi ci ripensano e tornano sui propri passi, ma non è detto…
Se non si tratta di un progetto occulto, atto a far impazzire il maggior numero di persone, costoro o sono incapaci di intendere e di volere, o sanno che solo nel caos totale è possibile non far emergere i propri, evidenti, limiti.
Ecco un esempio pratico del famigerato paradosso applicato alla nostra vita quotidiana: le normative in vigore dallo scorso anno, dopo l’avvento della pandemia, impongono di indossare le mascherine sanitarie e del tipo a norma di legge. Cosa si scopre? Che la maggior parte di dispositivi di protezione da indossare per coprire naso e bocca, approdate sul territorio nazionale, non sono legali! Il motivo? Gli appalti sono stati assegnati ad aziende e faccendieri che nulla hanno a che fare con il settore specifico, in una corsa all’acquisto che, se è pur vero che era evidentemente urgente, non ci si aspettava potesse permettere deroghe a una maggiore attenzione e scrupolosità. Abbiamo continuato a rifornirci di mascherine non a norma di legge, acquistandole nelle farmacie e nei negozi che le distribuiscono, o attraverso i siti di vendita online.
In questo caso la norma avrebbe recitato: “Tutti dobbiamo mettere le mascherine a norma di legge, ma tutte le mascherine non sono a norma di legge”. Paradossi che sono il frutto di una gestione anomala della cosa pubblica ormai in tutte le sue declinazioni. D’altra parte, se la collettività non spende un poco di tempo per controllare chi pretende di gestirci la vita, non si uscirà facilmente dal pantano. Urge trovare garanti super partes, e gestori dei comparti nazionali che siano fidati e capaci e, fondamentalmente, comprendere cosa sia sbagliato fare e cosa no, per non incorrere nel reato d’incapacità di rendersi conto della realtà che ci circonda, disturbo denominato analfabetismo funzionale.
Se proseguiremo a percorrere supinamente questa strada, un giorno potrebbe esserci chiesto di compiere azioni contrarie alla ragione e all’etica, per legge. Meglio non arrivare a tanto, perché oggi può sembrare assurdo, ma rammento a tutti che anche il romanzo “1984” di George Orwell fu considerato un fantascientifico che descriveva un futuro distopico. Solo dopo decenni dalla pubblicazione la trama ha dimostrato di essere molto meno fantasiosa di quanto potesse sembrare…
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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