Da Europa Press
I cartelli del traffico di droga continuano a devastare la popolazione del Messico, un paese che non può lasciarsi alle spalle questo flagello nonostante i cambiamenti nei governi e le promesse politiche.
L’ultimo rapporto ufficiale rivela che lo scorso anno nel Paese sono stati almeno 7mila le persone scomparse. Ciò significa che nei due anni in cui Andrés Manuel López Obrador è stato in carica, il traffico di droga ha già causato 16.875 vittime.
Queste cifre sono lontane dalla promessa che il presidente ha fatto per fermare la violenza e smantellare la politica attuata dal suo predecessore, Enrique Peña Nieto.
Da quando è iniziata la cosiddetta “guerra alla droga” nel 2006, con il presidente Felipe Calderón, e sono proseguiti i diversi governi, nel Paese si sono registrati 80.517 casi di sparizioni.
“Il 2006 è un anno di svolta in cui il Paese inizia un percorso molto sinistro e in cui la scomparsa è una delle pratiche più spregevoli”, ha affermato il Sottosegretario per i diritti umani, Alejandro Encinas.
Il rapporto spiega inoltre che nel corso del 2020, 559 tombe clandestine sono state localizzate in Messico, in cui sono stati recuperati 1.086 corpi, nel mezzo di una spirale di violenza legata alle mafie che divampano in diversi stati.
“Continua la scoperta di tombe clandestine e corpi recuperati, dovuta all’aumento delle attività della criminalità organizzata, principalmente scontri” in tre stati: Guanajuato e Jalisco nel centro-ovest e Guerrero nel sud del Paese, secondo Encinas.
Il cartello Jalisco Nueva Generación opera in quegli stati ed è coinvolto in violente controversie territoriali con altri gruppi. Solo nel comune di El Salto, Jalisco, l’anno scorso sono stati trovati 189 corpi.
L’identificazione e la restituzione di questi corpi alle loro famiglie rimane molto difficile. Dei 2.395 corpi recuperati da quando l’attuale governo ha preso il potere nel dicembre 2018, il 39% è stato identificato e quasi il 22% è stato restituito ai famigliari.
Scontri per il potere e controllo del territorio
Il governo di López Obrador ha mantenuto, e in alcuni casi aumentato, il potere delle forze armate per combattere i narcotrafficanti, come aveva fatto Peña Nieto, ma non è riuscito a bandire i grandi cartelli che indirizzano il traffico di droga agli Stati Uniti, un mercato che dà loro enormi profitti.
Al contrario, molte di queste organizzazioni si sono frammentate e piccoli gruppi si sono stabiliti in altre aree, allargando ulteriormente il controllo territoriale dei cartelli.
Le lotte interne delle organizzazioni, il reclutamento di adolescenti e giovani per la vendita e il traffico di droga, e le operazioni violente delle forze di sicurezza, tutte insieme contribuiscono a ché ci sian un numero tale di scomparsi.
La stragrande maggioranza di coloro che muoiono in questi scontri finisce in sinistre fosse comuni. Negli ultimi anni, gruppi di genitori disperati hanno formato associazioni per cercare i propri figli.
Anche in Messico il numero di omicidi per abitante è molto alto.
L’anno scorso il numero totale di omicidi è stato di 34.515, molto simile al 2019, secondo l’Istituto nazionale di statistica e geografia (INEGI).
Da quando il presidente López Obrador è entrato in carica, il tasso di omicidi è rimasto ai livelli storicamente elevati di 29 per 100.000 abitanti, un livello molto alto a raffronto col resto del mondo.
Queste cifre aumentano notevolmente al confine con gli Stati Uniti, dove operano i cartelli. In Baja California, Chihuahua, Colima e Guanajuato, il tasso di omicidi è di 70 ogni 100.000 abitanti. La città di confine di Tijuana ha registrato più di 4.000 omicidi nel 2020, quasi il 12% del totale nazionale.
Gli analisti sottolineano che una delle sfide per il Messico nel suo rapporto con il nuovo presidente degli Stati Uniti, il democratico Joe Biden, sarà la lotta alla droga, visto che la strategia militare sembra esaurita.
Tuttavia, il nuovo scenario non sembra del tutto favorevole se si tiene conto del fatto che López Obrador cerca di porre fine alla Merida Initiative, un accordo di cooperazione attraverso il quale gli Stati Uniti forniscono assistenza per la sicurezza al Messico combattendo il traffico di droga. Con questo accordo, ai gruppi dell’FBI e dell’agenzia antidroga DEA è consentito nel territorio messicano.
A dicembre, dopo la cattura a Los Angeles dell’ex ministro della Difesa messicano Salvador Cienfuegos da parte di agenti della DEA, che lo hanno accusato di traffico di droga, i legislatori messicani hanno votato una riforma che limita le attività degli agenti stranieri in Messico. Cienfuegos è stato consegnato al Messico per un eventuale processo, ma è stato esonerato dall’ufficio del procuratore generale mentre il governo messicano ha rilasciato il fascicolo della DEA su Cienfuegos, criticato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Questa azione, secondo gli specialisti, minerà il rapporto del Messico con le agenzie di sicurezza statunitensi, il che potrebbe avere ripercussioni sull’espansione del traffico di droga al confine.
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