Nemi si tinge di vino e diventa Borgo Divino

Nemi si tinge di vino e diventa Borgo Divino

Di Susanna Schivardi e Massimo Casali – foto e video di Susanna Schivardi

Nelle giornate del 11, 12 e 13 settembre il Borgo di Nemi ha ospitato una bella kermesse, Borgo DiVino allasua sesta edizione, dove sono arrivate aziende italiane, dal Nord alle Isole, con una carrellata di vitigni molto prestigiosi. Tra i partner Wineowine, CastelliExperience, Paesionline e altri che hanno contribuito a creare un forte link tra vino, territorio e storia.

Nella giornata di chiusura l’affluenza è stata notevole, con una grande attenzione alle norme anti Covid, e nonostante le mascherine, bere il vino è stato sempre un piacere. Ci siamo avvicinati verso l’ora di pranzo alla cantina toscana Scheggiolla, che con le sue bottiglie di rosso ci ha subito incuriosito. A presentare l’azienda direttamente i produttori, Luciano Pagni e Maria Guarini, marito e moglie che si sono incontrati provenendo da realtà diverse. “Io – racconta il marito – vengo da una tradizione contadina, in una famiglia che si è sempre dedicata al vino. Poi ho studiato agraria e lavorato in amministrazione sempre nel settore del vino”.

Ha sempre visto fare il vino, da quando era in fasce, quindi il vino è la sua materia. La moglie, Maria, ha studiato a Siena poi ha incontrato Luciano e da lì hanno unito le loro competenze e soprattutto la passione comune. “Il nostro è un prodotto biologico – tengono a precisare – mai trattato con solfiti, quindi l’uva deve essere buona fin dall’inizio, e bisogna tenere la maturazione sotto controllo”.

Producono il Sangiovese “che è un vitigno ruvido, come i Toscani – racconta fiero Luciano – però sa regalare un ottimo prodotto”. Il loro vino non fa legno, passa solo nelle grandi botti da 15 ettolitri, ma non la barrique, che regala sentori troppo forti, tipicamente vanigliati. Assaggiamo un 2018, dove si sentono bene i profumi primari e freschi, poi un 2014 “l’ultimo nostro vino – sottolinea Luciano – da qui in poi è ancora tutto da imbottigliare, perché il Sangiovese ha bisogno di maturare, vuole grazia e pazienza”. Su quattro ettari di terra, 1,8 sono di vigneto, nella zona di Castelnuovo Berardenga nel senese, dove hanno rilevato l’azienda nel 2000, per costruirci anche la loro dimora e dove regna la legge della biodiversità.

Video intervista di Susanna Schivardi

Seimila bottiglie l’anno di chianti classico e tremila di IGT Toscano, una vera scommessa che però arriva fino in Giappone, passando per gli Stati Uniti, la Scozia e la Svizzera. L’etichetta che raffigura una calla, è simbolo di fecondità e il logo con il globo e la caravella è metafora del viaggio, “quello che io e Maria abbiamo intrapreso tanti anni fa. Vedere questo logo all’estero per noi è un’enorme soddisfazione”.

Scheggiolla, insieme ad altre azienda fa parte di un’associazione al di fuori della FIVI, Il Mercato dei vignaioli, dove i vignaioli vendono direttamente al consumatore le bottiglie. Realtà indipendenti come questa non sono rare e infatti poco dopo incontriamo Andrea Scarpati, che ci presenta quello che sarà un Consorzio, nella ricerca ancora per poco di una definizione giuridica conveniente, in cui sono presenti quindici cantine da tutta Italia, di cui sei delle Marche. “Ci siamo messi insieme per portare i nostri prodotti all’estero – ci spiega Scarpati – per un’offerta maggiore. Oggi proponiamo dei vini eccellenti, come il Vermentino di Carpante, a Sassari, un vino molto minerale dato dal calcare, con note di fiori bianchi, di gelso e pietra focaia”. Il colore è intenso e ci incuriosisce anche il Carignano del Sulcis, un vitigno di 80 anni, che cresce sulla sabbia e ha ancora il piede franco. Le altre cantine presenti sono Terre di Serrapetrona e Tenuta Piano di Rustano, nelle Marche. Di Serrapetrona assaggiamo una vernaccia nera, di un vitigno che cresce solo in questa zona, di cui esistono 80 ettari in tutto il mondo, per le condizioni pedoclimatiche straordinarie. Presenta delle note speziate accentuate che fuori dal territorio non rende. Molti sono gli studi ancora in essere ma nessuno comprende il motivo di questa unicità.

Gerardo Di Giovine ci presenta l’azienda Tenuta Piano di Rustano, che produce Verdicchio di Matelica Doc, “premiato come miglior vitigno autoctono d’Italia – ci spiega Gerry, così ama farsi chiamare – qualche giorno fa anche il New York Times lo ha definito il miglior bianco d’Italia”. Diciassette produttori per un milione e mezzo di bottiglie, un prodotto unico per le condizioni climatiche favorevoli, in una zona, la Valle di Camerino, lontana dal mare quindi più simile al Nord Italia, con fortissime escursioni termiche, che permettono la concentrazione di profumi e acidità, che in gergo vuol dire freschezza. Oggi ci presenta un Torre del Parco del 2017, un vino molto longevo, fino a 15/20 anni, e proprio in questi giorni, i produttori vogliono cambiare la DOC e chiamarla semplicemente Matelica, per meglio identificarla, trattandosi praticamente di un Cru del Verdicchio.


Gerardo Di Giovine – Video intervista di Susanna Schivardi

Per il nord invece incontriamo Alessandra Amistani, proprietaria dell’azienda Cima del Pomer, a Monfumo dove si trova la vigna e la produzione di olio, mentre a Montebelluna avviene l’imbottigliamento. La cantina è un bene della famiglia Amistani da duecento anni, oggi gestita da Alessandra e dal marito Carlo Amistani. Producono vino rifermentato in bottiglia, non vengono tolti i lieviti, da cui vengono fuori vini integrali che Alessandra chiama Fondanti.

Alessandra Amistani dell’azienda Cima del Pomer – Video intervista di Susanna Schivardi

“La nostra è una cantina boutique – specifica Alessandra – con una linea di imbottigliamento dedicata a questo tipo di rifermentazione”.  Ci presenta il Fondante Zero.1 , molto giovane, fresco, con tappo a corona e in produzione limitata, quindi va prenotato. Da bere durante l’anno, molto profumato e ottimo con piatti veloci, una beva veloce da associare a risotti con asparagi, ortiche o pesce Go’, tipico della Laguna. L’etichetta raffigura una Caretta Caretta, tartaruga che depone le uova nella Laguna di Venezia a cui l’azienda è legatissima. A seguire il Ganzo Fondante, in affinamento e quindi un’evoluzione del Zero.1, con perlage molto raffinato, bollicine regolari e finissime. Ottimo con crudi e ostriche, nell’etichetta mostra un ippocampo e il nome richiama un tessuto pregiato con cui si confezionano i paramenti dal colore oro e argento.

Passando al metodo Charmant abbiamo il Caterina, dedicato alla signora di Asolo, Regina di Cipro e Gerusalemme. “E’ un personaggio a cui siamo molto legati, una donna con una storia di coraggio e forza, dopo essere riuscita a conquistare Cipro, ritorna alla Serenissima e alla sua dimora arrivano illustri personaggi, tra cui il Pietro Bembo, di cui in etichetta riportiamo alcuni versi”. Un intreccio di sapori e tradizioni, per un gusto raffinato come questa bottiglia che presenta un perlage ottimo, un extra dry dal gusto fruttato. Per finire Alessandra ci dona una brochure confezionata da lei, le sere d’inverno davanti al caminetto acceso, per impreziosire ancora di più la sua linea di prodotti.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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