Di Anna Lisa Minutilo
Lo possiamo vedere tutti i giorni, è diventata una contestabile abitudine e pare anche riscuotere un discreto successo. Interpretata da personaggi non in cerca di autore, ma propensi a diventare tali, oppure da importanti personaggi pubblici, sempre preoccupati di mostrare la loro saccenza o il loro essere trasformarsi in pochi attimi in tuttologi della specie più efferata.
Tutti ritengono di sapere tutto, tutti alle prese con nuove terminologie, in alcuni casi, in perenne lotta con i sistemi tecnologici per stupire con effetti speciali che , stupiranno sì, ma dimenticando la qualità.
Insomma tutti indaffarati, il professore che diventa esperto di nuove tendenze, l’arredatore che impartisce lezioni di politica, l’agente immobiliare che parla lingue misteriose e sconosciute ai più come se avesse appena conseguito l’ultima laurea in una prestigiosa università. Troppa confusione, troppo rumore di fondo mentre i competenti in materia, restano a guardare.
Nozionismo frettoloso e superficiale che alberga all’interno di serate a tema, in cui, il tema trattato, fino a poche ore prima, era perfettamente sconosciuto al partecipante più in vista della serata.
Relatori del pressapochismo in un mare di illazioni.
Si tratti di medicina, di arte, di letteratura, di musica, poco importa.
Imbonitori che trattengono spettatori che ne sanno poco, quasi come fa l’incantatore di serpenti, che catturandone lo sguardo li induce a seguirne i movimenti, facendo dimenticare lori la vastità della realtà che li ospita.
Troppa confusione quando si trattano temi importanti che meritano forse un rispettoso silenzio. Quando si sbattono in prima pagina foto di minori che andrebbero tutelati e difesi, anche e soprattutto dopo la morte, dato che non siamo stati capaci di farlo, e bene, quando erano in vita.
Tutti paiono conoscere soluzioni a rebus mentali che ci attanagliano e di cui e per i quali, non abbiamo ancora trovato soluzioni, quando né siamo interessati.
Persone che lottano con ansia, insicurezze, frustrazioni e bilance, da anni, ed «esperti in materia» che non perdono occasione per mostrare attraverso elucubrazioni mentali, quanto sarebbe semplice fare pace con se stessi.
Lo fanno a parole, con termini usati malamente, senza rendersi conto di quanto infieriscano ulteriormente aumentando il loro stato di confusione e disagio.
Manco avessero tra le mani la bacchetta magica di maga mago’, quella in grado di risolvere i problemi di tutti, tranne i loro, quelli di cui si vergognano, quelli che fanno fatica ad ammettere, quelli che però, ad un solo sguardo attento, dei competenti (quelli veri), vengono subito notati.
Tutti hanno chiaramente il diritto di esprimere considerazioni, ensieri su cui ci si può trovare anche in disaccordo. A fare la differenza saranno sempre i modi, le competenze mal mostrate e non reali, quel parlare forbito in occasioni particolari che finisce con il trasformarsi in quello slang volgarotto, che esce dalla stessa bocca, solo poche ore dopo.
Interminabili elenchi di pareri mai richiesti che sentono il bisogno di riempire interviste, rotocalchi, trasmissioni televisive, come se non ci fosse un domani.
Tutti a dire, pochi a fare, tutti con la smania di apparire fornendo soluzioni per gli altri, ma chissà come mai, non accada mai per loro stessi.
Vetrine che riflettono il male del nostro vivere.
La sana competizione, quella costruttiva, trasformata in sfrenata competitività distruttiva, in cui emergi solo se «abbatti» l’altro e non per doti o meriti personali, ma solo perché«giochi sporco». Terreni lastricati di sassi che diventano ostacoli per chi saprebbe realmente abbatterli. Abiti che coprono vuoti esseri che il più delle volte li indossano solo perché fa parte del famoso dare-avere, per cui io li spingo verso te e tu dai a me…
Non semplice, oltre al momento delicato in cui viviamo da un po’ di mesi ormai.
Continuare a guardare questi «artisti», che con le loro «magie» riempiono spazi di finta vitalità, raccontando al mondo intero che sta sbagliando e che ci vedono bene solo loro è davvero pazzesco.
Lo si permette perché?
Forse perché in quell’illusione di avercela fatta, che alcuni raccontano, viene proiettata l’ambizione di chi crede che sia sufficiente ammansire il branco per poterlo condurre, senza che questi si accorga, dove si vuole. O lo si fa forse perché le persone preparate, tacciono laddove a parlare è la presunzione di sapere?
Oppure ancora perché, in fondo, è risaputo che quelle meteore, sono già di per se, condannate ad illuminare per poco, quindi, meglio non abbassarsi nei tentativi di spiegazioni, quando queste non verrebbero ascoltate.
Così, dove l’arroganza parla, l’intelligenza tace.
Possiamo diventare ciò che vogliamo per carità, ma anche scegliere di trasformarci in ciò che vogliono gli altri. In questo modo, ci si stanca meno, si perdono i rapporti con chi davvero avrebbe tanto da insegnare, si perde anche un po’ di simpatia, ma si guadagna qualcosa in più, ci si illude di «farsi un nome» in quello o nell’altro settore, quando il giorno dopo lo show, non ti riconoscerà nessuno, ti ritroverai solo e chi ti ha tanto invogliato, ti avrà dimenticato.
Dire la propria? Sacrosanto ma non erigendosi a maghi o esperti del settore, non vendendosi per ciò che non si è, non portando via idee e creatività altrui.
Ciò che resta sono le unicità e quelle sono estremamente personali, non vendibili ma neanche imitabili. In un mondo che lotta, tra le tante cose, anche con questo nuovo virus, vediamo almeno di non diventare infestanti virus anche noi.
Salviamo la modestia e l’intelligenza, la sensibilità e la disponibilità.
Come dite? Pagano poco!: avete ragione, ma chi lo farà baserà sulla correttezza la sua vita. Chi si lascerà prendere la mano dimenticando chi è e da dove arriva, recitando e tentando di ricoprire un ruolo che non gli appartiene, si scontrera’ proprio con chi ora lo adula, ed a cui, dovrà dar di conto…
***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del blog cheventochetira.altervista.org per la libera ridiffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo originale di Anna Lisa Minutillo si trova al seguente link: https://cheventochetira.altervista.org/la-facilita-con-cui-giochiamo-a-ricoprire-ruoli-che-in-realta-non-abbiamo/?fbclid=IwAR0JrrN-6L4S5lnxMfnErFNvRocEJ-OY-TQifsVKlU4UXetiATBaCf0JSCA
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