Di Sergio Ragaini
“Punto del non ritorno”: una parola che appare brutta, forse addirittura terribile. Una parola che dice che una situazione è irreversibile. Questo, con la proroga dello Stato di Emergenza in Italia, avvenuta il 29 luglio 2020, è cosa, secondo me, avvenuta. Tuttavia, mi piace immaginare anche che questo non sia la fine, ma solo un dire che “non si può tornare indietro”. Si può comunque andare in avanti, e forse qualcosa di nuovo potrà sorgere all’orizzonte.
Lo avevo scritto nel mio secondo articolo per questo giornale. Ne ricordo il titolo: “Covid-19 e dittature prossime venture [eventualmente inserire link]. La cosa avveniva ormai alcuni mesi fa, quasi all’inizio del periodo di Lockdown.
Purtroppo, mai come ora, mi rendo conto che tutto questo si è avverato.
Il mio ultimo libro, che si intitola “La dissolvenza della Libertà”, doveva intitolarsi, in un primo momento, “Dall’emergenza alla dittatura”. In fondo, la partenza è sempre un’emergenza. Che porta a provvedimenti repressivi, che non potrebbero essere emanati altrimenti.
Nel mio libro ho anche identificato un “punto del non ritorno”: si tratta di un punto al di là del quale non si può poi tornare indietro, al di là del quale la situazione appare di fatto “irrisolvibile”. Un punto, insomma, dove si può davvero affermare che si è raggiunta una situazione in cui nulla è più reversibile, senza un’eventuale azione di forza. Della quale, però, identifico rischi enormi: che si possono riassumere in un fatto: l’aggressività che quell’azione di forza porta con sé non si dissolve dopo che l’azione è terminata, ma rimane nell’aria. E, di conseguenza, è soggetta a due possibilità: o la sua proiezione verso l’esterno, oppure la sua implosione all’interno di sé stessa.
Nel primo caso la cosa porterebbe a considerare tutti gli altri al di fuori come dei nemici, e un esempio potrebbe essere la Rivoluzione Cinese, la quale ha portato poi all’invasione del Tibet, mentre l’altro esempio, quello implosivo, potrebbe essere la Rivoluzione Francese, dove gli stessi suoi protagonisti si sono condannati e giustiziati reciprocamente. Ecco le due strade dell’aggressività: la guerra continua verso qualsiasi nemico, reale o immaginato, o quella implosiva, verso l’autodistruzione.
Quindi, di fatto, la situazione di “non ritorno” è “senza via d’uscita”. O quasi.
Dimostrare che quella attuale appartiene a questa categoria è, tutto sommato, facile: infatti, come dicevo anche nel mio libro, una volta che tutto è comunque passato, verrà mantenuto un “allarme permanente”, che permetterà alle strutture di mantenere quella “spada di Damocle” sulle teste delle persone, paventando che il problema possa, da un momento all’altro, tornare. E, di conseguenza, possibili misure da intraprendere.
Una politica di questo tipo è “suicida” nei confronti di chi la applica: infatti, porta, a tutti gli effetti, a nessun investimento economico. Infatti, chi investirebbe, come anche qualcuno diceva, tra cui la stessa deputata Giorgia Meloni, in una situazione che potrebbe essere “bloccata” da un momento all’altro? Credo che nessuno lo farebbe! Quindi, a dispetto della situazione descritta dal Presidente del Consiglio Conte, che darebbe “maggiori garanzie di sicurezza”, una decisione di questo tipo porta ad una distruzione, con recuperi davvero difficili (se non impossibili), al punto che potrebbe avere dichiarato, per molte strutture, la fine. Non a caso, ci sono anche stime che affermano che oltre il 50% delle piccole e medie imprese chiuderanno nei prossimi mesi.
Credo che una situazione del genere possa davvero essere da brivido.
Guardiamo però tutto con maggiore chiarezza: come dicevo anche nel mio articolo del passato, nei passi che portano alla dittatura si parte sempre da un’emergenza, la si amplifica, si inducono provvedimenti repressivi. E tutto questo è accaduto.
Tuttavia, c’è quello che io ho denominato il “punto del non ritorno”: questo si verifica quando quell’emergenza è mantenuta anche quando è cessata, come per giustificare una sorta di “allerta continua”. Questa avrà mille possibili colori e giustificazioni. La prima possibile giustificazione sarà la sicurezza, l’altra la precauzione, e così via. Chi agisce così avrà sempre mille scusanti, e forse anche qualcuna di più, per giustificare il suo operato. E ciascuna di queste scusanti sarà perfetta in sé.
Se non fosse che… queste scusanti non avranno alcun fondamento.
Per capire che, in fondo, è questa la situazione in cui ci troviamo, basta guardare i dati italiani sul COVID-19: ricordando che in Italia ci sono oltre 60 milioni di abitanti (a noi matematici piacciono le stime, quindi abbiamo trovato una maggiorazione!), sapete quanti erano, il 29 luglio 2020, giorno in cui la Camera aveva approvato la proroga dello Stato di Emergenza, i pazienti COVID-19 considerati “in condizioni gravi o critiche”? Bene: “ben” 38! I dati provengono dall’affidabile sito di Worldometers.
Sì, avete capito bene, 38 su 60 milioni di abitanti!
Vediamo, come raffronto, il dato relativo all’ultimo Stato che ha chiuso l’emergenza, la Francia. Qui lo Stato di Emergenza è stato giudicato concluso il 24 luglio. Ricordiamo, a tal proposito, che la Francia ha circa 67 milioni di abitanti. Visto che a noi matematici piacciono le maggiorazioni, e che aumentando il denominatore il risultato decresce, possiamo anche “assimilarla” a quella italiana, ponendo poi un “minore”. Vediamo ora il numero di pazienti gravi in Francia. I dati dicono che sono, nello stesso 29 luglio, 385. Ancora con un’altra maggiorazione, essendo 385 maggiore di 380, diciamo che il numero dei casi gravi in Francia è oltre 10 volte maggiore che in Italia. Eppure la Francia, quel 24 luglio 2020, non ha avuto alcun problema a dichiarare lo Stato di Emergenza concluso!
L’Italia, invece, non lo ha concluso, e lo proroga. Anzi, l’ha prorogato, visto che anche anche la Camera l’ha approvato. E così, l’Italia sarà ancora sorvegliata speciale da parte di “task force”, che potranno emanare restrizioni. Anche solo “in via precauzionale”: l’emergenza glielo consentirà.
E così, il Presidente del Consiglio potrà emanare i suoi Decreti, i “DPCM” tristemente noti, in ogni momento lo ritenesse opportuno: tanto, avere l’approvazione del Comitato Tecnico Scientifico non sarà difficile! O, meglio, sarà forse lo stesso a suggerirgli di emanarli! E così, qualsiasi autorità locale potrà emanare provvedimenti anche solo “in via precauzionale”, come chiudere parchi e strade solo “per garantire sicurezza”.
E ricordiamo che quando una cosa avviene “per precauzione” e non “per motivi tangibili” si stanno solitamente attuando provvedimenti coercitivi. Vestiti da altro, come un veleno può avere un buon sapore, ma sempre veleno è, e molti dei cibi che piacciono sono poi veleni per il corpo. Ecco: di veleni questo Governo ne potrebbe servire molti. Naturalmente dal sapore buono, e solo dopo che saranno stati serviti si capirà che sono tossici. Ma allora sarà, forse, troppo tardi anche per una lavanda gastrica.
Per qualcuno non cambierà nulla. E, sicuramente, l’1 agosto in emergenza sarà come sarebbe potuto essere quello senza emergenza. Cambierà comunque una cosa, invece: le persone avranno, come dicevo il una “spada di Damocle” sul capo. Pronta a piombare su di loro. Insomma, tutti saranno “sorvegliati speciali”. E tutto sarà pronto per una limitazione delle libertà. Vestita da sicurezza. Come sempre. Tuttavia, piano piano, si scende in una dittatura. Vestita da sicurezza, appunto. E la gente non se ne accorgerà, e scenderà in essa, in un abisso sempre più profondo.
Insomma: il “punto del non ritorno” è stato raggiunto. E un’”Emergenza senza Emergenza” ne è un esempio più che palese.
Voglio però chiudere con una riflessione, che potrebbe per contro aprire a qualcosa di nuovo: “punto del non ritorno” significa solo un punto da cui non si può ripercorrere la strada già percorsa. Come in un’escursione alpinistica, dove questo punto si passa dopo un po’. Tuttavia, questo vuol dire solo che la via è in avanti, e non si può tornare indietro.
In avanti, però, potrebbe esserci qualcosa di bello, un orizzonte luminoso dove sarà bello immergersi. Per vivere una nuova vita, più consapevole, e più piena. Forse, attraversando il peggio, si arriverà, parafrasando Dante, ancora “a riveder le stelle”. E saranno più luminose.
Mi auguro proprio che potrà essere così!
Riferimenti:
Nel mio citato libro “La Dissolvenza della Libertà” vengono evidenziati tutti i passi che conducono alla dittatura, e che la consolidano, in termini generali e poi più particolari, portando alcuni esempi. Lo trovate su Amazon all’indirizzo:
All’indirizzo: https://youtu.be/5ApH-FeY1cM troverete anche un video di presentazione del libro, dal mio Canale Youtube.
Molto interessante su questo argomento dell’emergenza che porta alla dittatura appare il video che vi suggerisco, dove Enrico Michetti illustra come di fatto la proroga dello Stato di Emergenza sia un’”azione eversiva”. Lo trovate su:
Infine, vi suggerisco due video dal mio Canale Youtube, che parlano del “Punto di non ritorno”:
Nel primo, registrato prima della proroga, parlo di cosa è un “punto di non ritorno”. Lo trovate all’indirizzo: https://youtu.be/sD4oGQO82ik
Nel secondo, registrato poche ore dopo la proroga, parlo invece del punto di non ritorno come mezzo per andare avanti, cercando qualcosa di nuovo. Lo trovate all’indirizzo: https://youtu.be/y6EAOc-NnOY
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