Di Nathalie Mayer
Tra i gas serra c’è ovviamente l’anidride carbonica, la famosa CO2. Ma c’è anche il minor quantitativo di metano o CH4. Anche se è meno abbondante, è molto più potente della CO2. Per un periodo di 20 anni, la potenza di riscaldamento di un chilogrammo di metano è circa 85 volte quella di un chilogrammo di CO2. Per un periodo di 100 anni, la potenza di riscaldamento del metano è sempre almeno 28 volte maggiore di quella della CO2.
Un duro colpo alla lotta contro il riscaldamento globale è l’ultimo aggiornamento del Global Methane Budget – un’iniziativa del Global Carbon Project, un programma di ricerca internazionale volto a fornire un quadro accurato del ciclo Global Carbon – rivela oggi che le emissioni di metano si sono avvicinate a 600 milioni di tonnellate nel 2017 – l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati – tra cui oltre 360 di origine antropogenica.
Si tratta di 50 milioni di tonnellate, di cui 40 di origine antropica, e il 9% in più rispetto alla media degli anni 2000-2006. L’American Oceanic and Atmospher Observing Agency (NOAA) riporta concentrazioni atmosferiche di 1.875 parti per miliardo (ppb) nel 2019; 2,5 volte le concentrazioni preindustriali!
In particolare, le emissioni da fonti antropogeniche. L’agricoltura e i rifiuti hanno contribuito al 60% di questo aumento e i combustibili fossili hanno contribuito al 40%. Tre regioni principali hanno registrato il maggiore aumento delle emissioni di metano: Africa e Medio Oriente, Cina e Asia meridionale e Oceania. L’Europa, invece, ha registrato un leggero calo delle emissioni. Una differenza che viene fatta principalmente per le emissioni dal settore agricolo.
Non è troppo tardi per invertire la tendenza
Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori si basano su diversi approcci. Si dice che il primo sia dal basso verso l’alto. Tiene conto delle dichiarazioni dei paesi che fanno un’analisi delle loro emissioni di gas serra di origine umana (combustibili fossili, agricoltura, discariche, ecc.). Ad esempio, le aggiungono alle emissioni naturali calcolate utilizzando simulazioni su zone umide o incendi boschivi
L’altro approccio è top-down. Parte dalle concentrazioni di metano in tutto il mondo e utilizza modelli per risalire alle loro origini. Nessuno di questi metodi è infallibile. Sono complementari. Secondo i ricercatori, l’approccio top-down fornisce stime generalmente più affidabili, ma l’approccio bottom-up consente di lavorare su settori più specifici.
Ultimo ma non meno importante, i ricercatori non hanno trovato prove del temuto aumento delle emissioni dalla regione artica. E questo sorprende gli esperti che si aspettano, con lo scioglimento del ghiaccio, il rilascio di quantità di metano intrappolate nei terreni congelati, quello che chiamano un feedback positivo: un rilascio di gas serra che rinforza il riscaldamento quando le temperature aumentano.
Un indizio che suggerisce che il sistema Terra non ha ancora raggiunto questo punto di non ritorno. E c’è ancora tempo per intraprendere azioni correttive.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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