Avrebbe dovuto essere “l’estate dei bambini”, per dare loro la possibilità di recuperare i mesi di socialità e apprendimento persi durante il lockdown, ma a guardare bene la fotografia delle attività pubbliche o convenzionate realmente a disposizione dei più piccoli, sembra che l’isolamento sociale, ricreativo e formativo per molti bambini sia destinato a continuare.
In occasione del lancio del Rapporto sulla propria attività, Save the Children presenta i risultati di una ricognizione condotta sull’accessibilità dei centri estivi comunali o convenzionati per i minori in Italia. In particolare, sono stati considerati 20 comuni capoluogo[1] di regione andando a rilevare il periodo di avvio delle attività, le fasce di età dei bambini accolti, le tariffe e le agevolazioni e le esenzioni[2]. Dall’analisi dei dati, risulta chiaro un panorama frammentato in tutta Italia, con regole differenti in base ai comuni, che spesso crea confusione e marca le differenze tra Nord e Sud del paese.
Non tutti i comuni sono stati pronti a partire appena è stato reso possibile dalle linee guida ministeriali; alcuni hanno centralizzato l’offerta e altri l’hanno delegata al privato e al non profit; diverse volte le informazioni non sono chiare, e non c’è uniformità nell’offerta del servizio per tutte le fasce d’età. Molti comuni riservano la possibilità di frequentare solo ai residenti, mentre altri hanno attuato buone pratiche per consentire anche ai bambini non residenti di accedere secondo alcuni criteri. Esistono discrepanze tra il costo che famiglie nelle stesse condizioni economiche devono sostenere a secondo del territorio in cui si trovano, così come diversi sono i parametri in base ai quali si valutano agevolazioni ed esenzioni per il pagamento, che in alcuni casi, come l’ISEE dell’anno precedente, non fotografano la situazione economica attuale della famiglia.
Eppure proprio quest’anno l’offerta estiva è di particolare importanza, dopo il lungo periodo di isolamento, le scuole chiuse e tantissime famiglie che non trascorreranno nemmeno un giorno di vacanza mentre fronteggiano un grave impoverimento.
“Il diritto all’educazione dei bambini non può essere lasciato sempre in fondo alla lista. Questa estate deve essere l’occasione per restituire ai bambini più colpiti dall’isolamento educativo le occasioni di socialità, di gioco e di apprendimento che sono loro mancate, per prepararli ad un rientro a scuola sereno, afferma Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children commentando i dati sul monitoraggio dei centri estivi svolto dall’Organizzazione. “Chiediamo un impegno straordinario alle amministrazioni, alle scuole, alle istituzioni ad ogni livello per aprire nel mese di agosto e fino all’inizio dell’anno scolastico, spazi di gioco, educazione e di socialità per tutti i bambini, a partire da quelli che vivono nei quartieri più svantaggiati, utilizzando tutti i fondi stanziati dal decreto Rilancio, semplificandone se necessario le procedure di impiego. L’estate dei bambini non deve essere un tempo vuoto, ma un tempo ricco di opportunità”.
Proprio in questa direzione si muovono gli “Spazi Futuro”, avviati da Save the Children in collaborazione con una rete di partner territoriali nelle periferie di tante città, che dimostrano nei fatti l’importanza per i bambini e per le loro famiglie di ricostruire relazioni educative e con i coetanei per superare gli effetti dell’isolamento sull’apprendimento, la socialità, l’attività motoria e per prepararsi alla ripresa del nuovo anno scolastico.
All’indomani dell’emergenza, Save the Children ha avviato un programma di risposta all’emergenza Covid-19, per sostenere concretamente i bambini e le famiglie in maggiore difficoltà, sul piano educativo così come su quello economico o psicosociale. Con il programma “Non da soli”, sono state sostenute circa 75mila persone.
Nella seconda fase dell’emergenza, per contrastare il diffondersi della povertà educativa, a seguito della chiusura delle scuole, e il rischio di dispersione scolastica, l’Organizzazione ha lanciato la campagna nazionale “Riscriviamo il Futuro”, un programma articolato di interventi a partire proprio dall’estate dei bambini. Grazie al sostegno di Fondazione Bolton Hope Onlus, sono stati aperti in tutto il territorio nazionale 90 spazi in quartieri disagiati dove i minori stanno usufruendo di attività educative e ricreative gratuite. Il programma, che nel primo mese ha già coinvolto 1.460 minori, proseguirà per tutto il periodo estivo e alla ripresa dell’anno scolastico, e prevede un ampliamento dell’intervento con la ripartenza delle scuole per supportare ulteriormente i bambini e le famiglie in maggiore difficoltà.
Gli Spazi Futuro – alcuni dei quali sono stati dedicati alla fascia d’età 0-6 anni, altri alla fascia d’età 7-17 anni – propongono, un ampio ventaglio di attività, studiate per far sì che i bambini e ragazzi possano mettere alla prova le proprie capacità, sperimentare, scoprire i propri talenti, per trasformare l’estate e i mesi a seguire in un tempo di educazione, di gioco e di socialità. In un’ottica di contrasto alla povertà educativa, bambini e ragazzi che vivono in contesti vulnerabili prendono parte, gratuitamente e nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza e sanitari, a laboratori artistici e ricreativi, attività ludiche e motorie, attività di promozione alla lettura e acquisizione di competenze digitali, accompagnamento allo studio.
I costi dell’estate dei bambini
Secondo i dati diffusi dal monitoraggio di Save the Children, i costi a carico delle famiglie per le attività estive dei figli, si diversificano in base al comune. Se è vero che l’attivazione del “bonus baby sitter/centri estivi” previsto dal decreto rilancio e richiedibile all’Inps arriva a coprire fino a 1200 euro a famiglia, si tratta di un beneficio che è destinato alle sole famiglie in cui entrambi i genitori siano occupati e non è quindi accessibile alle famiglie che si trovano in maggiore difficoltà economica e che maggiormente avrebbero bisogno di supporto per poter dare la possibilità ai propri figli di accedere ad attività estive di educazione e socializzazione per recuperare il tempo perso durante il lockdown.
A causa della crisi sanitaria divenuta poi crisi economica, come già sottolineato nelle settimane scorse dall’Organizzazione, 6 genitori su 10 hanno fatto i conti con la riduzione temporanea dello stipendio, e quasi 1 genitore su 7 tra quelli di nuclei familiari più fragili, ha perso il lavoro a causa dell’emergenza. Paradossalmente, sottolinea l’Organizzazione, se uno dei due genitori ha perso il lavoro, con esso ha anche perso il diritto a questa forma di sostegno che consentirebbe ai bambini di svolgere attività formative e ricreative importanti in questo momento, cosa non da poco se si considerano le profonde differenze in termini di costi che è possibile verificare sul territorio nazionale[3]. Inoltre le agevolazioni che si possono ottenere vengono spesso calcolate in base all’ISEE dell’anno precedente (2019) che in molti casi non rispecchia una condizione economica nettamente peggiorata nel corso degli ultimi mesi a causa della pandemia.
Ma quanto costerebbe quindi un centro estivo comunale o convenzionato per una famiglia che ha a disposizione un reddito molto basso? Con un ISEE di 5.000 euro annui, ad es. per una settimana di centro estivo: a Trieste non pagherebbe nulla, così come nel 15° Municipio di Roma (esenzione sotto i 15mila euro di ISEE) e a Campobasso. Nel Municipio 7°, sempre a Roma, invece una famiglia pagherebbe 60 o 80 euro a seconda della fascia oraria (con esenzione solo per bambini con disabilità o seguiti dai servizi sociali inseriti direttamente dal Municipio). La stessa famiglia, a Milano pagherebbe solo 4 euro a settimana e a Genova pagherebbe 4,8 euro più i pasti per il servizio estivo 3-6 anni e 5,2 euro per il servizio nido estivo, ad Ancona 7,5 euro, a Torino 20 euro, a Venezia 60 euro, mentre a Firenze pagherebbe 100 euro a settimana (50 euro per ISEE < 4.000 euro). A Bologna, con il bonus da 84 Euro del Comune, pagherebbe 1 euro a settimana per quattro settimane, per i centri estivi con tariffe a 85 euro settimanali (circa la metà dei centri estivi applicano questa tariffa, gli altri applicano tariffe più elevate). Ad Aosta il costo è sempre di 75 euro alla settimana.
Prevedono l’esenzione sotto una soglia minima ISEE solo i comuni di Milano (ISEE < 4.000 euro e per casi sociali segnalati e autorizzati dal Dirigente di Area competente dell’Area Territorialità), Torino in caso di presenza di una o più cause di fragilità del nucleo familiare (assistenza economica del comune di Torino / Reddito di Cittadinanza / Progetti specifici dei Servizi Sociali di inserimento scolastico ed educativo / Esenzione mensa nell’anno accademico 2019/20), Trieste (ISEE < 7.250 euro), Roma nel Municipio 15° (ISEE < 15.000 euro), Municipio 1° e 7° per i bambini segnalati dai servizi sociali o con disabilità, Municipio 4° dove per ciascun minorenne si prevedono due settimane a titolo gratuito, estendibili a quattro in base a richieste e fondi disponibili; nel Municipio 3° dove però il bando per l’affidamento dei centri estivi gratuiti finanziati con fondi 285 è andato deserto; nel Municipio 6° ove sono stati previsti 288 posti disponibili gratuiti, 88 sono invece i posti disponibili nel 10° Municipio per i bambini e le bambine già seguiti dal Servizio Sociale; mentre il 13° Municipio garantisce 130 posti gratuiti nei centri estivi del territorio.
Una famiglia a medio reddito, con Isee di 20.000 euro, potrebbe mandare il proprio figlio ad un centro estivo pagando a settimana a Torino 80 euro e a Milano circa 44 euro per i centri estivi 6-11 anni, a Firenze 170 euro a settimana, a Genova 32,42 euro più i pasti per i servizi estivi infanzia e 49,08 euro per i nidi estivi, ad Ancona 27,5 euro mensa inclusa. In comuni come Venezia, Bologna, Aosta, il costo affrontato da una famiglia di questo scaglione Isee sarebbe lo stesso della famiglia a basso Isee (5.000 euro). A Trieste la stessa famiglia con un figlio pagherebbe la tariffa settimanale per i centri estivi nido, infanzia e primaria di 87,52 euro, mentre per l’iscrizione alle attività Ricrestate 12,07 euro settimanali.
Le riduzioni tariffarie, oltre che per scaglioni ISEE previsti in molti comuni, sono previste per le famiglie che iscrivono più figli come ad esempio nel caso dei comuni di Ancona, Aosta solo per i Centri Ludico Sportivi, Firenze, Milano[4], Trieste.
Centri estivi aperti, ma non per tutti
Da una prima osservazione dei dati raccolti dall’organizzazione, emerge innanzitutto una profonda differenza tra quei comuni che hanno scelto di centralizzare l’offerta e raccogliere direttamente le domande delle famiglie interessate, definendo i criteri di agevolazione tariffaria ed esenzione, le modalità di accesso ai centri di bambini e adolescenti (quali Bologna, Milano, Torino, Trieste, Trento, Aosta, Firenze, Ancona, Genova, Venezia, Campobasso) e quei comuni che hanno preferito delegare anche questi aspetti al settore privato o al terzo settore (come Napoli, Cagliari, Perugia, Palermo, Potenza e L’Aquila). Inoltre alcuni comuni hanno pubblicato dei bandi con Fondi per sostenere parte delle spese di gestione degli enti organizzatori e per supportare l’accesso gratuito delle famiglie più in difficoltà (Bari, Catanzaro). Una situazione particolare si è verificata su Roma, dove ogni Municipio ha deciso in autonomia.
Non tutti i comuni sono stati pronti a partire appena è stato reso possibile dalle linee guida ministeriali. Ancona, Venezia, e alcuni Municipi di Roma (I, II, III, VII, VIII, XV) sono stati tra i più virtuosi, mentre Trento, Aosta e Trieste hanno iniziato l’attività in modalità diverse (Trento ha riaperto tra il 15 giugno e il 6 luglio a seconda delle fasce di età; Aosta ha riaperto dal 15 giugno per la fascia 3-5 e dal 29 giugno per i Centri Ludico Sportivi 3-12 anni; Trieste per la fascia del nido e della prima infanzia ha riaperto dal 6 luglio, per la primaria e per la fascia 6-18 dal 15 giugno). A Bari dal 1° luglio sono state avviate anche le attività ludico-ricreative ed educative 3-36 mesi. Firenze ha avviato le attività dal 22 giugno, anche Bologna a partire dal 22 giugno in modo scaglionato a seconda dei centri estivi ed età, Torino e Genova il 29 giugno insieme a Milano per i centri estivi per i bambini 6-11 anni, mentre per i centri estivi infanzia a partire dal 3 luglio. Campobasso ha riaperto i centri estivi l’8 luglio fino a fine agosto.
L’accesso al servizio, inoltre resta condizionato da differenti parametri e restrizioni che in molti casi lasciano fuori quei minori che non sono residenti nel Comune. Su questo fronte, le difficoltà affrontate dalle realtà locali sono state molte e diverse e in alcuni casi hanno costretto i Comuni a scelte limitative dei criteri di accesso, mentre altri Comuni sono riusciti a trovare soluzioni che non prevedevano particolari restrizioni. Una scelta che riguarda ad esempio i comuni di Firenze chepermette l’iscrizione ai centri estivi ai non residenti purché frequentanti le scuole nel Comune, e Torino che garantisce l’accesso all’estate ragazzi ai bambini che hanno frequentato la scuola primaria, residenti a Torino e fuori comune. A Roma, il 1° Municipio come criterio prioritario, ha posto quello della frequenza alle scuole del municipio, a prescindere dalla residenza.
La fascia d’età dei bambini e ragazzi a cui i centri estivi è principalmente quella che va dai 3 ai 13/14 anni, ma non mancano comuni che la ampliano di molto, come Bologna (che affianca ai servizi per la fascia 3-14 anche quelli per la fascia 14-18[5]), Trieste (dai 13 mesi ai 18 anni); Palermo e Napoli (0-17 anni); Bari (3-17 anni con alcuni servizi per i 3-36 mesi); Torino (all’estate ragazzi per i 6-11 anni affianca attività estive per le fasce 0-3 e 3-6 anni); Cagliari (da più di 3 anni fino all’adolescenza).;A Roma, i Municipi 4° e 7° offrono attività ai bambini dai 3 ai 17 anni, il 10° dai 4 ai 16 anni. Il 1° Municipio offre centri estivi a bambini da 3 a 11 anni (più 8 asili nido per la fascia 0-3 anni).
Alcune città, invece, hanno potuto garantire le attività solo per alcune fasce d’età: Venezia (3-11 anni) e Milano (centri estivi per la primaria 6-11 anni e centri per le scuole dell’infanzia 3-6 anni; ad Aosta i centri estivi sono previsti per la fascia d’età 3-5 anni e i centri ludico-sportivi anche per la fascia 6-12 anni; a Genova[6] invece, le attività estive sono disponibili solo per la fascia 0-6 anni. Esistono poi casi come il comune di Trento, che propone a livello comunale i servizi 0-6 anni (nido estivo e animazione estiva 3-6anni) ad integrazione dei servizi estivi promossi dalla Provincia autonoma di Trento[7] con attività per ragazzi fino a 17 anni (colonie diurne, soggiorni permanenti e campeggi con residenzialità).
“Nonostante l’impegno di tantissime organizzazioni del terzo settore, di molte scuole e amministrazioni locali, i centri estivi non riescono ad oggi a garantire opportunità educative, ricreative e motorie a tutti i bambini e agli adolescenti che in questo periodo ne hanno particolarmente bisogno. Le difficoltà nel garantire l’offerta estiva riguardano, naturalmente, le stringenti regole di sicurezza sanitaria che occorre assolutamente rispettare, le difficoltà di impiego delle risorse stanziate al livello nazionale e, come si evince dal monitoraggio, le grandi differenze di modalità di accesso e di tariffe che rendono estremamente complesso, in molti casi, per le stesse famiglie, orientarsi nella scelta”. “Ci auguriamo che nel mese di agosto lo spettro delle opportunità per i bambini possa ampliarsi ancora, con l’impegno delle istituzioni ad ogni livello, e che nel frattempo si prepari la riapertura delle scuole già dal primo settembre e il regolare avvio dell’anno scolastico in tutte le Regioni entro il 14 settembre”.
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