Sanzioni COVID-19: hanno un senso?

sanzioni covid-19

Di Sergio Ragaini

Considerando il periodo del lockdown, recentemente vissuto, si può vedere che due elementi facevano sì che le persone stessero in casa:; la paura del virus e quella delle sanzioni. Quando la prima “crollava”, ecco la seconda. Tuttavia, queste sanzioni avevano un senso? O erano solo “specchietti per le allodole”, per fare sì che la gente si precipitasse a pagarle subito? In questo articolo vedremo la legittimità o meno di queste sanzioni. Prospettando anche un’opzione, che pare si stia verificando: queste sanzioni, se non pagate “volontariamente” da chi le ha ricevute, non verranno non solo mai pagate, ma nemmeno mai richieste!

Mi sbaglierò, ma credo che, nel periodo di bufale generali in questa “pandemia COVID-19”, ci siano elementi che mostrano che alcune cose sono state un po’ montate ad arte. Come ben sappiamo, e come ben descritto anche nel mio recente articolo “La realtà, possiamo fidarci delle percezioni”? la realtà non è quella che percepiamo, ma quella che percepiamo è solo una nostra rappresentazione della realtà.

Quindi, fare apparire una realtà illusoria è molto facile. E, in un periodo in cui le persone erano rinchiuse, segregate nelle loro abitazioni, fare passare falsità, informazioni deformate, era facilissimo.

Il decreto “Io resto a Casa” ha avuto due prerogative, in sé, che lo hanno fortemente caratterizzato: la paura e le sanzioni.

Della prima ne ho già parlato in altri articoli: si utilizzava la paura del virus per convincere la gente a stare in casa. Sino a dire loro che i veri “untori” erano coloro che andavano a spasso, che uscivano. Di questo “spostamento dell’aggressività al di fuori” mi sono occupato anche in altri articoli, e nel mio libro “La dissolvenza della Libertà”, del quale al termine dell’articolo riporterò il link. Infatti, in quei momenti, qualcuno aveva detto “Se continuate a uscire, non ci faranno uscire più”.

Alcuni usavano addirittura il termine “quando ci libereranno”?

Proprio su questo vorrei presentarvi una riflessione. Per tenere in casa le persone, quindi, la paura del virus non bastava: qualcuno aveva capito che uscendo non succedeva nulla, e l’unico rischio che correva era quello di stare meglio e di mantenersi in buona salute: in fondo, stare confinati in un ambiente chiuso fa decisamente male!

E allora, cosa teneva a casa le persone? Semplice, le multe! Le sanzioni che venivano comminate a coloro che uscivano, allontanandosi anche di pochi metri dalla propria abitazione. Erano proprio quelle che, in mancanza d’altro, bloccavano le persone, e fungevano da “deterrente” per impedire loro di uscire.

Prima ancora, però, nelle due settimane tra l’11 marzo, giorno di entrata in vigore del Decreto “Io resto a Casa” e il 25 marzo, era addirittura minacciata una denuncia penale. Ne avevo parlato in un precedente articolo. Questa denuncia penale avveniva ai sensi dell’articolo 650 del Codice Penale, un articolo entrato in vigore in piena epoca fascista, nel 1930 (esattamente, con pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale”, il 26 ottobre di quell’anno). questo articolo afferma che che “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente emesso dall’autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica o d’ordine pubblico o d’igiene, se il fatto non costituisce un più grave reato, è punito con  l’arresto fino a tre mesi e con la reclusione fino a lire 400.000

Questi sono poi divenuti 206 euro.

Tutto questo ha generato un clima di terrore tra le persone: l’idea di vedere compromessa la fedina penale per una passeggiata era troppo forte. Ed era accentuata da avvocati che ne parlavano, e dicevano come ottenere l’oblazione, per trasformarla in sanzione amministrativa.

Questo articolo, in realtà, è automaticamente “oblato”, perché qualsiasi giudice lo prenda in mano lo trasforma automaticamente in sanzione amministrativa (ex articolo 650). Essendo state queste denunce decine di migliaia (sembra oltre 100.000), quale giudice le avrebbe solo considerate?

Tuttavia, questo non veniva comunicato: la paura dell’arresto, che prendeva forma nella mente, della privazione della libertà, di conseguenze per il divenire, avevano la meglio. Poi, anche queste denunce sono decadute: qualcuno si è probabilmente accorto che era troppo facile, dopo un po’, capire che erano autentiche “bufale”!

E, di conseguenza, dal 25 marzo in poi, sono arrivate le sanzioni amministrative. Tuttavia, dovevano fungere da “deterrente”, quindi dovevano essere ”esagerate”! E lo erano! L’idea era che fossero da 400 a 3000 euro: in realtà potevano essere anche più basse. Ovviamente se una persona pagava subito!

E qui si faceva leva sulla paura degli italiani, che sarebbero corsi subito a pagare, usufruendo dello “sconto” del 30% in caso di pagamento immediato! Così, i 400 euro diventavano “solo” 280, in caso di pagamento entro 30 giorni. Talvolta, però, i giorni erano meno: erano solo 5. quindi, la gente “correva” a pagare, per usufruire della la riduzione!

E così il Governo, con queste sanzioni, ha incassato molti soldi, da parte di gente che ha agito in base alla paura, quindi d’impuslo!

Tuttavia, la paura disconnette la corteccia cervicale, quella adibita alla logica. E porta a comportamenti automatici, che poco hanno a che fare con il pensiero.

Staccandosi dalla paura, e facendo intervenire quello che Guccini chiama “quel tarlo mai sincero che chiamano pensiero”, si vedono subito molte cose che altrimenti non apparirebbero.

Innanzitutto, le motivazioni di queste sanzioni. U’amica diceva, infatti, parlando di multe, “dipende per cosa la si prende”. Se una persona parcheggia un’auto in sosta vietata, o se non paga un parcheggio allora la sanzione ha un senso. Così come l’ha, ad esempio, se una persona compie una manovra scorretta e pericolosa. Allora la motivazione esiste.

Se andiamo a guardare le motivazioni di queste sanzioni, e i rispettivi importi, possiamo solo sorridere. Solo la paura, in quel senso, ed una sorta di “lavaggio del cervello mediatico”, infatti, possono convincerci che queste sanzioni abbiano un senso.

Facciamo un esempio: una persona è stata multata di 280 euro perché si è allontanato da casa di oltre 200 metri. Tra “essersi allontanato da casa di oltre 200 metri” e “essere stato multato di 280 euro” non c’è alcuna relazione. Infatti, questa persona ha compiuto un’azione “del tutto normale”, che solo percezioni alterate hanno potuto convincere che non lo era, In fondo, il diritto a passeggiare, dove e quando si vuole, è una cosa sacrosanta, sancita anche dalla Costituzione.

Quindi, osservando la cosa senza “filtri mediatici”, appare che questa sanzione è un assoluto nonsenso.

Un altro esempio: due mie amiche, madre e figlia, sono state multate di 374 euro a testa (totale 748 euro) per essersi recate a prendere dell’acqua alle fontanelle automatiche di un paese vicino al loro, in Valtellina. In pratica, sono state multate, di fatto, di quasi 750 euro, “per nulla”. E lo si vede subito che tutto questo è “nulla”… o no? Direi di sì! Solo la paura ed una sorta di “lavaggio del cervello mediatico” poteva convincere la persona che pagare 750 euro per una motivazione di questo genere, o anche “solo” 280 per avere camminato troppo era giusto!

Eliminando quindi i meccanismi della paura, e cominciando a pensare, si comprendeva immediatamente che quelle sanzioni non avevano alcun senso.

Cosa fare allora? Pagare o non pagare, questo è il problema!

È ora interessante notare una cosa: i decreti in base ai quali si doveva stare in casa non hanno alcuna forza di legge! Infatti, come ricordavo nel mio citato articolo, un DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) non ha alcuna forza di legge, e meno ancora di deroga alla Costituzione (vale a dire di andare a “intaccare” principi costituzionali). Quindi, di fatto, non essendo stato convertito in legge (dovrebbe esserlo entro 60 giorni) non ha di fatto alcun valore.Quindi, tutte le sanzioni date in base a questi DPCM non  varrebbero nulla. Come già ricordavo nel citato articolo, una persona, in quel periodo, avrebbe potuto virtualmente andare da Milano a Firenze e tornare a Milano senza che nessuno potesse dirgli nulla. Qualsiasi cosa gli fosse stata detta sarebbe stato solo un abuso.

Quindi, tutti questi decreti non avevano alcun valore legale, di fatto. Di conseguenza, qualsiasi sanzione elevata in nome di questi decreti… non valeva nulla.

Tuttavia, alcune persone la sanzione l’avevano in mano! Ed era nero su bianco! E diceva anche che, se non si fosse pagata entro un certo numero di giorni, sarebbe stata maggiorata!

Anche qui, però, bastava pensare, e la soluzione giungeva subito! Infatti, ad una multa si può fare ricorso! Oggi, il primo ricorso si può fare direttamente a chi ha elevato la contravvenzione. È un modo per operare subito.

Quindi, il ricorso era subito fattibile e in caso di rigetto, si sale in ordine di grado, e si passa al Prefetto. In caso di ulteriore rigetto, rimane il Giudice di Pace. Essendo queste sanzioni del tutto incostituzionali, credo, e non sono l’unico a crederlo, che nessun giudice si metterebbe contro la Costituzione! Quindi, in ultima istanza, il ricorso sarebbe stato vinto.

Tuttavia, penso che la vittoria sarebbe arrivata anche molto prima: al primo ricorso, credo che queste sanzioni sarebbero già scomparse. Esiste anche un modo per “non avere il verbale in mano”. Come? Semplice, rifiutandolo.

La cosa è perfettamente legale: semplicemente, si decide di non firmare il verbale, e di non accettarne copia. A quel punto, è comunque possibile, sullo stesso, allegare delle dichiarazioni, dove già si indica, ad esempio, che tutto questo è illegittimo.

Poi semplicemente, dopo avere dato il proprio documento, si va via.

Cosa succede, in quel caso? In teoria, la sanzione dovrebbe essere recapitata al proprio domicilio. E quindi si ripropone l’iter che ho appena mostrato, traslato solo nel tempo. Credo però, anche se è una supposizione… che queste sanzioni non giungeranno mai al domicilio dell’interessato: infatti, appunto “non valgono niente”, e quindi credo che nessuno avrebbe nemmeno l’idea di recapitarle!

Lo scopo di tutto questo è stato, a mio parere, solo quello di “fare precipitare” le persone a pagare subito, per usufruire dello “sconto” del 30%. il senso di tutto forse era solo spaventare, in modo che la persona non pensasse. Se lo avesse fatto, però, malgrado tutto, avrebbe visto immediatamente che queste sanzioni non avevano alcun valore. E che, quindi, nessuno le avrebbe potute esigere. In caso di ricorso, come dicevo, sarebbero crollate dopo il primo, verosimilmente, e in caso di rifiuto del verbale, secondo me, non arriveranno mai ai domicili delle persone interessate.

Per il momento il tempo pare darmi ragione: infatti, nonostante siano ormai trascorsi mesi da quando le prime sanzioni sono state comminate (appunto dal 25 marzo), nessuno pare avere ricevuto ancora nulla. E, personalmente, non credo lo riceverà mai. Concludo con una frase, sentita da un video su Youtube in quel periodo: “Voi siete tenuti in casa dalla televisione, non dalla legge”. E, mai come ora, credo proprio sia vero!

Nel salutarvi, dico solo che quello che è stato fatto è stato fatto. Ormai è passato. In caso vi trovaste a vivere condizioni consimili in futuro (non si sa mai, di questi tempi!) ricordate questo mio testo. E agite di conseguenza! Sapendo che nessuno può chiudervi in casa: nessuna legge potrebbe mai farlo. Considerate questo, e agite da uomini liberi.

Riferimenti:

Il mio citato libro “La dissolvenza della libertà”  si trova su Amazon all’indirizzo:

Il libro è disponibile sia in formato cartaceo che in formato elettronico.

Rifiutarsi di firmare un verbale:

DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO

Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

Lascia un commento

Your email address will not be published.