Di Massimo Casali – Foto di Susanna Schivardi
Online perché il lockdown e un virus lo hanno imposto, ma questo non ha impedito all’evento di esprimersi al meglio delle sue potenzialità, perché a farla da protagonista un vino d’eccellenza, Giulio Ferrari del 2008, assoluta novità nel panorama enologico che ha voluto aprire, oggi, un varco alla luce, alla speranza, alla ripresa, dopo tanti mesi di buio. Nato dalle migliori uve Chardonnay dei vigneti a 600 metri di altezza sulle colline che incorniciano Trento, affinato sui lieviti selezionati per oltre 10 anni e consacrato da un susseguirsi di premi tra cui più di venti volte i “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso.
A presentarlo, in modalità online con una tecnologia perfetta che ha permesso ad oltre 200 utenti di seguire l’evento in totale comodità, Matteo Lunelli, presidente e amministratore delegato delle cantine Ferrari Trentodoc, che per fama ed eleganza non hanno bisogno di presentazioni. Alle spalle le immagini suggestive e colorate del Maso Pianizza che come dice Matteo Lunelli “rappresenta il tipico territorio di montagna, roccioso e aspro, dove nascono i nostri prodotti tutti completamente biologici”..
Un vigneto sfaccettato, coperto dal sud e dal nord e che permette quelle fortissime escursioni termiche che sanno dare al vino caratteristiche ineguagliabili nel mondo. Con l’apertura di questa prestigiosa bottiglia si è definitivamente capito che il vino è un essere vivente, con le sue regole, la sua chimica, le sue irrazionalità. Presente all’evento l’enologo Ruben Larentis, mostro sacro del mondo del vino e raffinatissimo conoscitore di tutti i processi che trasformano una semplice bottiglia nella Bottiglia per eccellenza.
Dopo una breve disquisizione per addetti ai lavori in cui spiega gli effetti del clima, l’acidità ed alcol in equilibrio perfetto, la fermentazione e il batonnage, specifica anche il passaggio in grandi botti invecchiate di 10 anni e che donano al vino corposità e frutto maturo, senza però lasciare il sentore del legno. Di fronte al risultato di una sperimentazione profonda, anche l’enologo si piega alle leggi della natura, riconoscendo i limiti dell’attività umana “decidere su come trattare un vino è difficilissimo, perché una volta deciso non torni più indietro”.
Sperimentare le cose per la prima volta è la vera sfida, non ripetere qualcosa di già visto. E la parola sfida ricorre spesso in questo incontro dove si vuole sottolineare l’ingegnosità e la predisposizione di questa famiglia alla ricerca di eccellenza ed eleganza. “Un prodotto dalla straordinaria freschezza – commenta Marco Sabellico, curatore della Guida del Gambero Rosso, al momento della degustazione, rigorosamente con la bottiglia accanto e un fragoroso bicchiere pronto all’assaggio – un’annata a sé, un vero miracolo di sapori. Il vino carico di frutta bianca, susina e pesca, senza però quel nervo acido grintoso ma assertivo, promesso dal dosaggio tenue di due grammi di zucchero al litro, che regalano cremosità e polposità senza essere dolce”.
Il perlage raffinatissimo che racconta una storia iniziata già dalla fine dell’ottocento, quando Giulio Ferrari fece un vero miracolo. Un evento che intreccia storia, tradizione, eccellenza e perspicacia, una storia che racconta di bottiglie che hanno superato ben due guerre mondiali, quando addirittura nel ’43 le mura della cantina vennero chiuse per sfuggire ai nazisti. Fu proprio quell’evento a segnare la svolta, quando nel ’45 si riaprì, il vino dimostrò un’ampia longevità. Da quel momento è tutta una strada in discesa, fino agli anni ’70 quando le bottiglie Ferrari accompagnano come una dama su un red carpet, la storia d’Italia attraverso la ricca e spensierata Dolcevita.
Come ricordano Matteo e Marcello Lunelli le bottiglie Ferrari sono state protagoniste in situazioni che hanno coinvolto i maggiori esponenti a livello mondiale della storia recente, come nel G8 del 2009 quando nomi del calibro di Barack Obama, Angela Merkel e Gheddafi aprirono un Giulio Ferrari alla presenza di altri grandi capi di stato, o ancora quando qualche anno fa, come racconta Alessandro Scorsone, cerimoniere di Palazzo Chigi, il Giulio Ferrari fu votato all’unanime tra ben otto champagne.
Accadde a San Casciano Val di Pesa, del Principe Corsini, ci fu una votazione su bottiglie anonime e, incredibilmente, vinse il Giulio Ferrari, provocando brividi ed emozioni all’azienda. Ruben, l’enologo di casa, aldilà di tecnica e affinamento, si commuove di fronte allo sguardo autentico di chi assaggia la bottiglia per la prima volta “quello sguardo che non mente” lo definisce. Ed oggi come non mai il vino assume le sembianze di un essere vivente, “inutile mettersi contro il vino – commenta Ruben – si deve accettare così com’è, altrimenti il vino si ribella e si vendica”.
Con le sue venature, i suoi segreti, le sue ragioni, il vino va amato nella sua forma più originaria, laddove la mano dell’uomo corrompe, irrompe, debilita, coadiuva, il vino ad un certo punto esce come deve uscire, ed è allora che la magia si palesa, mescolando con maestria tempo, dedizione, fatica e studio, per regalarci bottiglie come quella di oggi, Giulio Ferrari 2008, eleganza e perfezione allo stato puro.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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